La perdita della visione centrale è una condizione che colpisce milioni di persone nel mondo, frequentemente causata dalla degenerazione maculare legata all’età (AMD). Recentemente, un gruppo di ricercatori ha sviluppato un impianto retinico innovativo, denominato PRIMA (Photovoltaic Retina Implant Micro Array), il quale potrebbe trasformare radicalmente le prospettive per i pazienti affetti da questa malattia. Questo articolo analizza i dettagli di questa tecnologia e i risultati ottenuti nei recenti studi clinici.
Il funzionamento dell’impianto PRIMA
Il sistema PRIMA è concepito per ripristinare la visione centrale in pazienti affetti da degenerazione maculare atrofica. Questo tipo di intervento chirurgico prevede l’inserimento di un chip fotovoltaico, delle dimensioni di una briciola di pane, direttamente sotto la retina. Il chip, che misura 2×2 millimetri e ha uno spessore di 0,03 millimetri, sostituisce i fotorecettori danneggiati, consentendo di convertire la luce in segnali elettrici.
Comunicazione tra impianto e occhiali smart
I pazienti indossano occhiali dotati di una microcamera. Questa tecnologia acquisisce immagini e le trasmette all’impianto tramite un fascio di luce infrarossa. Tale processo consente di ingrandire le immagini, facilitando la percezione di dettagli altrimenti invisibili. L’impianto, a sua volta, genera impulsi elettrici che stimolano le cellule nervose ancora funzionanti nella retina, riattivando il percorso visivo verso il cervello.
Risultati significativi dello studio clinico
Recenti studi hanno coinvolto 38 pazienti in cinque paesi europei, tutti affetti da degenerazione maculare in entrambi gli occhi. Il follow-up ha rivelato che oltre l’84% dei partecipanti ha notato un miglioramento della loro acuità visiva. In particolare, i pazienti sono stati in grado di leggere fino a cinque righe in più sulla tabella ETDRS, un risultato che rappresenta un passo importante verso il ripristino della loro indipendenza visiva.
Limitazioni attuali e prospettive future
Nonostante i progressi, il sistema attuale presenta ancora alcune limitazioni. La visione fornita dall’impianto è attualmente sfocata e in bianco e nero. Tuttavia, gli sviluppatori hanno in programma di migliorare la tecnologia per aumentare il numero di “pixel” e la qualità dell’immagine. Sono stati registrati eventi avversi, ma la maggior parte di questi è stata risolta entro due mesi senza complicazioni durature.
Un futuro promettente per la visione artificiale
Il team di ricerca, composto da esperti dell’Institut de la Vision e della Stanford University, ha sottolineato che questo impianto rappresenta un punto di svolta nella storia della visione artificiale. Per la prima volta, i pazienti hanno la possibilità di ripristinare la visione centrale senza compromettere la visione periferica, consentendo loro di leggere e riconoscere volti, migliorando notevolmente la qualità della vita.
Il dottor José-Alain Sahel, uno dei coordinatori dello studio, ha affermato che questa innovazione offre nuove speranze per coloro che hanno sperimentato la perdita della visione centrale. Con l’approvazione prevista per il 2026, ci sono elevate aspettative affinché questa tecnologia diventi accessibile a un numero crescente di pazienti in Europa e oltre.