Startup dell’altro mondo!

innovaizone

Quando c’è stata l’elezione di Papa Francesco, sono rimasto impressionato dalla semplicità del suo primo discorso ed in particolare dalla frase:

“Fratelli e sorelle buonasera. Voi sapete che il dovere del Conclave è di dare un Vescovo a Roma. Sembra che i miei fratelli cardinali sono andati a prenderlo quasi alla fine del mondo.”

Mi ha colpito il fatto che nell’era della globalizzazione e delle tecnologie digitali pervasive la distanza conti ancora molto. Mi sono chiesto cosa conoscessi, ad esempio, della scena dell’innovazione in Sud America e la risposta è stata: poco, molto poco!

Quindi ho scritto e telefonato ad alcuni amici, tra i quali Marco Marinucci, per avere i giusti riferimenti ed ho realizzato tre brevi interviste per capire cosa succede in Cile, Brasile ed Argentina.

Start-Up Chile è un programma creato dal governo cileno che cerca di attirare startup ad alto potenziale per aiutarle nella fase di bootstrap utilizzando il Cile come piattaforma per diventare globale. Il programma offre ai suoi partecipanti un visto di lavoro di 1 anno e quarantamila dollari. L’obiettivo, oltre a sviluppare le loro start-up, è quello di creare e promuovere reti con l’ecosistema imprenditoriale locale.

Il programma, unico al mondo, è l’occasione ideale per bootstrappers di ricevere finanziamenti senza cedere equity, utilizzando una delle più forti economie latino-americane come piattaforma di lancio e sviluppo.

Tra le startup selezionate anche alcuni italiani come Paolo Privitera ed Armando Biondi di Pick1.

L’obiettivo finale è quello di posizionare il Cile come hub per l’innovazione e l’imprenditorialità dell’America Latina e si ritiene detto obiettivo può essere realizzato collegando imprenditori, collegandoli insieme con reti dinamiche e diversificate.

Ne ho parlato con Horacio Melo – Direttore esecutivo presso Start-Up Chile

Qual è la storia di Start-Up Chile?

Start-Up Chile ha cominciato con un piccolo pilota nel 2010. 22 startup sono state invitate a venire nel nostro Paese per aiutarci ad iniziare il viaggio per trasformare il Cile nel primo polo di innovazione dell’America Latina. La versione pilota è andata bene ed il programma è stato lanciato ufficialmente nel 2011. Da allora, abbiamo avuto sei edizioni del programma, con un totale di 583 startup da 51 paesi diversi. Quello che offriamo è 40k, equity free, per gli imprenditori di tutto il mondo che vogliano venire in Cile per lavorare al lancio delle loro start-up. Forniamo anche loro un visto di lavoro di un anno e uffici.

Offriamo 100 posti per ogni edizione.

L’idea alla base di questo programma è che gli imprenditori cileni e internazionali lavorino insieme scambiandosi competenze e contatti, collaborando anche con gli imprenditori locali.

Ecco alcuni esempi di successo: Safer Taxi. Facevano parte della nostra Gn # 1. L’idea di Safer Taxi è nata ad Harvard, ma i fondatori (argentini e svizzeri) hanno deciso di partecipare a Start-Up Chile. Hanno lanciato qui e poi hanno iniziato le operazioni in Argentina e Brasile. Hanno raccolto circa 4 milioni di dollari circa 2 mesi fa..Altre start-up interessanti sono: CruiseWise e Zboard che ora sono in Startup America.

Quanto è importante questo programma per l’economia del Cile?

Più che parlare di economia, di assunzioni o di dati simili, questo programma è importante per stimolare un cambiamento culturale. Gli imprenditori cileni devono capire che diventare aziende globali con le loro imprese è qualcosa che tutti possono fare. Guardando il quadro generale, questo programma è importante per l’economia cilena in quanto l’imprenditorialità è un elemento chiave se il Cile vuole essere un paese sviluppato. Il governo ha l’imprenditorialità tra le sue priorità, ed è per questo che è nata Corfo, una agenzia governativa per lo sviluppo che è completamente dedicata a supportare tutti i tipi di imprenditori, con decine di programmi diversi. Start-Up Cile è uno dei tanti programmi gestiti da Corfo, e si è focalizzata sulla imprenditorialità globale. Come si può vedere, mentre molti governi parlano di imprenditorialità, questo sta mettendo i soldi e realizzando azioni concrete: il Presidente ritiene che gli imprenditori sono gli attori chiave in una economia sviluppata.

