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L’Europa Contro Google: Indagine Sulla Penalizzazione degli Editori

Google è sotto inchiesta da parte dell'Europa per presunte pratiche scorrette nei confronti degli editori. Questo approfondimento potrebbe rivoluzionare il panorama del publishing digitale.

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Nell’era digitale, la sopravvivenza degli editori europei è legata a un algoritmo. La Commissione europea ha avviato un’indagine formale nei confronti di Google, accusando il gigante tech di violare il Digital Markets Act (Dma), la normativa che regola le grandi piattaforme digitali. Questo provvedimento è stato messo in atto il 13 novembre, in risposta a preoccupazioni riguardo a come Google gestisca i risultati di ricerca.

Il fulcro dell’inchiesta riguarda la cosiddetta site reputation abuse policy, una regola introdotta nel marzo del 2025 da Google per combattere il fenomeno del parasite SEO. Questa pratica consiste nell’approfittare della reputazione di siti autorevoli per migliorare il posizionamento di contenuti di bassa qualità. Un esempio è rappresentato da un sito di prestiti poco affidabile che potrebbe pagare un giornale rispettabile per pubblicare articoli favorevoli ai suoi servizi, danneggiando così l’integrità dell’informazione.

Le ripercussioni della policy di Google

Secondo la Commissione europea, la policy di Google penalizza ingiustamente i contenuti editoriali, abbassando la loro visibilità nei risultati di ricerca. Questo accade quando i contenuti degli editori includono materiale pubblicitario di terze parti, anche se si tratta di pratiche commerciali comuni come articoli sponsorizzati o programmi di affiliazione. La vicepresidente della Commissione, Teresa Ribera, ha espresso preoccupazione per la mancanza di equità nella gestione dei risultati di ricerca, affermando che le politiche di Google possono compromettere la capacità degli editori di generare entrate necessarie per la loro sopravvivenza.

Le voci degli editori

La società tedesca ActMeraki ha presentato un reclamo formale ad aprile 2025, sostenendo che le pratiche di Google danneggiano i siti web legittimi.

Diverse associazioni editoriali europee hanno supportato questa denuncia, evidenziando un significativo calo delle visualizzazioni dei loro articoli a seguito delle modifiche agli algoritmi. L’indagine della Commissione dovrà concludersi entro dodici mesi e stabilirà se le azioni di Google violano i principi di neutralità stabiliti dal Dma per i gatekeeper digitali.

La difesa di Google

In risposta alle accuse, Google ha difeso con forza la propria policy, affermando che essa è progettata per proteggere gli utenti europei dai contenuti ingannevoli. Pandu Nayak, chief scientist di Google Search, ha dichiarato che l’indagine è fuorviante e potrebbe avere conseguenze negative per milioni di utenti. Nayak ha sottolineato che la policy anti-spam è necessaria per evitare che gli spammer manipolino il posizionamento sui siti degli editori attraverso contenuti a pagamento.

Inoltre, ha citato una sentenza di un tribunale tedesco che ha convalidato la legittimità della policy di Google.

Il contesto delle Ai Overviews

Un’altra questione controversa riguarda le Ai Overviews, riassunti generati dall’intelligenza artificiale che si posizionano in cima ai risultati di ricerca. Questi sono stati accusati di contribuire a un ulteriore calo del traffico verso i siti di informazione. In risposta, la federazione italiana degli editori di giornali, Fieg, ha presentato una denuncia formale all’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni (Agcom) per esaminare l’impatto di queste pratiche sul numero di lettori.

Le tensioni con gli Stati Uniti e le normative globali

Questa inchiesta arriva in un periodo di tensioni crescenti tra l’Europa e le piattaforme tecnologiche statunitensi. Il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha criticato le leggi europee, definendole discriminatorie per le aziende americane e minacciando sanzioni commerciali. Già nel settembre 2025, la Commissione europea aveva multato Google per 2,95 miliardi di euro per violazioni delle norme sulla concorrenza nel settore della pubblicità digitale. Questa è stata la quarta volta che Google ha subito una sanzione miliardaria in Europa, segnando un conflitto che dura dal 2017.

Negli ultimi anni, diversi paesi hanno cercato di stabilire regole che garantiscano una giusta remunerazione agli editori per l’uso dei loro contenuti da parte delle grandi piattaforme. L’Australia è stata pioniera nel 2025 con una legge che obbliga Google e Facebook a negoziare compensi con i media locali. Anche la Francia e il Canada hanno intrapreso percorsi simili, affrontando resistenze iniziali da parte delle piattaforme, che hanno poi ceduto sotto la pressione legale.

Ora, la Commissione europea avrà un anno di tempo per completare l’inchiesta, mentre Google potrà presentare le proprie difese e proporre modifiche alle proprie pratiche per rispondere alle preoccupazioni emerse. L’esito di questo procedimento potrebbe comportare sanzioni economiche significative o l’implementazione di regole che garantiscano un trattamento equo per gli editori che utilizzano metodi legittimi per monetizzare i propri contenuti.

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Scritto da Staff

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