Se tatto e sentimenti sono virtuali, cosa ci rimane della realtà?

scienze

Il recente progresso delle tecnologie esponenziali dimostra che stiamo sperimentando una graduale ridefinizione dell’umanità. Abbiamo sviluppato il potere di alterare la nostra realtà in molti modi – debellando malattie, trovando soluzioni per compensare le disabilità, migliorando il nostro benessere mentale, aumentando il nostro intelletto grazie a dispositivi tecnologici e abbattendo la “quarta parete” con l’inserimento del pubblico in una realtà selezionata o virtuale. In quest’ottica, cosa significa realtà? Per i realisti pragmatici, realtà è tutto ciò che è composto di materia. Include persone, animali, oggetti, pianeti, e così via. Per i più idealisti, include nozioni come spazio e tempo e l’universo nella sua totalità. Realtà è la condizione delle cose, così come esistono, piuttosto che come possono sembrare o essere immaginate. Una definizione generica include tutto ciò che è esistito, esiste ed esisterà.

Non è facile trovare un argomento più ampio da analizzare della realtà stessa. Sin dai tempi antichi, scienziati e filosofi hanno esplorato fenomeni e teorie per stabilire ciò che è reale e ciò che è illusorio. Il fatto che noi non esercitiamo la realtà così com’è – cosa che la scienza sta progressivamente confermando – ma soltanto come una rappresentazione della realtà modellata nella nostra mente, non ci sorprende più di tanto.

Nella metafora di Platone gli uomini sono incatenati e prigionieri. Sono rivolti verso la parete della caverna, non possono né liberarsi né guardare indietro

Secondo Platone, nel suo mito della caverna − uno dei più perspicaci tentativi di spiegare la natura della realtà− la grotta rappresenta la condizione normale della maggior parte degli esseri umani, mentre l’esterno della stessa rappresenta la diretta conoscenza della realtà.

Assieme, evidenziano la differenza tra chi confonde la conoscenza sensoriale e illusoria della realtà e chi la sperimenta concretamente. Nella metafora di Platone gli uomini sono incatenati e prigionieri. Sono rivolti verso la parete della caverna, non possono né liberarsi né guardare indietro. Sono solo in grado di percepire ombre che passano sul muro, di vedere proiezioni di persone e di strani oggetti sconosciuti. Non hanno mai vissuto in altro luogo e quindi non mettono in discussione ciò che è reale e ciò che non lo è. Un prigioniero, tuttavia, riesce a fuggire. Una volta fuori dalla grotta, può vedere e sperimentare “ciò che è reale” concludendo che la sua vita passata è una bugia fatta di ombre.

CAUSA, EFFETTO E REALTÀ VIRTUALE

Applichiamo l’allegoria ai giorni nostri.

Il nostro concetto di realtà sta sempre più indebolendosi, sia nel nostro interiore, se consideriamo le nuove procedure d’ingegneria genetica, come CRISPR/Cas9, metodo che consente di alterare ed editare il DNA, sia nel nostro ambiente esteriore con esperienze di realtà virtuale, aumentata e mista. Quindi, cos’ è la realtà? Non è ancora chiaro quale sia il rapporto tra i dati che le nostre fibre nervose inviano al cervello, compilati e confezionati come immagini della realtà e quello che percepiamo realmente. Ad esempio, una delle nostre certezze più solide è la causalità, l’idea che il presente sia determinato dal passato e che lo stesso presente provocherà ciò che accadrà in futuro. Ma è veramente così? Ad esempio, in fisica quantistica, è possibile concepire situazioni in cui un singolo evento può essere sia causa sia effetto di un altro evento. Una fase dove il concetto di tempo scompare perché oggetti quantistici, come particelle elementari, possono contemporaneamente occupare due situazioni. In altre parole, lo stadio dell’elettrone che, finché non è esaminato e quindi costretto ad adottare una condizione piuttosto che un’altra, ruota in entrambi i sensi, orario e antiorario.

SE ANCHE IL TATTO PUÒ ESSERE VIRTUALE

Ebbene cos’è la realtà? Dovremmo forse ridefinire la realtà basandoci sulle implicazioni all-inclusive della scienza moderna? Per Aristotele – che è considerato il primo vero scienziato della storia – la realtà è tutto ciò che è materiale, ciò che si trova proprio qui, adesso. Una realtà definita da oggetti fisici, oggetti che si conoscono attraverso l’esperienza dei sensi e che possono essere percepiti sulla base delle informazioni sensoriali inviate al cervello. Eppure bisogna dire che la nostra percezione del reale sarà sempre più trasformata dalle illusioni della realtà virtuale, aumentata e mista che con astuzie tecnologiche riusciranno a manipolare la nostra percezione del reale fino a confonderne i confini. Le procedure mocap (motion capture o cattura del movimento) e quelle multi-sensoriali avranno un ruolo cruciale nel ridurre la distanza tra il mondo fisico e tangibile e quello digitale e virtuale. Chi farà la vera differenza sarà l’interfaccia aptica applicata alla realtà virtuale, che, attraverso vibrazioni o movimenti, riesce a simulare o ricreare la sensazione del tatto. Spingendoci più in là, stiamo addirittura sperimentando delle tecnologie “aptiche affettive”, un nuovo campo di ricerca che si concentra sullo sviluppo di apparecchiature e sistemi che possono stimolare, aumentare o influenzare lo stato emotivo umano, proprio come il senso del tatto e di conseguenza comunicare le emozioni provate durante le interazioni sociali.