Quali sono le tecnologie su cui avete investito?

Investiamo in tecnologie molto diverse. Abbiamo startup focalizzate sul settore minerario, i social media, hardware, energia verde: tutte quelle industrie, e molti altre, sono i benvenuti. Ciò di cui abbiamo bisogno è che tutte le start-up partecipanti siano globali e facile da scalare.

Dell’Argentina invece ne ho parlato con Eduardo Amadeo – Partner di Nazca Ventures, il primo fondo di venture capital regionale tagliato su misura per gli imprenditori latinoamericani. Hanno uffici a Buenos Aires, Santiago e San Paolo del Brasile (in arrivo).

Qual è la situazione in Argentina?

Nonostante il declino degli ultimi 30 anni, l’Argentina ha ancora un sistema di istruzione di grandi dimensioni integrato con una forte cultura imprenditoriale. Questa combinazione ha contribuito a creare un ecosistema che ha prodotto alcune delle aziende tecnologiche più importanti in America Latina negli ultimi 15 anni.

Al giorno d’oggi, gli imprenditori argentini operanti nel settore della tecnologia devono affrontare la sfida di un ambiente economico incerto e un governo che non sembra capire quali sono gli strumenti precisi per promuovere l’innovazione tecnologia su una base diffusa.

La nostra sensazione è che gli imprenditori in Argentina sono sempre più avversi al rischio e nuovamente alla ricerca di nuovi mercati per far crescere le loro aziende, in cui le condizioni economiche sono più stabili.

Purtroppo nonostante l’Argentina sia stato il leader nella creazione di programmi imprenditoriali ed investimenti early stage in America Latina, oggi paesi come Cile, Colombia, Messico e naturalmente il Brasile, sono molto più avanti nello sviluppo di condizioni per la crescita di nuove opportunità.

Quali sono le tecnologie di punta?

L’Argentina è ancora molto forte nella qualità dei suoi professionisti IT ed ha anche una importante industria Biothech, che funziona in modo integrato con il complesso agro-industriale del paese.

Qual è il rapporto con la Silicon Valley?

La Silicon Valley considera gli imprenditori argentini tra i più competitivi e resilienti del Sud America. Tuttavia la gente della Valle preferisce non investire in società con sede in Argentina a causa dei problemi economici esistenti e la situazione incerta.

Come sappiamo bene noi di Che Futuro, l’innovazione però è anche sociale e quindi mi sono chiesto come ciò viene vissuto in Brasile dove c’è una situazione economica in crescita ma notevoli problemi legati alla complessità e vastità del Paese. Ho parlato delle politiche di social innovation in Brasile con Marco Ianniruberto – Professore di Geofisica all’Università di Brasilia e membro del consiglio direttivo del CDI.

Il CDI-DF é una organizzazione non governativa senza finalità lucrative, fondata a Brasilia nel 1999 da un gruppo di volontari sull’onda dell’iniziativa di Rodrigo Baggio attuale Presidente, che nel 1995 installava la prima Scuola d’Informatica e Cittadinanza in una baraccopoli di Rio de Janeiro.

La missione del CDI-DF é di promuovere l’inclusione sociale delle popolazioni di basso reddito del Distrito Federal e dintorni, utilizzando le Tecnologie Informatiche come strumento di riscatto sociale. Il dominio delle nuove tecnologie non solo offre opportunità di lavoro e di guadagno, ma anche facilita l’accesso alle fonti d’informazione e dà spazio al sociale, contribuendo così, alla trasformazione della qualità di vita e dello sviluppo comunitario.

Qual e’ la storia di CDI?

Il CDI fu fondato nel 1996 a Rio de Janeiro da Rodrigo Baggio, allora professore d’informatica, che con alcuni computer ricevuti in donazione, crea la prima Scuola d’Informatica e Cittadinanza (Escola de Informática e Cidadania – EIC) nella “favela” (baraccopoli) di Morro dos Macacos. L’idea innovativa fu di utilizzare l’informatica come mezzo per lo sviluppo comunitario, particolarmente necessario in Brasile, caratterizzato da disuguaglianza sociale molto elevata. Nell’arco di pochi anni, il progetto pioniere del CDI, si è esteso a quasi tutto il Brasile ed alcuni Stati dell’America Latina, con una rete di oltre 800 EIC. Rapidamente il CDI è divenuta la più grande ONG del mondo attiva sui temi del “digital divide”, sia come numero di persone coinvolte nel progetto che per estensione territoriale. Il successo di quest’iniziativa si deve alla facile replicabilità, basato su un modello di collaborazione tra il CDI e organizzazioni sociali comunitarie (associazioni di residenti, associazioni religiose e di volontari). Inoltre, la collaborazione in rete tra i vari nuclei regionali del CDI ha portato allo sviluppo di un metodo pedagogico di insegno che, basato sulle proposte di Paulo Freire, mette l’accento sulle esigenze specifiche di ogni comunità come obiettivo di azione.

