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Sorveglianza AI e diritti umani: cosa devi sapere

Non crederai mai a come la sorveglianza AI sta cambiando la vita dei migranti negli Stati Uniti e cosa questo significa per i diritti umani.

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Negli ultimi anni, l’uso di strumenti di sorveglianza automatizzati alimentati dall’intelligenza artificiale (AI) ha suscitato preoccupazioni crescenti in merito ai diritti umani, in particolare per quanto riguarda i migranti, i rifugiati e i richiedenti asilo negli Stati Uniti. Secondo un recente rapporto di Amnesty International, queste tecnologie non solo monitorano, ma minacciano direttamente la sicurezza e la dignità delle persone in movimento.

1. AI e sorveglianza: un connubio preoccupante

Due sistemi in particolare, Babel X e Palantir’s Immigration OS, sono al centro di questa controversia. Amnesty International ha analizzato documenti del Department of Homeland Security (DHS) e ha scoperto che questi strumenti non solo facilitano la sorveglianza di massa, ma sono anche utilizzati per potenziare le operazioni di enforcement sull’immigrazione.

Babel X, sviluppato da Babel Street, è un potente strumento di data mining utilizzato dalla Customs and Border Protection (CBP) degli Stati Uniti dal 2019. Questo software raccoglie enormi quantità di informazioni personali, che vanno dai nomi agli indirizzi email, fino ai dati sulle posizioni geografiche. Tuttavia, la vera preoccupazione risiede nel modo in cui queste informazioni vengono utilizzate. L’AI analizza i contenuti sui social media per identificare potenziali minacce, una pratica che potrebbe facilmente sfociare in violazioni dei diritti civili.

2. La minaccia della revoca dei visti

Amnesty avverte che la velocità e la scala di identificazione delle persone mediante queste tecnologie possono portare a revoche di visti di massa e deportazioni immediate. Erika Guevara-Rosas, una delle direttrici di Amnesty, ha dichiarato: “È profondamente preoccupante che il governo degli Stati Uniti utilizzi tecnologie invasive in un contesto di agenda di deportazione di massa.”

La temuta iniziativa “Catch and Revoke” combina il monitoraggio dei social media, il tracciamento dello stato dei visti e valutazioni automatizzate delle minacce.

Tali sistemi possono amplificare pregiudizi già esistenti, classificando erroneamente contenuti innocui come pericolosi.

3. Un futuro incerto: la lotta per i diritti umani

Le preoccupazioni di Amnesty non si limitano agli Stati Uniti. In tutto il mondo, i diritti umani sono messi a rischio dall’uso indiscriminato di tecnologie di sorveglianza. Petra Molnar, esperta di migrazione e diritti umani, ha sottolineato che questi strumenti tendono a replicare i pregiudizi sistemici già presenti nei sistemi di immigrazione. “La narrazione centrale è quella della disumanizzazione,” afferma Molnar, evidenziando che le macchine non possono comprendere la complessità della vita umana.

La situazione è aggravata dalla mancanza di trasparenza e responsabilità delle aziende coinvolte. Amnesty critica Palantir e Babel Street per non aver svolto un’adeguata due diligence sui diritti umani.

In conclusione, la crescente automazione della sorveglianza pone di fronte a una scelta: garantire che i diritti umani siano preservati in un’era di tecnologia avanzata, o rischiare di perdere la propria umanità in nome della sicurezza.

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Scritto da Staff

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