Le 4 applicazioni che fanno tremare i giganti del web

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Un ticchettio sintetico che simula una macchina per scrivere. Suoni giocosi lo interrompono frequentemente. Lo sguardo assorto, illuminato dal basso, mentre le dita volano frenetiche sulla tastiera dello smartphone.

Una scena comune di questi tempi. Ma se fino a qualche mese fa si poteva scommettere sull’oggetto dell’attenzione di quel giovane, oggi è più difficile. Gli sms, che hanno fatto la fortuna delle telco, hanno lasciato spazi sempre più ampi prima ai social network e, ultimamente, ad applicazioni di Instant Messaging.

Chattare” è ormai tra le principali attività svolte in mobilità. C’è chi lo fa usando i software già installati sui sistemi operativi del proprio smartphone, Apple iMessage, Google Hangout, Skype, Blackberry Messenger. Chi, invece, preferisce scaricare applicazioni di terze parti, molto in voga tra i giovani.

La più utilizzata è Whatsapp che conta ben 350 milioni di utenti attivi nel mondo (solo ad aprile erano 200 milioni) che inviano qualcosa come 11 miliardi di messaggini e 400 milioni di foto al giorno.

Ma il mercato è in fermento tanto che i suoi due maggiori competitor, Wechat e Line, nei mesi scorsi, hanno dato vita a massicce campagne pubblicitarie che hanno interessato anche il nostro paese.

WeChat, del gigante cinese Tencent proprietario di QZone, il più esteso social network dopo Facebook, ad agosto contava circa 400 milioni di utenti registrati, dei quali 236 milioni attivi ogni mese (100 milioni fuori dalla Cina).

A differenza di Whatsapp che è legato ad un numero di telefono, Wechat si basa su registrazione per cui in caso di cambio numero, la cronologia e i contatti non vengono perduti.

Oltre alla messaggistica istantanea offre chiamate audio/video, la possibilità di chattare con sconosciuti nelle vicinanze, di effettuare pagamenti e di pubblicare messaggi pubblici.

Line, popolarissimo in Giappone, può vantare 150 milioni di utenti attivi al mese che apprezzano un ambiente molto ludico. Oltre a consentire chiamate audio/video gratuite, Line mette a disposizione migliaia di “adesivi” e decine di giochi di gruppo. Come WeChat, ma a differenza di Whatsapp, si può usare anche da un computer.

L’ultimo arrivato si chiama Snapchat. Si tratta di un app di condivisione di foto con una peculiarità innovativa: dopo un tempo variabile da uno a dieci secondi dall’apertura lo “snap” (una foto cui si possono aggiungere descrizioni e disegni) scompare dalla vista del destinatario e dai server della società.Sembrerebbe una funzione come tante, ma per i teenager di oggi potrebbe essere la killer feature capace di racchiudere un’intera filosofia di vita.

Snapchat infatti funge da spazio privato, giocoso e alternativo a quelli presidiati ormai anche dagli adulti, in primis Facebook. È lo strumento per “identità liquide” che non lascia tracce, permettendo di vivere in piena libertà e con “leggerezza” le comunicazioni, visuali, tra pari, anche quelle a sfondo sessuale (il cosiddetto sexting).

Un meccanismo ludico che nasce dall’intuizione di Evan Spiegel (23 anni) e Bobby Murphy (25 anni), due studenti di Stanford che si accorsero dell’abitudine di cancellare o rimuovere i tag dalle foto su Facebook prima dei colloqui di lavoro.E così a Settembre del 2011 fece il suo debutto Snapchat, usato inizialmente soprattutto durante le ore di scuola come surrogato dei fogliettini di carta, da far circolare per scambiare le soluzioni dei compiti o prendere in giro gli insegnanti.

A due anni dal debutto l’app ha già conquistato 100 milioni di persone che si scambiano 350 milioni di foto al giorno (solo a giugno erano 200 milioni). Gli stessi volumi di Facebook o di Instagram e Flickr insieme.

Una crescita, che pur non generando ancora utili, ha messo in allarme i giganti del web. Sono di questi giorni le indiscrezioni secondo le quali i suoi creatori avrebbero rifiutato 3 miliardi si dollari da Facebook (il triplo del prezzo pagato per Instagram) e 4 da Google.

Quello che ha allarmato questi colossi è il terrore di perdere i giovani, un segmento molto importante per gli inserzionisti. In Italia, in un anno, gli utilizzatori di Facebook dai 13 ai 18 anni sono calati del 5%.

A ciò si aggiunga che alcuni di questi nuovi attori stanno già estendendo la propria offerta.WeChat e Line macinano profitti grazie alla vendita di prodotti digitali (adesivi e giochi), mentre Snapchat ha da poco lanciato “Stories”, una nuova funzione che permette agli utenti di selezionare alcune foto della propria giornata da rendere visibili per 24 ore.

Un vero e proprio attacco al concetto di timeline, cuore di ogni social network, oltre che un ghiotto invito per i brand (TacoBell ha già sfruttato “Stories” per alcune campagne di marketing).

Originariamente pubblicato su chefuturo.it
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Scritto da chef

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