L’invasione dei droni neri nostri cieli (e nelle nostre vite)

scienze

Perché alzate gli occhi al cielo?

Nella stragrande maggioranza dei casi è certamente per controllare il tempo e decidere se prendere l’ombrello o gli occhiali da sole. Più raramente vi sarà capitato di guardare in alto perché incuriositi dal caratteristico rumore dei motori di un aereo o di un elicottero. Nella vita di tutti i giorni quello che interessa è davanti, magari dietro o forse di fianco, quasi mai è sopra. Tutto questo potrebbe cambiare radicalmente: scrutare il cielo potrebbe diventare molto più frequente (e più necessario) perché il mondo sta per essere invaso da piccole macchine volanti senza pilota: i droni.

Piccoli, leggeri, maneggevoli: i droni volano a decine o poche centinaia di metri di altezza

Nati per uso militare, per colpire con precisione e senza dare troppo nell’occhio in territorio nemico, i droni sono diventati tristemente famosi come killer comandati a distanza.

Poi ci si è accorti delle loro potenzialità come longa manus della polizia per il controllo del territorio, per arrivare agli utilizzi scientifici, commerciali e ricreativi.

I mille utilizzi dei droni (e la nostra libertà violata)

Droni equipaggiati con macchine fotografiche o telecamere possono fornire informazioni preziose in tempi brevissimi a costi ridotti rispetto ad aerei ed elicotteri. Utilissimi per l’agricoltura, dove permettono di controllare a distanza lo stato dei campi, per esempio per dosare al bisogno i pesticidi, si sono rivelati eccezionali per la mappatura di aree archeologiche in zone non facilmente raggiungibili. Il colpo d’occhio dall’alto piace moltissimo ai geologi ma è anche utilissimo per il controllo degli incendi boschivi, la prevenzione del bracconaggio, oppure per la sorveglianza di oleodotti o di ogni tipo di fabbricato sensibile.

Fonte: Diregiovani.it

Osservare dall’alto vuole anche dire raccogliere notizie, magari per fare la cronaca di un evento sportivo e di una manifestazione di piazza, ma non sempre gli osservatori volanti sono bene accetti. La polizia turca ha abbattuto i droni dei giornalisti che cercavano di seguire dall’alto le manifestazioni di protesta e gli allenatori di famose squadre di calcio hanno assoldato agenzie di sorveglianza antidroni per evitare sorvoli indesiderati durante allenamenti con metodiche che si vogliono tenere segrete (molto più probabilmente per non mettere a repentaglio pingui diritti televisivi). Per di più, l’azione di un occhio indiscreto può sconfinare facilmente in vero e proprio spionaggio. Dei droni sono stati visti sorvolare per due volte centrali nucleari in Francia, una notizia preoccupante che ha fatto meno scalpore delle visite ai campi dove si allenavano squadre che non volevano visitatori volanti.

Anche lasciando da parte lo spionaggio, il vero problema dei droni fotografi o cineoperatori è la continua violazione della privacy di tutti coloro che sono nel loro raggio d’azione

Se passate nel campo visivo di un drone con una macchina fotografica ad alta risoluzione, come quelli che sono diventati dei must dei servizi fotografici dei matrimoni di ultima generazione, verrete immortalato, che lo vogliate o no. Immagini e riprese sono solo uno degli utilizzi commerciali, anche se pare essere il più facile e immediato. Il 1^^ dicembre a Dubai una flotta di trenta droni equipaggiati con potenti LED è stata protagonista di una spettacolo di luci danzanti molto suggestivo, a giudicare dalle foto.

I droni a LED. Fonte: Cnn.com

I droni possono anche trasportare piccoli carichi e Amazon ha chiesto alla Federal Aviation Administration l’autorizzazione per fare dei test. Obiettivo: utilizzare i droni per consegne espresse Prime Air. Ovviamente perché la cosa sia economicamente interessante occorre avere una flotta di droni sempre al lavoro. Ricordiamoci che non sono camioncini, non possono portare grandi pesi: fatta una consegna devono tornare alla base per essere caricati con un nuovo pacchetto. Moltiplicare il numero dei droni significa che non sarà possibile controllarli uno ad uno, come succede adesso. Bisognerà dotarli di un sistema di guida automatica per evitare scontri con costruzioni, con altri droni e con persone.

