Un momento storico si sta delineando per l’Unione Europea: per la prima volta, Ursula von der Leyen ha annunciato sanzioni contro Israele durante il suo attesissimo discorso sullo Stato dell’Unione. “La carestia provocata dall’uomo non può mai essere un’arma di guerra”, ha affermato con fermezza, lasciando il Parlamento europeo diviso tra applausi e fischi. Questo annuncio non è solo una semplice dichiarazione; rappresenta un cambiamento radicale nelle politiche europee, che potrebbero avere ripercussioni ben oltre i confini del continente.
Un pacchetto di misure senza precedenti
La Commissione Europea ha proposto un pacchetto di misure che prevede tre livelli di intervento contro Israele. Il primo passo, la sospensione immediata di tutti i finanziamenti bilaterali, esclude solo i fondi destinati alla società civile israeliana e al memoriale dell’Olocausto Yad Vashem.
Questo gesto segna un forte segnale politico, ma non è tutto.
Il secondo livello prevede sanzioni personali contro i cosiddetti “ministri estremisti”, tra cui nomi noti come Itamar Ben-Gvir e Bezalel Smotrich, già sanzionati da altri paesi europei per le loro dichiarazioni contro i palestinesi. La questione quindi si fa sempre più seria, e il terzo intervento potrebbe rivelarsi il più devastante: la sospensione parziale dell’accordo di associazione che dal 1995 garantisce a Israele vantaggi commerciali preferenziali nel mercato europeo. Questo cambiamento rappresenterebbe un colpo economico significativo per Tel Aviv, costringendo il paese a riconsiderare la sua posizione geopolitica.
Le difficoltà dell’implementazione
Tuttavia, nonostante l’intenzione, l’implementazione di queste misure non sarà una passeggiata. La necessità di un consenso unanime tra i 27 stati membri dell’Unione rappresenta un ostacolo non indifferente.
Paesi come Germania, Repubblica Ceca e Ungheria si sono opposti a simili proposte in passato, mostrando un sostegno costante a Israele. Ma c’è un colpo di scena: l’Unione ha stabilito che alcune misure commerciali potrebbero essere sospese con una maggioranza qualificata del 55% dei paesi, rappresentando almeno il 65% della popolazione europea. Questo potrebbe aprire la strada a una nuova strategia.
Il discorso di von der Leyen arriva in un momento cruciale, poiché il suo secondo mandato è iniziato in un contesto di crescente euroscetticismo. Le divisioni all’interno dell’Unione sono evidenti, con paesi come Spagna e Irlanda che chiedono sanzioni più severe, mentre altri, come la Germania, rimangono fermi nel loro supporto a Israele. Questa incoerenza potrebbe mettere a repentaglio la credibilità dell’Europa a livello globale.
Oltre Israele: l’attenzione verso l’Ucraina
Oltre alla questione israeliana, von der Leyen ha dedicato una parte significativa del suo discorso alla crisi ucraina, annunciando che l’Unione utilizzerà beni russi congelati per finanziare un prestito destinato a Kyiv. Inoltre, ha proposto un vertice internazionale per coordinare gli sforzi per il ritorno dei bambini ucraini rapiti. Con quasi 140 miliardi di euro forniti dall’Europa all’Ucraina dal febbraio 2022, il sostegno continua a essere un tema centrale.
Queste misure e dichiarazioni non sono solo un riflesso della politica interna europea, ma hanno il potenziale di cambiare le dinamiche internazionali. La presidente ha anche difeso il controverso accordo tariffario con gli Stati Uniti, sottolineando come questo abbia stabilizzato i rapporti transatlantici. Tuttavia, rimane da vedere cosa comporteranno le relazioni europee con il resto del mondo se queste sanzioni contro Israele entreranno in vigore. Gli sviluppi futuri potrebbero rivelarsi sorprendenti.
