Il 7 ottobre ha segnato una data storica nel mondo dei metalli preziosi, con il prezzo dell’oro che ha superato per la prima volta la soglia dei 4.000 dollari per oncia. Questo incremento, evidenziato dai dati di Bloomberg, riflette un aumento di oltre il 53% dall’inizio dell’anno, triplicando il valore rispetto al 2020 e influenzando positivamente anche il platino e l’argento.
L’oro è tradizionalmente visto come un bene rifugio, particolarmente nei momenti di instabilità economica, come durante guerre o crisi politiche. Gli investitori tendono ad acquistarlo poiché conserva il suo valore nel tempo, a differenza di altre forme di investimento come le azioni, che possono subire perdite drammatiche. L’attuale clima di incertezze globali ha spinto molti a cercare rifugio nell’oro.
Le cause dell’impennata del prezzo dell’oro
La recente situazione politica negli Stati Uniti ha contribuito notevolmente a questo aumento. Dopo il ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca, sono state imposte tariffe elevate su importazioni provenienti da diversi paesi, aumentando i costi per le aziende, in particolare quelle italiane che esportano negli Stati Uniti. Questo ha creato un’atmosfera di incertezza che ha spinto gli investitori a cercare beni più sicuri.
Impatto dello shutdown governativo
Un altro fattore che ha alimentato la tensione nei mercati è stato lo shutdown del governo americano, causato da un conflitto tra il Congresso e la Casa Bianca riguardo al bilancio federale. Circa 750.000 dipendenti pubblici sono stati messi in ferie forzate, mentre dati economici cruciali come quelli sull’occupazione e l’inflazione non vengono più pubblicati.
Questo ha lasciato gli investitori privi di informazioni affidabili per valutare la salute dell’economia statunitense.
Inoltre, la svalutazione del dollaro, che ha perso circa il 10% del suo valore dall’inizio dell’anno, ha reso l’acquisto di oro più vantaggioso per gli investitori europei, ma ha anche messo in evidenza la debolezza della valuta americana.
Le strategie delle banche centrali e degli investitori
In questo contesto di incertezza, molte banche centrali hanno aumentato gli acquisti di oro. La People’s Bank of China, ad esempio, ha acquistato oro per undici mesi consecutivi fino a settembre 2025, portando le sue riserve a ben 2.298 tonnellate. Questo rappresenta una somma di oltre 250 miliardi di dollari, una mossa strategica per ridurre la dipendenza dal dollaro americano.
Il rischio di investire in dollari
Dopo le sanzioni imposte dagli Stati Uniti alla Russia nel 2022, molti paesi hanno iniziato a vedere il mantenimento delle loro riserve in dollari come un potenziale rischio. In situazioni di tensione politica, questi asset potrebbero essere congelati, mentre l’oro, in quanto bene fisico, non è soggetto a simili minacce. Questa considerazione ha spinto la Cina e altri paesi a riconsiderare le loro strategie di investimento.
Tendenze nel trading e preferenze degli investitori
Le statistiche mostrano un notevole aumento dell’attività nel mercato dell’oro. Il World Gold Council ha rilevato un volume di trading record a settembre, con una media giornaliera di 388 miliardi di dollari, un incremento del 34% rispetto al mese precedente. Anche le banche centrali di paesi come Kazakistan, Turchia e Polonia stanno aumentando le loro riserve di oro.
Diversamente dalle istituzioni, molti investitori privati stanno optando per strumenti finanziari che replicano l’andamento dell’oro, come fondi ETF e contratti futures, piuttosto che acquistare oro fisico. Secondo esperti come Ray Dalio, l’oro dovrebbe costituire circa il 15% del portafoglio di un investitore, considerando che le obbligazioni non offrono più la protezione necessaria contro l’inflazione e l’instabilità geopolitica.