Servono combattenti per la cultura digitale, non burocrati

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«Sono una combattente, non una burocrate.»

L’indicazione più importante che l’Italia può trarre dal motivante, grande messaggio di Neelie Kroes si trova già nel titolo.

Habemus Agenda Digitale! Il nostro Paese ha una propria strategia, ha fatto un primo passo dopo anni di vuoto e ritardi che già pesano sull’Italia intera, non solamente su quella “digitale”.

La stessa Kroes ha certificato la strategicità del provvedimento a livello nazionale ed europeo impegnandosi direttamente affinché non subisse rallentamenti dovuti alle dimissioni del Governo.

L’Agenda Digitale Italiana è un punto di partenza buonissimo. Ora però non possiamo fermarci sperando in ulteriori passi futuri ma, al contrario, dobbiamo iniziare subito a correre.

L’attuazione dell’Agenda e il suo miglioramento devono essere punti fondamentali da affrontare immediatamente con azioni veloci e concrete.

Un insieme di norme e ulteriori regolamentazioni altrimenti serviranno a poco o addirittura si riveleranno controproducenti. Dobbiamo tutti, dal Direttore della nuova Agenzia per l’Italia Digitale fino all’ultimo degli attivisti online, superare la linea del via e iniziare a rimontare.

Gli ultimi dati Eurostat non sono per nulla incoraggianti: l’Italia è ancora molto più vicina al fanalino di coda che alla media europea in pressoché tutti i campi di studio.

Siamo distanti anche dagli obiettivi 2015 dell’Agenda Digitale Europea. C’é ancora molto da fare.

Anche l’Agenda Digitale Italiana dovrebbe auspicabilmente divenire anche “network di network” puntando contemporaneamente su una stretta integrazione all’Agenda Europea e sull’esperienza e l’apporto delle tantissime persone che ogni giorno combattono contro il digital divide infrastrutturale e culturale.

È più che mai necessario fare un’azione che pare poco legata a digitale e ICT: raccontare. Raccontare a persone, aziende e pubbliche amministrazioni cosa l’Agenda è e a cosa serve. Non si capisce allora come mai il testo finale manchi di soluzioni a costo zero individuate per portare sempre più persone online.

Di questo ha bisogno l’Italia! Ancor prima di fibra e documenti digitali unici (che sono necessari, sia chiaro) necessità di internet e innovazione in tv, di scuole in cui non si vieti l’utilizzo di tablet (esistono ancora a discapito del lavoro del Ministro Profumo) ma si installino hotspot wifi, di progetti come Go On Uk che portino alfabetizzazione sul territorio e soprattutto nelle aziende, di Digital Champions che parlino al paese attivamente.

L’Italia ha bisogno di una “normalizzazione” delle tematiche digitali tra la gente e di qualcuno che spieghi i benefici che queste portano a tutti: dai nonni agli imprenditori.

Stimolare la cultura digitale tra cittadini, aziende e P.A è fondamentale per aumentare la domanda di servizi e velocizzare gli investimenti infrastrutturali.

Il raggiungimento dei target europei, ad esempio, è strettamente collegato alla consapevolezza degli amministratori locali. A Udine, luogo da cui scrivo, l’assessore all’e-gov Paolo Coppola sta facendo un grande lavoro: la città è il primo comune su Open Municipio ed è stata velocemente cablata in fibra grazia alla cooperazione intelligente di Comune e Telecom.

In altre zone della stessa Regione alcuni sindaci hanno ostacolato gli scavi in fibra di un progetto regionale perché interessavano una strada appena asfaltata.

Non riusciremo mai a raggiungere i target europei senza una consapevolezza generale e diffusa della spinta che l’ICT può dare.

L’Agenzia (e lo sviluppo dell’Agenda) tocchi anche questi temi, e imponga sanzioni e switch-off per non rendere vani gli sforzi già compiuti.

Serve coraggio e volontà di rischiare. Perché in Italia servono combattenti, i burocrati ce li abbiamo già.

Buona corsa!

Originariamente pubblicato su chefuturo.it
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Scritto da chef

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