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La verità sul fallimento del bike e car sharing a Palermo

Non crederai mai a cosa è successo ai programmi di mobilità di Palermo: un buco di milioni e decisioni drastiche.

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Palermo, una delle città più affascinanti d’Italia, ha recentemente preso una decisione sorprendente: ha detto addio ai servizi di bike e car sharing. Ma come è potuto accadere? In questo articolo, esploreremo le ragioni dietro il fallimento di questi programmi e cosa ci riserva il futuro della mobilità nella nostra bella capitale siciliana.

Le aspettative iniziali: un sogno di mobilità sostenibile

Quando Palermo ha lanciato i suoi programmi di bike e car sharing, le aspettative erano alle stelle. La città sognava di ridurre il traffico e promuovere uno stile di vita più green. Era un passo audace verso un futuro più sostenibile, e molti cittadini erano entusiasti di provare questa nuova forma di mobilità. Ma la realtà si è rivelata ben diversa, e non in modo positivo.

La partecipata comunale AMAT ha tentato di gestire il servizio senza rivolgersi a aziende specializzate, una scelta che si è rivelata controproducente. I conti, infatti, sono rimasti in rosso sin dall’inizio. Nel 2021 e 2022, il deficit ha raggiunto la cifra impressionante di un milione di euro. E nel 2023? Si è registrata una perdita di 660.000 euro. E l’anno prossimo, si prevede un ulteriore milione di euro di perdite, costringendo l’AMAT a prendere la difficile decisione di interrompere i servizi a partire dal 1° maggio 2025. Non crederai mai a quello che è successo!

La flotta di veicoli: un’eredità difficile da gestire

Ma la situazione non è solo finanziaria; coinvolge anche la flotta di veicoli a disposizione.

L’AMAT ha una varietà di auto, tra cui 5 Polo del 2009, 5 Opel, 4 Volkswagen Golf e 29 Up! del 2014, senza dimenticare le 9 Fiat Panda del 2015 e le 21 Renault Zoe, tutte auto elettriche. La manutenzione e il ricondizionamento di questi veicoli richiederanno un investimento notevole, stimato intorno ai 96.000 euro. E il ritorno atteso dalla vendita? Solo 300.000 euro, un’operazione che non sembra affatto vantaggiosa.

In aggiunta, l’AMAT possiede anche 44 Yaris ibride e diverse Fiat Panda ibride, per le quali si sta considerando l’ipotesi di un noleggio. Se la strategia funzionasse, potrebbe portare a un guadagno di circa 45.000 euro. Tuttavia, la vendita delle biciclette del bike sharing si presenta come una sfida ancora più ardua.

Non si tratta di e-bike, ma di normali biciclette, e la loro conversione in e-bike risulterebbe economicamente insostenibile. La risposta ti sorprenderà!

Il futuro della mobilità a Palermo: nuove opportunità?

Nonostante le difficoltà, l’amministrazione comunale non è pronta a rinunciare alla mobilità sostenibile. Si parla infatti di riproporre servizi simili, ma questa volta con una gara d’appalto per affidare il tutto ad aziende esterne, una mossa che potrebbe portare a risultati diversi e più promettenti. La domanda è: sarà questa la soluzione giusta per evitare gli errori del passato e rilanciare la mobilità a Palermo? Solo il tempo potrà dircelo.

In conclusione, la storia del bike e car sharing a Palermo è una lezione importante su come la gestione e le scelte strategiche siano fondamentali per il successo di tali iniziative. La città ha l’opportunità di imparare dai propri errori e di ripartire con nuove idee, ma il tempo dirà se riuscirà a cogliere questa occasione. E tu, cosa ne pensi? Condividi la tua opinione nei commenti! 💬

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Scritto da Staff

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