Net neutrality, il mercato non è garante di libertà

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Non sono rassicuranti, purtroppo, le notizie che rimbalzano da Bruxelles a proposito della posizione che gli Stati europei – Italia in testa, giacché è il nostro semestre di Presidenza – stanno prendendo sul tema della net neutrality.

Secondo le prime indiscrezioni, infatti, i Governi europei starebbero ragionando su un approccio nuovo secondo il quale, in buona sostanza, gli operatori di telecomunicazione potrebbero discriminare i dati ed i servizi in transito sulle loro reti – rallentando il traffico per alcuni ed accelerandolo per altri – oltre che in alcune ipotesi eccezionali (sicurezza, ordini di Giudici ed Autorità in forza di esplicita previsione di legge e congestione temporanea del network) anche su richiesta degli utenti.

Le grandi società di telecomunicazione, in sostanza, potrebbero fornire a taluni clienti risorse di connettività utilizzabili in modo più efficace per fruire di taluni contenuti o servizi, rispetto ad altri, dietro loro richiesta

A prima vista potrebbe sembrare una soluzione straordinariamente democratica ed un’eccezionale posizione di equilibrio ma, a ben vedere, non è affatto così.

Guai, infatti, a dimenticare che nel mercato delle telecomunicazioni gli utenti non hanno alcuna forza negoziale nei confronti degli operatori che determinano unilateralmente le offerte commerciali da proporre alla propria clientela cui viene lasciata esclusivamente – come accade su ogni altro mercato di massa – la possibilità di scegliere se aderirvi o meno. Ben difficilmente, dunque, saranno davvero gli utenti a “richiedere” alle società di telecomunicazione di rendere più agevole la fruizione di un servizio o di un contenuto rispetto ad altri.

La platea del Net Mundial a San Paolo in Brasile lo scorso 23-24 aprile 2014 (Foto: Ansa).

Nella realtà – ben diversa dal mondo ideale che, a voler loro riconoscere il beneficio della buona fede, sembrano tener presente i Governi europei – accadrà che le grandi società di telecomunicazione confezioneranno delle offerte commerciali imperdibili per la loro clientela in modo tale da indurla a richiedere – ma solo formalmente – un’attività di network management che, nella realtà risponderà esattamente alle esigenze dell’operatore e non dell’utente.

Sul punto occorre essere chiari: è ipocrita pensare che eventuali richieste degli utenti di prioritarizzazione del traffico relativo a taluni servizi o contenuti rifletteranno l’effettiva volontà di questi ultimi in un mercato governato esclusivamente da contratti, non a caso, definiti “per adesione”, ovvero dinanzi ai quali i consumatori non hanno alcun margine per negoziarne il contenuto.

E’ un po’ come dire che è una scelta del consumatore quella di rinunciare al riconoscimento di ogni indennizzo se un treno arriva in ritardo o se il fornitore di energia elettrica, acqua o gas lo lascia al buio, senza acqua o senza gas

Certo, se si leggono le condizioni generali di contratto si scoprirà che i consumatori rinunciano sistematicamente a tale diritto – almeno nei limiti in cui la legge lo consente – ma questo naturalmente non vuol dire che la “rinuncia” rifletta per davvero la volontà negoziale del consumatore.

Con la net neutrality, se dovesse prevalere la posizione in discussione a Bruxelles, il rischio sarebbe lo stesso. Milioni di utenti richiederebbero alle telco di prioritizzare il traffico di questa o quella tipologia di dati non per reale volontà, ma solo perché a ciò indotti commercialmente o, peggio ancora, “costretti” negozialmente.

La neutralità della rete è una questione, innanzitutto, di libertà e democrazia dalla quale dipende in larga misura il futuro dei nostri Paesi in termini culturali, politici, economici.

E’ sbagliato, pericoloso e perverso lasciare che la misura della neutralità delle nostre autostrade dell’informazione sia decisa dal mercato nel gioco di forza – noto ed arcinoto – tra grandi operatori di telecomunicazione e loro utenti. Si tratterebbe di una scelta miope, ipocrita o, peggio ancora, in malafede.

Guai naturalmente a pensare di avere in tasca soluzioni o ricette efficaci e al di sopra di ogni sospetto, ma quella attualmente in discussione a Bruxelles è davvero difficile da condividere. Se è l’unica soluzione capace di mettere d’accordo tutti i Paesi europei, sarebbe almeno opportuno preoccuparsi di garantire all’utente, per quanto possibile, una reale libertà negoziale nel formulare eventuali richieste di prioritizzazione del traffico al proprio operatore di telecomunicazione.

Il mercato non garantisce le libertà e quella all’accesso ed all’utilizzo di autostrade dell’informazione neutrali è – o almeno dovrebbe essere – una libertà fondamentale ed irrinunciabile di ogni cittadino digitale. Bisogna cambiare strada prima che sia troppo tardi. E’ inutile perder tempo a lavorare a solenni internet bill of rights e dichiarazioni di diritti e libertà fondamentali dei cittadini digitali, se poi si lascia una questione come quella della neutralità della Rete alla mercé del mercato.

GUIDO SCORZA

Originariamente pubblicato su chefuturo.it
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Scritto da chef

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