Il Pride di Budapest, previsto per il 28 giugno, si è trasformato in un vero e proprio campo di battaglia per i diritti civili in Ungheria. Non ci crederai mai, ma il governo di Viktor Orbán ha scelto una misura estremamente controversa: il riconoscimento facciale sarà utilizzato per identificare e punire i partecipanti alla manifestazione. Questo non è solo un gesto in risposta alle decisioni del sindaco Gergely Karácsony, che ha deciso di portare avanti l’evento nonostante il divieto, ma rappresenta un attacco diretto alla libertà di espressione e ai diritti Lgbtq+ in un contesto sempre più opprimente.
1. La sorveglianza biometrica: una nuova era di controllo
Ma cosa significa davvero tutto questo? Il parlamento ungherese ha recentemente dato il via libera all’uso di un software biometrico, chiamato Dragonfly, che si basa su una rete di telecamere già presente nel paese.
Questa tecnologia, in grado di identificare automaticamente i partecipanti e gli organizzatori delle manifestazioni vietate, potrebbe portare a multe salate e addirittura a pene detentive per chiunque venga riconosciuto. Ma non è finita qui: il sistema è stato sviluppato negli ultimi dieci anni, inizialmente per la gestione del traffico. Tuttavia, dopo eventi tragici come gli attentati di Parigi, il governo ha deciso di trasformare questo strumento in un sistema di sorveglianza di massa. Oggi, oltre 20.000 telecamere, molte delle quali prodotte da aziende cinesi, monitorano costantemente le strade ungheresi. Ti sei mai chiesto fino a che punto può arrivare la sorveglianza?
2. Normative violate e possibili sanzioni europee
Questa misura non è solo inquietante; sembra anche una palese violazione dei diritti umani e delle leggi europee.
Esperti legali avvertono che l’uso del riconoscimento facciale in tempo reale per identificare manifestanti pacifici infrange le normative del Regolamento generale sulla protezione dei dati (Gdpr) e dell’Ai Act dell’Unione europea. I rischi di sanzioni per l’Ungheria potrebbero arrivare fino a 35 milioni di euro, un costo che il governo potrebbe trovarsi a dover affrontare. La numero 4 di queste sanzioni ti sorprenderà! Brando Benifei, eurodeputato, ha sottolineato che è categoricamente vietato utilizzare queste tecnologie per identificare i manifestanti, poiché partecipare a una manifestazione pacifica per i diritti civili non può essere equiparato a un atto di terrorismo. Ma l’implementazione di queste leggi sembra ignorare completamente tali avvertimenti. Come possono giustificare tutto questo?
3. La risposta della società civile e il futuro dei diritti in Ungheria
Ma non tutto è perduto! In risposta a questa repressione, la società civile europea si sta mobilitando. Marco Cappato, leader del movimento Eumans, ha già annunciato la sua partecipazione al Pride di Budapest, sfidando le minacce di riconoscimento facciale. Durante quella stessa giornata, si terrà un’assemblea civica europea per difendere la democrazia e lo Stato di diritto, con la presenza di eurodeputati pronti a chiedere sanzioni per l’Ungheria. Questo tentativo di Orbán di vietare il Pride, mascherato da preoccupazione per la sicurezza dei minori, è solo l’ennesimo attacco alle libertà fondamentali in un momento in cui i diritti civili sono sotto attacco in tutta Europa. La battaglia per la libertà di espressione e per i diritti Lgbtq+ in Ungheria è appena cominciata, e la risposta della società civile potrebbe rappresentare la chiave per un cambiamento significativo. Resta da vedere come evolverà questa situazione e quali saranno le conseguenze per il governo ungherese. Non vorrai perderti gli sviluppi, vero?