Negli ultimi mesi, il governo italiano ha espresso forti preoccupazioni riguardo alla proposta di riforma della tassazione energetica presentata dall’Unione Europea. Questo tema sarà discusso durante l’incontro dei ministri dell’Economia dei 27 Stati membri, previsto per il 13 novembre. Il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, ha dichiarato che l’Italia è pronta a opporsi a questa riforma, ritenendo che potrebbe avere effetti devastanti sull’industria italiana.
Le nuove misure, che mirano a penalizzare ulteriormente l’uso di combustibili fossili come gas, petrolio e carbone, sono state concepite in un contesto completamente diverso, antecedente alla crisi energetica innescata dalla guerra in Ucraina. Secondo i critici, queste norme non possono essere applicate senza considerare l’attuale scenario economico e le necessità dell’industria.
La posizione del governo italiano
Giorgetti ha sottolineato che l’eventuale approvazione di queste misure rappresenterebbe un vero e proprio suicidio assistito per le aziende italiane, che già fanno i conti con costi energetici elevati. L’Italia, infatti, utilizza il 63% del gas consumato per l’industria e la manifattura, e un aumento delle accise rischierebbe di compromettere ulteriormente la competitività del settore.
Le implicazioni economiche
Secondo le stime, la riforma potrebbe comportare un onere aggiuntivo di circa 25 miliardi di euro per le imprese e le famiglie italiane. Questi costi non si limiterebbero solo agli aumenti diretti delle accise, ma includerebbero anche gli effetti indiretti legati alla fine degli incentivi per le aziende energivore. La pressione fiscale sull’energia, in un momento in cui i prezzi del metano sono già raddoppiati rispetto ai livelli prebellici, rappresenta un pericolo concreto per il potere d’acquisto delle famiglie.
Le critiche delle associazioni industriali
Le associazioni di categoria, come Confindustria, hanno messo in evidenza che la vera minaccia per l’industria europea proviene dalla Cina, che continua a investire in fonti fossili per mantenere alta la propria competitività. Mentre l’Europa discute di nuove tasse, le esportazioni cinesi verso l’Europa sono aumentate, suggerendo che il continente potrebbe diventare un mercato sempre più vulnerabile.
Possibili conseguenze per l’industria italiana
Il settore siderurgico, in particolare, è molto preoccupato per l’impatto del Carbon Border Adjustment Mechanism (CBAM), che tassa le importazioni ad alta intensità di carbonio. Questo meccanismo potrebbe incentivare le delocalizzazioni e mettere a rischio posti di lavoro. Antonio Gozzi, presidente di Federacciai, ha avvertito che il futuro dell’industria siderurgica italiana dipende da decisioni prese a Bruxelles, dove è fondamentale evitare che l’Europa diventi irrilevante nel panorama geopolitico e industriale globale.
Prospettive future
La discussione che avverrà il 13 novembre rappresenta un momento cruciale per il futuro della tassazione green in Europa. L’Italia, con la sua posizione di veto, mira a difendere non solo i propri interessi, ma anche quelli di un intero sistema produttivo che rischia di essere compromesso da misure fiscali non adeguate alle attuali sfide economiche. È essenziale che l’Unione Europea riconsideri le sue politiche per garantire un equilibrio tra sostenibilità e competitività industriale.

