Con la conclusione del 2025, il settore dell’informatica si trova a un punto cruciale riguardo ai suoi impegni ambientali. Quest’anno non ha visto significativi avanzamenti tecnologici nella decarbonizzazione, ma ha segnato la transizione della sostenibilità da un semplice vantaggio strategico a un obbligo operativo e normativo.
Questo cambiamento ha comportato un difficile confronto con la complessità dei dati, la realtà delle catene di fornitura e l’enorme richiesta energetica dei moderni sistemi informatici, fortemente influenzata dalla rapida diffusione dell’intelligenza artificiale (IA).
Il passaggio da aspirazione a obbligo
Entrati nel 2025 con obiettivi per lo più idealistici, ci si trova ora a fare i conti con obblighi concreti. La sostenibilità informatica non è più un’iniziativa parallela legata all’ambiente, alla società e alla governance (ESG), ma è diventata una questione centrale per la continuità aziendale e la gestione del rischio nella catena di fornitura globale.
Il dialogo sulla sostenibilità ha trovato spazio nei comitati esecutivi delle aziende, non per volontà, ma a causa della pressione normativa e della consapevolezza che il fallimento ambientale comporta sanzioni finanziarie dirette e responsabilità a livello di consiglio di amministrazione.
Modifiche al linguaggio e alla strategia aziendale
Se solo un anno fa si parlava di benefici reputazionali non quantificabili, oggi il lessico è dominato da acronimi che segnalano la necessità di conformità obbligatoria: CSDDD, CSRD e il rafforzamento del SBTi Net-Zero Standard V2. Questi framework spingono i leader a superare le narrazioni e a confrontarsi con dati dettagliati e verificabili relativi a ogni asset, fornitore e utilizzo del cloud.
Energia e responsabilità nell’era dell’intelligenza artificiale
Per i CIO, questa nuova realtà si traduce in due aree critiche.
Prima di tutto, l’efficienza energetica è stata ripensata come un costo necessario per il controllo delle spese operative in un contesto di mercati energetici globali volatili. In secondo luogo, la crescente domanda di energia da parte dell’IA generativa ha innescato un dibattito interno urgente sulla progettazione responsabile dei sistemi informatici.
I leader sono chiamati a giustificare gli investimenti in IA non solo attraverso il tradizionale ritorno sugli investimenti (ROI), ma anche tramite un nuovo modello di “ritorno sul calcolo” che deve necessariamente includere e tenere conto delle spese in carbonio. Questo implica che il costo ambientale dell’IT diventa parte integrante del calcolo del costo totale di possesso, invece di essere un semplice appunto marginale.
Progressi tangibili e sfide persistenti
Nonostante l’impegno ai massimi livelli, i progressi restano complessi. La funzione IT spesso non ha l’autorità necessaria per imporre cambiamenti attraverso le strutture aziendali interne, e il budget e la tolleranza al rischio per cambiamenti realmente trasformativi sono ancora limitati.
Tuttavia, il 2025 ha visto progressi significativi in determinati ambiti operativi, offrendo un parziale modello per gli sforzi futuri verso la neutralità carbonica. Ad esempio, si sono osservati:
- Decoupling della crescita del cloud dalle emissioni: i fornitori di cloud hyperscale hanno prevalso nella battaglia per l’approvvigionamento di energia rinnovabile, e c’è stata un’accelerazione nell’adozione di tecnologie avanzate di raffreddamento.
- Modelli IT circolari: il passaggio a soluzioni Managed Device-as-a-Service (MDaaS) ha dimostrato di essere un abilitatore per la sostenibilità, consentendo una significativa riduzione dei rifiuti elettronici.
- Inizio dell’ingegneria del software green: quest’anno ha segnato l’emergere formale di pratiche di ingegneria software sostenibile, con organizzazioni che iniziano a misurare il consumo energetico del codice.
Le lacune da colmare per il futuro
Nonostante i risultati positivi, due lacune critiche persistono e rischiano di ostacolare il cammino verso la neutralità carbonica. La prima è la difficoltà di misurazione e riduzione delle emissioni di Scope 3, legate ai beni acquistati e alla fine vita dei prodotti. La seconda è l’aumento della domanda energetica generata dall’IA, che crea un debito energetico significativo.
Questo cambiamento ha comportato un difficile confronto con la complessità dei dati, la realtà delle catene di fornitura e l’enorme richiesta energetica dei moderni sistemi informatici, fortemente influenzata dalla rapida diffusione dell’intelligenza artificiale (IA).0


