Una sanzione senza precedenti
La Data Protection Commission (DPC) dell’Irlanda ha recentemente inflitto una sanzione record di 530 milioni di euro a TikTok per violazione del GDPR (Regolamento generale sulla protezione dei dati). Questa decisione segna un punto di svolta significativo nella regolamentazione della privacy digitale, evidenziando le gravi conseguenze per le aziende che non rispettano le normative europee.
Il trasferimento dei dati verso la Cina
La questione centrale riguarda il trasferimento dei dati degli utenti europei a server situati in Cina. Secondo le normative europee, il trasferimento di dati verso paesi al di fuori dell’Unione Europea è consentito solo se viene garantito un adeguato livello di protezione. Tuttavia, la Cina non è considerata un paese sicuro in questo contesto, e TikTok non è riuscita a dimostrare che i dati degli utenti sarebbero stati protetti in modo equivalente a quanto richiesto dal GDPR.
Le violazioni accertate
La DPC ha avviato un’indagine nel settembre 2021 per esaminare la legalità di tali trasferimenti. Durante l’indagine, è emerso che TikTok non aveva informato adeguatamente gli utenti riguardo al trasferimento dei loro dati, né aveva specificato quali dati venissero trasferiti e in quale paese. Questo ha portato a una sanzione di 45 milioni di euro per il mancato rispetto dei requisiti di trasparenza, oltre ai 485 milioni di euro per il trasferimento illegale dei dati, per un totale di 530 milioni di euro.
Le dichiarazioni di TikTok
In risposta alla sanzione, TikTok ha annunciato l’intenzione di presentare appello, sostenendo che la DPC non ha considerato il progetto Clover, un investimento di 12 miliardi di euro volto a garantire la protezione dei dati.
L’azienda ha anche affermato di non aver mai ricevuto richieste di accesso ai dati da parte delle autorità cinesi e di non aver mai condiviso informazioni sensibili con esse.
Prospettive future per TikTok
Oltre alla sanzione pecuniaria, TikTok è stata ordinata a sospendere immediatamente il trasferimento dei dati e a implementare le necessarie modifiche per conformarsi al GDPR entro sei mesi. Questa situazione solleva interrogativi sul futuro dell’azienda in Europa e sulla sua capacità di operare in un contesto normativo sempre più rigoroso.