La proposta del CDI si è affermata grazie alla capacità di raccogliere fondi da imprese private e da organizzazioni internazionali, ed il fondatore ha ricevuto riconoscimenti a livello internazionale per l’innovazione sociale.

Negli ultimi cinque anni il progetto del CDI attraversa una fase di contrazione, principalmente per l’impatto della crisi economica sulla disponibilità delle imprese al patrocinio e per il fatto che le organizzazioni internazionali hanno ridotto il volume di finanziamenti per programmi di sviluppo in Brasile. Inoltre, la riduzione del “digital divide” è entrato nell’agenda governativa e si sono moltiplicate le iniziative sul tema.

Oggi il CDI è attivo anche su temi ambientali, quasi sempre strettamente legati alle problematiche sociali, come ad esempio riuso di computer obsoleti o rigenerati per beneficiare le comunità che partecipano al progetto.

Cosa vuol dire occuparsi di social innovation in Brasile?

Le differenze sociali in Brasile, nonostante i progressi degli ultimi anni, sono ancora molto accentuate. Il paese è diviso in una minoranza che gode di servizi d’eccellenza, quasi sempre privati, per esempio nel campo della sanità e dell’educazione, mentre la maggioranza deve usufruire di servizi pubblici spesso scadenti. Se la crescita economica e la politica di trasferimento di reddito del governo federale hanno permesso di migliorare il tenore di vita di ampie fasce della popolazione, la sfida attuale è migliorare l’accesso e la qualità dei servizi, che in un paese di grande estensione territoriale non è facile.

Ci sono, quindi, molti margini d’azione per progetti d’innovazione sociale, ed al contempo molti ostacoli. Oltre alle difficoltà logistiche di operare in un paese di grande estensione territoriale, esiste una difficoltà evidente di raccolta fondi, amplificata anche dalla dilagante corruzione, che spesso utilizza proprio i programmi sociali per distrarre risorse preziose per lo sviluppo sociale. La frustrazione è grande quando vengono alle luce episodi in cui ONG di facciata riescono per via politica a ricevere e distrarre finanziamenti che organizzazioni pulite non riescono ad raccogliere con anni d’impegno.

Quali sono i principali progetti realizzati?

Le EIC Comunitarie sono il principale progetto del CDI, luogo di formazione informatica per il pubblico delle comunità, siano essi adolescenti, giovani, anziani, o portatori di necessità speciali. Le EIC sono costituite in contesti diversi, dalle associazioni comunitarie, ad aziende con programma di responsabilità sociale, a ospedali e prigioni. La metodologia pedagogica è replicata e adattata sulla base delle esigenze specifiche.

La Fabbrica della Cittadinanza è un progetto che prevede la raccolta, rigenerazione e scarto corretto di dispositivi micro-elettronici in un ciclo virtuoso realizzati in laboratori comunitari, dove le comunità ricevono computer di seconda mano in perfetto stato d’uso ed, al contempo, i giovani si formano come tecnici in informatica.

La settimana dell’Inclusione Digitale è un evento che accade in contemporanea in tutte le città dove il CDI è presente, contribuendo a divulgare la causa del “digital divide”, l’azione del CDI e attirare l’attenzione della società e della politica sul problemi sociali trattati nelle comunità.

Quali sono le differenze con l’Italia relativamente all’uso delle nuove tecnologie?

In Italia il livello culturale e sociale è più omogeneo, sicuramente fasce più ampie della popolazione hanno accesso ai servizi informatici. Questo si deve anche alla maggiore densità abitativa, alla formazione scolastica pubblica ed allo sviluppo economico più antico.

Tuttavia sorprende in Brasile la diffusione di nuove tecnologie in settori come quello bancario, con servizi elettronici efficienti, e nella formazione a distanza, spesso l’unica possibilità di raggiungere un pubblico sparpagliato su un territorio molto grande.

Originariamente pubblicato su chefuturo.it
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