Perché fare di se stessi un brand è il miglior modo per affrontare il mondo del lavoro

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Il lavoro in Italia non c’è nemmeno per i laureati, a leggere i dati pubblicati lo scorso fine settimana dal Corriere della Sera.

Lo dico e lo scrivo da tempo: sono scettico sul modo in cui la grande stampa si occupa di lavoro e occupazione, preferendo regolarmente il racconto della disoccupazione a quello di chi riesce a costruire successi professionali. Non credo sia un periodo fantastico, ma è in tempo di crisi che i migliori emergono, basti pensare a tutto il movimento delle startup, ben raccontato sia qui sia sul neonato Startupitalia!: c’è un Paese che si muove e al lavoro che manca risponde con chi il lavoro lo crea.

Allora, saremo tutti startupper? Anche questa mi pare una forzatura.

Non tutti sono nati per fare gli imprenditori, non tutti riusciranno a diventarlo.

Ma, di certo, sviluppare uno spirito imprenditivo oggi non è un qualcosa in più, diventa anzi fondamentale: il lavoro non è uno solo nella vita, ma un percorso di continua ricerca e continuo cambiamento che, per essere affrontato in modo vincente, necessita di caratteristiche che vanno oltre le competenze specifiche necessarie nelle singole professioni.

Serve la capacità di muoversi per obiettivi, sviluppare il proprio io professionale, comunicarsi in maniera efficace. Io tutto questo lo chiamo Personal Jobbing.

E ci ho scritto sopra, con Mario Pellizzari, un piccolo manuale il cui scopo è aiutare le persone a costruire la propria storia professionale di successo.

Il libro, che potete scaricare da www.alessandrorimassa.com, non costa nulla. E noi non ci guadagniamo nulla.

Perché? Per tre motivi.

1: è nato come materiale per un corso che abbiamo sviluppato all’interno di IED, per aiutare gli studenti a diventare professionisti migliori; 2: la situazione lavorativa è complessa e contribuire a renderla più fluida è dovere di ogni buon cittadino; 3: mi occupo di lavoro e nuove generazioni dal 2005, anno in cui ho scritto Generazione Mille Euro, e la situazione in Italia è andata via via peggiorando. Vorrei contribuire a invertire la rotta.

L’unica cosa che chiediamo a chi leggerà il manuale è una condivisione su Twitter, Facebook o LinkedIn, affinché il messaggio si viralizzi: nei primi tre giorni abbiamo superato i 1.500 download. Sono 1.500 persone che hanno, gratis, qualche consiglio in più – noi crediamo molto utile – per riuscire a farsi strada nel mondo delle professioni.

Ritengo che, oggi, sviluppare il proprio personal brand sia indispensabile per farsi spazio nel mercato del lavoro, ma per riuscirci serve prima mettere a fuoco i propri obiettivi e poi imparare a raccontarli in maniera convincente e originale.

Se, grazie a Personal Jobbing, riusciremo ad aiutare italiani giovani o meno giovani, potremo affermare che è stato utile scriverlo e che, grazie alla Rete, le informazioni possono circolare rapidamente e spesso in maniera gratuita.

Ecco perché oggi tocca a noi scrivere un manuale e regalarlo sul web, ma domani saremo noi i primi a scaricare e condividere il libro scritto da qualcun altro: perché se ognuno mettesse a disposizione le proprie competenze e conoscenze, allora sì che il senso di rete – network – raggiungerebbe il suo più alto valore.

Condividere per rilanciare l’Italia: è questo lo spirito che tutti dobbiamo mettere in campo per il nostro Belpaese, la cultura del fare da anteporre a paura e polemica.

Originariamente pubblicato su chefuturo.it
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