Giovedì 25 luglio, il mondo intero è stato scosso da un evento del tutto inaspettato: Starlink, il servizio di internet satellitare di SpaceX, ha subito un blackout globale. Immagina di trovarti a Roma o a New York e di essere improvvisamente scollegato dalla rete. Cosa è successo davvero? E quali potrebbero essere le conseguenze per il futuro di Starlink? Scopriamo insieme i dettagli di questa situazione che ha fatto parlare di sé nella comunità online.
Il blackout globale: cosa è successo
Intorno alle 21 di giovedì, i problemi alla rete di Starlink hanno iniziato a farsi sentire, creando un vero e proprio caos in diverse parti del mondo. Gli utenti, come riportato su X, hanno cominciato a lamentarsi di disservizi non solo in America, ma anche in Europa, Asia, Africa e Australia.
In Italia, la situazione è diventata critica attorno alle 22:45, quando un utente ha descritto il suo isolamento totale: “Vivendo in mezzo al nulla, eravamo completamente tagliati fuori”. La risoluzione dei problemi è arrivata solo nelle prime ore del giorno successivo, quando Starlink ha annunciato di aver ripristinato il servizio. Ma la domanda sorge spontanea: cosa ha causato tutto questo?
Le cause del guasto rimangono avvolte nel mistero, ma le speculazioni non sono mancate. Alcuni esperti suggeriscono che la saturazione della rete possa essere una delle ragioni principali. Infatti, uno studio condotto da Sascha Meinrath dell’Università Statale della Pennsylvania ha messo in evidenza che anche un numero relativamente basso di utenti può rendere Starlink “virtualmente inutilizzabile” in aree ad alta densità.
Ti sei mai chiesto quanto possa incidere il numero di utenti su un servizio di questo tipo?
Le ricerche e le scoperte sul servizio
La ricerca di Meinrath ha portato alla luce alcune verità preoccupanti riguardo la capacità di Starlink. Secondo le sue analisi, per garantire una connessione decente in una zona grande quanto la città di Tacoma, basterebbero solo 419 utenti collegati. Questo dato è allarmante, soprattutto in un’epoca in cui la connettività è cruciale per la vita quotidiana, sia per scopi civili che militari, come nel caso dell’Ucraina. Ma cosa significa questo per gli utenti? La situazione si complica ulteriormente se consideriamo che Starlink potrebbe non garantire la velocità minima di 100 Mbps in download e 20 Mbps in upload in aree densamente popolate.
Questo implica che, contrariamente a quanto promesso, il servizio potrebbe risultare inefficace in molte zone urbane, dove la richiesta di connessione è elevata.
Le conseguenze per il futuro di Starlink
Con contratti multimilionari in ballo, la reputazione di SpaceX è ora a rischio. La capacità di onorare gli accordi con i governi per garantire la connettività in aree poco servite è messa in discussione. Se Starlink non riesce a mantenere le promesse, potrebbe perdere la possibilità di partecipare a gare d’appalto vitali, soprattutto in mercati strategici come quello statunitense. E non è finita qui: la nuova iniziativa dell’amministrazione Biden, il programma Bead, punta a portare internet ad alta velocità nelle zone scarsamente servite. Tuttavia, secondo le recenti ricerche, Starlink potrebbe non essere idonea per ricevere finanziamenti pubblici se le sue prestazioni continuano a diminuire. Il segretario del Commercio statunitense ha già avviato una revisione di questo programma, sottolineando che Starlink potrebbe non essere la soluzione ideale. Insomma, la situazione è tutt’altro che risolta e le domande rimangono: Starlink riuscirà a mantenere la sua posizione nel mercato della connettività globale? E gli utenti potranno contare su un servizio affidabile in futuro? Resta da vedere, ma una cosa è certa: il blackout del 25 luglio ha fatto scattare un campanello d’allarme che non può essere ignorato.