Quando si parla di cinema d’animazione giapponese, nomi come Hayao Miyazaki e Mamoru Hosoda sorgono inevitabilmente nella mente degli appassionati. Tuttavia, la decisione di Hosoda di affrontare una storia ambiziosa come Scarlet ha portato a un risultato deludente.
Una trama confusa tra passato e aldilà
Scarlet si propone come una reinterpretazione moderna dell’Amleto, con una trama che si snoda tra vendetta e un aldilà che non è esattamente quello atteso. La protagonista, la principessa Scarlet, insegue suo zio Claudio, responsabile della morte del padre. Tuttavia, ciò che doveva essere una storia di vendetta si trasforma in un intricato labirinto temporale. La confusione regna sovrana, con un mix di elementi che non riescono a incastrarsi in modo coerente.
La narrazione inizia in Danimarca, ma rapidamente si sposta in un aldilà dove il tempo sembra non esistere.
Scarlet, dopo essere stata avvelenata, deve affrontare il suo destino e quello dello zio. Nonostante le premesse intriganti, il film si lascia sopraffare da una narrazione disordinata, popolata da personaggi che risultano più cliché che figure tridimensionali.
Un’opera visivamente affascinante, ma scarsamente scritta
Visivamente, Scarlet è una festa per gli occhi, con sequenze animate che combinano computer grafica e il classico 2D. Tuttavia, questa opulenza visiva non riesce a compensare una sceneggiatura fiacca. I legami tra i personaggi risultano superficiali e non riescono a generare l’emozione profonda che ci si aspetterebbe da un film di Hosoda. La sensazione di déjà vu è palpabile, e i temi che viaggiano attraverso tempo e spazio non riescono a coinvolgere come in opere precedenti come Wolf Children e Mirai.
La mancanza di un vero sviluppo emotivo è un peccato, poiché Hosoda ha dimostrato in passato di saper intrecciare temi complessi con grande maestria. In Scarlet, invece, ogni relazione appare piatta, e i conflitti interiori dei personaggi si perdono in una trama che fatica a mantenere il filo conduttore.
Un finale che lascia l’amaro in bocca
Il film si conclude senza offrire un reale senso di chiusura. La caccia di Scarlet al suo zio nel regno dei morti si risolve in un modo che lascia più domande che risposte, e l’intero racconto si percepisce come un’opportunità sprecata. È evidente che Hosoda aveva grandi aspirazioni per Scarlet, ma il risultato finale è una miscela di idee non sviluppate e una narrativa che non riesce a soddisfare le aspettative.
In definitiva, Scarlet è una delusione che dimostra come anche i registi più talentuosi possano incappare in un lavoro che non riesce a brillare. Per i fan di Hosoda, questo tentativo di ricreare il successo passato potrebbe risultare insoddisfacente. La vera lezione risiede nel fatto che storie di vendetta e aldilà necessitano di una mano esperta per evitare di scivolare nel banale.