Non solo Amazon. In Germania il servizio postale sta sperimentando droni come corrieri. Fonte: Vanityfair.it

Google ha già provato a fare consegne in Australia portando dei biscotti per cani ad un farmer nel mezzo dei suoi campi. Muoversi nell’outback australiano è più facile che navigare in mezzo a palazzi, ai fili dell’alta tensione in zone densamente abitate e magari è quello il vero utilizzo della consegna via droni. Di sicuro la DHL ha ottenuto il permesso di utilizzare i droni per fare le consegne nell’isola tedesca di Juist, che si affaccia sul Mare de Nord, e a Dubai giurano che, per portare a destinazione e loro pacchetti, utilizzeranno i droni prima di Amazon.

I droni dei “cattivi” e dei “buoni”

Non tutte le consegne sono autorizzate. Come qualunque oggetto, i droni possono essere utilizzati per i più svariati usi illegali. Recentemente la polizia ha dovuto sventare una consegna di cellulari e marjuana da parte di un drone che cercava di superare le mura di un carcere di massima sicurezza nella Carolina del sud.

Nella continua altalena tra la tecnologia usata a fin di bene, oppure no, si inserisce lo shopping natalizio

I droni che vendono moltissimo come l’ultimo gadget che piace ai grandi ed ai piccoli. Sono proprio carini, con questa struttura che ricorda film di fantascienza. Controllati dallo smartphone ci fanno sentire un po’ James Bond. Confesso di essere stata molto tentata di comperarmene uno, ma non sono riuscita a trovare una buona ragione per farlo, tranne una punta di curiosità. Curiosità che è stata alquanto raffreddata quando ho scoperto che, in linea di principio, anche per fotografare le propria casa dall’alto occorre informare l’ENAC (e, se è il caso, chiedere l’autorizzazione), che prescrive anche che ciascun utilizzatore di drone abbia un qualche tipo di patentino.

Mentre capisco la necessità di (cercare di) tenere sotto controllo la situazione, non posso non notare che negli USA l’utilizzo ricreativo non ha nessuna di queste richieste. Basta stare a debita distanza dagli aeroporti (ci mancherebbe altro…ma purtroppo gli avvistamenti di droni in zone proibite sono sempre più numerosi) e da altri luoghi “sensibili”, tipo uffici governativi, prigioni, raffinerie, centrali nucleari, e mantenere sempre il contatto visivo con il giocattolo, evitando assolutamente utilizzi notturni.

Per contro – sempre negli USA – è vietato qualsiasi utilizzo commerciale con l’eccezione delle riprese da parte di alcune case cinematografiche, che hanno recentemente ottenuto il permesso di utilizzare i droni (in caso contrario avevano minacciato di andare a girare in paesi stranieri più comprensivi). Non che le idee manchino: ci sono 170 richieste di autorizzazione per attività commerciali che attendono di essere esaminate dalla FAA e fioccano le proteste per la poca flessibilità (qui la notizia di permessi concessi per sorveglianza). Non per niente Google prova le consegna via drone in Australia e altre compagnie si rivolgono al mercato sudafricano oppure negli Emirati arabi. Quello che non piace è la richiesta di mantenere il contatto visivo con i droni. Può andare bene per girare un film, ma se si vuole monitorare un pezzo di oleodotto, oppure lo stato di grandi coltivazioni, il drone si deve poter allontanare ben oltre il contatto visivo. Chi controlla il drone fuori dal raggio visivo dell’operatore? Forse una altro drone intermedio?

Andiamo verso un futuro di cieli affollati di droni che controllano droni che distribuiscono la posta, fanno le consegne, le foto, le riprese televisive, controllano il traffico?

Ci voleva l’invasione dei droni per ricordarci che viviamo in un mondo a tre dimensioni. Anzi, per essere precisi, le dimensioni sono quattro, perché non possiamo scordarci del tempo, la variabile che scorre in un solo senso, quello del futuro.

PATRIZIA CARAVEO

Originariamente pubblicato su chefuturo.it
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