Il contesto normativo attuale
Negli ultimi mesi, l’argomento della guida sotto effetto di sostanze ha suscitato un acceso dibattito in Italia. La riforma del codice della strada, approvata nel novembre 2024, ha introdotto modifiche significative, eliminando la necessità di dimostrare uno “stato di alterazione psico-fisica” per sanzionare i conducenti risultati positivi ai test antidroga. Questa decisione ha generato preoccupazioni tra esperti e associazioni, poiché rischiava di colpire anche chi aveva assunto sostanze giorni prima, senza che queste influenzassero la capacità di guida.
Le critiche alla riforma
Le sanzioni previste dalla riforma sono state considerate eccessive: multe che variano da 1.500 a 6.000 euro, arresto da sei mesi a un anno e sospensione della patente da uno a due anni.
Inoltre, la legge ha sollevato interrogativi riguardo a chi assume farmaci prescritti, poiché molti di questi contengono sostanze psicotrope. La situazione è diventata critica quando il tribunale di Pordenone ha sollevato dubbi di costituzionalità sulla norma, chiedendo l’intervento della Corte costituzionale.
La circolare ministeriale e le sue implicazioni
In risposta alle preoccupazioni, l’11 aprile è stata emessa una circolare dai ministeri dell’Interno e della Salute, che cerca di chiarire l’applicazione della norma. Secondo il documento, per incriminare un conducente è necessario dimostrare che la sostanza “produca ancora i suoi effetti” durante la guida. Tuttavia, la circolare presenta delle limitazioni: non ha valore normativo e le forze dell’ordine potrebbero seguire le sue indicazioni, ma i giudici potrebbero continuare ad applicare la legge in modo rigido.
Le sfide tecniche e giuridiche
Un’altra criticità riguarda l’analisi dei metaboliti attivi. Attualmente, non esistono soglie scientifiche affidabili per determinare quando una persona sia realmente sotto l’effetto di una sostanza. Questo porta a una situazione di incertezza, in cui le decisioni dei giudici potrebbero variare notevolmente. Le due possibili soluzioni per risolvere la questione sono l’attesa della pronuncia della Corte costituzionale o un intervento legislativo che ripristini il requisito dell’alterazione psico-fisica.