UN BOMBARDAMENTO DI PSEUDO REALTÀ

E quindi, cosa vuol dire realtà? Nel 1972, lo scrittore di fantascienza Philip K. Dick ha dichiarato: «La realtà è quella cosa che, se anche smetti di crederci, non sparisce». Oggi viviamo in una società, dove siamo bombardati di pseudo-realtà. Immagini che scorrono in un contesto in cui reale e finzione sono sovrapposti e amalgamati senza soluzione di continuità. Non c’è una chiara distinzione tra il confine dell’uno e l’inizio dell’altra. La nostra quotidianità sta diventando un intricarsi di simulazioni che finiscono per farci credere che esista una sola realtà riconoscibile. Queste pseudo-realtà o alterazioni, come afferma il sociologo Jean Baudrillard, sono “assassine del reale” e il mondo, così come lo conosciamo, è modellato sull’imitazione di riproduzioni. La realtà non esiste; in particolare con l’ascesa del digitale la verità scompare e lascia il posto a delle apparenze che spesso sono l’esatto contrario. Simulare in Latino significa “rendere simile, imitare, rappresentare.” Nell’inglese contemporaneo, il termine simulate è utilizzato prevalentemente per indicare la creazione di una copia, un falso, con una connotazione per lo più negativa, a differenza dell’ambito scientifico, laddove significa sperimentare, ricreare, testare. Per Baudrillard, una simulazione richiede che sia prima sviluppato un modello e, pertanto, non può essere reale. La realtà invece è data da un simulacro, «un’immagine materiale, creata come rappresentazione di qualche divinità, persona o cosa che non ha alcuna relazione con qualsiasi realtà di sorta» e ciononostante risulta “vero”.

DALL’IPERREALTÀ ALL’IPERMONDO

Quando non sarà più possibile distinguere la differenza tra ciò che è reale e ciò che è falsificazione, diventerà impossibile produrre simulazioni, poiché non ci sarà nulla di valido da simulare. Ciò significa che l’osservatore non è più in grado di percepire la realtà dell’oggetto iniziale rappresentato – uno stato a cui Baudrillard fa riferimento come “iperrealtà” che indica come «la generazione di modelli di un reale senza origine o realtà». Nobuyoshi Terashima definisce il concetto di “iperrealtà” (HR -Hyperreality) come la «capacità tecnologica di combinare la realtà virtuale (VR- Virtual reality) con la realtà fisica (PR- physical reality), e l’intelligenza artificiale (AI -Artificial Intelligence) con l’intelligenza umana (HI- Human Intelligence)». HR è il risultato della crescita esponenziale di tecnologie come nanotecnologia, ingegneria genetica, AI, e clonazione umana. L’interazione tra HI e AI, per esempio, produrrà applicativi in grado di compiere azioni che normalmente richiedono l’intelligenza umana, come le tecniche di speech recognition (il riconoscimento vocale) o quelle di decision making (i processi decisionali) o le traduzioni automatiche oggi ancora in fase di sviluppo o prototipo, ma che diverranno ordinarie nella società di domani. Inoltre, l’interazione tra PR e VR, in cui le immagini 2D provenienti da un luogo possono essere renderizzate in un ecosistema di realtà virtuale in 3D, sarà una possibilità fattibile. Ciò permetterà la creazione di un’ecologia in cui le immagini 3D diventano parte di una situazione concreta e in maniera così naturale che gli oggetti fisicamente reali si fonderanno in sincronia con gli oggetti virtualmente reali, creando un ambiente chiamato IperMondo (HW – hyperworld).

Vivremo in un mondo in cui sarà difficile, se non impossibile, individuare ciò che è reale o virtuale, umano o artificiale?

Che futuro ci aspetta? Vivremo in un mondo in cui sarà difficile, se non impossibile, individuare ciò che è reale o virtuale, umano o artificiale? Una fase in cui saremo in grado di colmare il divario tra naturale e sintetico, una condizione in cui l’Homo Sapiens e la tecnologia si mescoleranno? Una società composta di umani aumentati? Come disse Bertrand Russel, «Generalmente parlando, siamo nel bel mezzo di una corsa tra l’abilità umana intesa come mezzo e la follia umana intesa come fine». Dobbiamo essere consapevoli di ciò che stiamo sviluppando, ma dovremmo anche goderci il percorso.

Originariamente pubblicato su chefuturo.it
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