Perché regaliamo internet ai migranti

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“Fammi uno squillo quando sei arrivato”. Una frase che diciamo spesso, forse troppo, anche quando ci spostiamo per pochi chilometri. Ci sono persone che hanno attraversato il Mediterraneo su un barcone, sono sopravvissute a un naufragio e non possono dire ai propri cari che ce l’hanno fatta, che sono ancora vive.

Eppure, basterebbe così poco per mettere fine a questa loro preoccupazione: servirebbe solo una connessione a internet.

Non si tratta di mancati investimenti in banda ultra larga, gap digitale, arretramento tecnologico. Ai volontari di Welcome Taranto sono bastati 100 euro per regalare ai migranti la possibilità di contattare i loro familiari.

L’accoglienza non è solo un pasto caldo

“Ci è bastato chiedere: di cosa avete bisogno? Per capire che l’accoglienza non è solo un pasto caldo”.

A dirlo è Luca Contrario, un componente del gruppo Welcome Taranto, una realtà nata un anno fa insieme all’emergenza migranti per aiutarli e per capire di cosa hanno bisogno. “Abbiamo fatto un’assemblea con i migranti – continua Luca – e tra le varie esigenze, quella più concreta emersa con forza era proprio la possibilità di collegarsi a internet. Loro hanno i cellulari ma quasi mai riescono a collegarsi, tanto che molto spesso li vediamo in giro per la città a cercare una delle poche reti libere a cui attaccarsi”.Così, come ha raccontato ValigiaBlu, il gruppo di volontari ha deciso di darsi da fare per risolvere il problema. “Abbiamo denunciato la situazione, ci sembrava assurdo che dopo un anno abbondante gli enti preposti e le istituzioni non potessero occuparsi di una situazione del genere”, racconta Luca, spiegando che alla fine grazie a una semplice colletta (100 euro raccolti fra 20-30 persone) hanno comprato un modem e pagato la connessione per i prossimi quattro mesi.

“Me la sono intestata io perché qualcuno doveva farlo”, dice Luca.

Basta un social network per mettersi in contatto

Ora anche grazie a qualsiasi social network i migranti possono mettersi in contatto sia con i familiari e gli amici che hanno lasciato nelle loro terre, sia con quelli che sono già in Europa e vorrebbero raggiungere. Il centro di accoglienza di Taranto non è permanente, si tratta di uno di quei posti in cui i migrati dovrebbero sostare poco, solo per le prime emergenze, ma spesso succede che ci rimangano per mesi e in media ci sono fra i 70 e gli 80 ospiti.

“Per noi era importante dargli questa possibilità di comunicazione proprio in virtù del loro arrivo dopo un lungo viaggio – spiega Luca – perché magari chi sta qui da 2-3 mesi ha trovato qualche canale, ma chi invece è appena arrivato ha bisogno di comunicarlo ai suoi”.

Altri modi non ce ne sono, “le schede telefoniche le ricevono successivamente, quando vengono affidati ai servizi sociali o a un centro permanente, una cosa che non avviene immediatamente e che per loro è un dramma”.

Luca racconta che fra questi ragazzi ce n’era uno scampato a un naufragio, uno dei pochi superstiti, disperato perché non era ancora riuscito a dirlo ai suoi. E quando montavano il modem per la connessione, erano tutti lì con i cellulari in mano, a fremere e sperare che la rete arrivasse al più presto. Grazie a internet possono anche distrarsi un po’, studiare, integrarsi meglio o semplicemente mettersi in contatto con chi conoscono in Francia, Germania, Nord Europa e non sanno come raggiungere.

Una rete di cittadini nata con l’emergenza migranti

Welcome Taranto non è una rete istituzionalizzata, ma un gruppo informale, trenta-quaranta persone che approfondiscono, denunciano, fanno informazione contro pregiudizi e stereotipi e contemporaneamente si impegnano per fornire ai migranti quello di cui hanno bisogno (latte, materassi, biancheria intima, prodotti per l’igiene personale).

Una parte di quella catena di solidarietà che c’è, si interroga sul sistema dell’accoglienza, sui suoi limiti, sulle inefficienze e cerca anche di correggerle, per quanto possibile.

MARIACHIARA FURLO’*24 luglio 2015

* giornalista StartupItalia!. Twitter: @mariachiarafur

Originariamente pubblicato su chefuturo.it
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