Perché settembre sarà il mese decisivo per agenda digitale e Governo

innovaizone

Le fondamenta ci sono (più o meno), ma il palazzo ha parecchi buchi e, a guardare lo stato incompleto della struttura, sembra persino che la ditta costruttrice non avesse tanto le idee chiare su dove andare a parare. Ma adesso ci sono nuove maestranze, l’entusiasmo è di nuovo alto e nell’aria si respira un sentimento di svolta imminente.

Sì, stavolta potrebbe essere la volta buona per l’agenda digitale italiana.

Se non ci saranno altri incidenti di percorso o burrascosi cambi di governo; se non ci saranno altri tradimenti delle priorità (vedi fondi europei stanziati male o senza coerenza); se insomma le premesse (e le promesse) andranno a buon fine, da quest’autunno dovremmo vedere un cambio di passo per la digitalizzazione dell’Italia.

La volta buona dell’agenda digitale

I dati oggettivi per crederlo ci sono tutti. Intanto a settembre si chiuderà l’accordo di partenariato con Bruxelles per utilizzare i fondi europei, di cui almeno 3,6 miliardi di euro sono al momento destinati all’Agenda digitale. Il Governo Renzi ha dato prova inoltre, recente, di essersi svegliato sul fronte dell’Agenda, dopo i primi mesi in cui sembrava essere poco interessato (concentrato, com’era, su altre priorità). La svolta è avvenuta a luglio, a cavallo con l’evento Digital Venice, indicato da molti come il debutto mediatico di Renzi su questi temi. In quei giorni è avvenuta la nomina del nuovo direttore dell’Agenzia per l’Italia Digitale (Alessandra Poggiani) e del presidente del relativo Comitato d’Indirizzo (Stefano Quintarelli). La registrazione della nomina di Poggiani alla Corte dei Conti è avvenuta in tempi record (meno di due settimane), a dimostrazione che quando c’è la proverbiale “volontà politica” le cose viaggiano spedite a destinazione.Molto rapido è stato anche l’iter del Decreto Pa, che è un po’ il primo manifesto delle intenzioni di governo– tramite la ministra Marianna Madia- in fatto di Agenda digitale (e non solo).

Mettendo tutte questi tasselli assieme, è possibile chiedersi insomma come sarà il ritorno dalle vacanze, per il destino dell’Agenda digitale italiana. Da cosa partiranno coloro che devono decidere in merito? Su cosa si concentreranno.Proviamo a fare una scaletta di priorità, avendo parlato con le persone vicine alla governance dell’Agenda. Per prima cosa, c’è un aspetto prosaico e burocratico, ma sine qua non: chiudere gli ultimi buchi di questa governance. C’è da fare il Comitato d’indirizzo, certo, di cui per ora è ufficiale solo il presidente. Il Comitato assisterà il Governo nello stabilire le linee strategiche d’azione, a braccetto con l’Agenzia (che si occuperà degli aspetti tecnico-esecutivi); altra figura chiave è Paolo Coppola (PD), consulente di Madia a riguardo. Madia, com’è noto, è la diretta responsabile dell’Agenda digitale nello staff di Governo.

Il ruolo degli open data

Ma non solo: l’Agenzia è adesso un puzzle con tasselli ancora da mettere insieme ordinatamente. Manca una pianta organica; alcune competenze chiave non sono state assegnate. Non è chiaro insomma, sotto Poggiani, chi debba fare cosa, per molti funzioni di rapporto con la pubblica amministrazione.

Poggiani se ne occuperà a settembre e forse a ottobre potrà partire a pieno regime. Ci sono poi da decidere le priorità. Certo l’Anagrafe unica e l’Identità Digitale dovranno essere condotte a destinazione: un po’ perché sono già le norme necessarie sono già in uno stato avanzato e un po’ perché sono due colonne fondamentali per trasformare il rapporto tra cittadini e pubblica amministrazione. L’Identità Digitale (qui tutti i dettagli) è un tema caro a Renzi e a Quintarelli (come risulta da precedenti dichiarazioni); ha bisogno però di una banca dati di supporto (tale è l’Anagrafe unica) per funzionare.Ci si può chiedere poi su quali altri punti vorrà concentrarsi la nuova governance dell’Agenda. Un buon candidato sono gli open data, a cui il Governo ha già mostrato di tenere. È stata una delle prime cose digitali di cui si è occupato, sin da aprile (trasparenza online per i bilanci e le spese delle Pa).

Indirettamente si occupa di open data anche il Decreto Pa: chiede alle amministrazioni di comunicare all’Agenzia, entro settembre, l’elenco delle basi di dati in loro gestione e degli applicativi che utilizzano. Infine, un altro buon segnale presente nel Decreto Pa è che questo dà all’Agenzia un compito diretto di vigilanza sull’attuazione delle norme da parte delle amministrazioni. L’attuazione è stato il principale punto debole dell’intera Agenda digitale italiana.

Ciò detto, i motivi di ottimismo finiscono qui: ciò che resta sono tutte le incognite tipiche di quando si comincia un cammino ambizioso. Con l’aggravante che questa di settembre sarà una ripartenza: tra molti addetti ai lavori, insomma, c’è ora l’idea che si sia perso un bel po’ di tempo negli ultimi due anni, per colpa delle incertezze della governance. Dovute soprattutto a un debole impegno da parte degli esecutivi.Bisogna dare fiducia a questo nuovo corso. Sarebbe sbagliato avere un pessimismo preconcetto. Al tempo stesso, bisogna tenere alta l’attenzione perché quell’edificio finora abbozzato si completi senza altri ritardi e con la giusta robustezza. Uno dei banchi di prova, dove il Governo dovrà dimostrare quanto crede davvero all’importanza dell’Agenda, sarà il momento dell’assegnazione delle risorse, da fondi europei e nazionali.

Per esempio, è noto agli addetti ai lavori che i fondi (europei) dell’accordo di partenariato non sono sufficienti a coprire con la banda ultra larga l’Italia. Tanto che il sottosegretario al ministero dello Sviluppo economico Antonello Giacomelli ha detto che servono ulteriori 5 miliardi di euro a questo scopo, da reperire dai fondi nazionali. Bisognerà vedere se il Governo gli darà retta. È nel momento di aprire il portafogli che si scopre quanto sono vere certe amicizie. Lo stesso varrà per quella, fortemente dichiarata, per Renzi nei confronti del digitale.

Roma, 1 settembre 2014Alessandro Longo

Originariamente pubblicato su chefuturo.it
0 Commenti
Inline Feedbacks
View all comments

What do you think?

Scritto da chef

innovaizone

Caro Bernard Quaritch, tre consigli su come risolvere la crisi dell’editoria

innovaizone

Italia paese di navigatori mobili: ecco le app più usate