La rivoluzione digitale e le nuove sfide della televisione pubblica

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Vado a trovare Maria Pia Ammirati, direttrice di Rai Teche e responsabile dei contenuti digitali di RaiPlay, negli studi di Via Col di Lana, vicino allo storico Bar Vanni. Arrivo con un paio di minuti di ritardo, mi faccio fare subito il pass per poter entrare, prendo un ascensore diretto al quinto piano. Nel frattempo mi rigiro tra le mani il block notes su cui ho appuntato cinque o sei domande, pensando a come sarà parlare con uno dei professionisti più importanti della nostra tv. L’idea è quella di intervistarla sulle nuove sfide della televisione pubblica, dei suoi spazi digitali, del rapporto coi competitor e con un flusso di utenti sempre più variegato e sempre in aumento. La Rai sta cambiando o è già cambiata? Come ha resistito alla rivoluzione di Internet? Che vuol dire fare innovazione con l’oggetto più tradizionale degli ultimi cinquant’anni?

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LA NUOVA PIATTAFORMA DIGITALE

Maria Pia Ammirati inizia subito a parlarmi di RaiPlay, la nuova piattaforma digitale della Rai attiva dallo scorso settembre: ben 14 canali TV in diretta streaming e un’offerta di contenuti che vanno dal grande cinema alla fiction, dal live alla musica ai documentari.

«Si tratta di un lavoro di selezione molto delicato, e che non avviene mai in maniera brutale ma è sempre ancorato al tempo presente. Cerchiamo di tirare fuori il meglio facendolo emergere, scegliendolo ed evidenziandolo».

«Per un’operazione simile, quanto sono importanti gli archivi Rai?» le chiedo.

«Direi che sono preziosissimi, costituiscono la nostra fonte primaria di ricchezza. Come dico spesso, gli archivi stanno vivendo il loro Rinascimento. Funzionano, e molto, sia perché in momenti di crisi si attinge a ciò che già esiste (tecnicamente, si spende di meno: pensiamo a Rai Storia), sia perché in un momento storico simile probabilmente c’è esigenza di tornare al passato.»

«Un passato però rivisitato?»

«Sì, esatto. Rimodulato: ecco il servizio di RaiPlay, che fa un salto di qualità anche rispetto a Rai TV, on line dal 2008 e che costituisce comunque una punta avanzata dell’azienda.

Rai TV può però essere percepita come un’offerta indiscriminata, soprattutto oggi corre il rischio di apparire caotica. Il telespettatore del 2016 è invece evoluto, è esigente, è abituato a pretendere quantitativamente molto e lo vuole nella migliore qualità possibile. È quello che cerchiamo di offrire, attingendo all’intero palinsesto Rai».

90 ANNI DI RADIO E 60 DI TV

Palinsesto che non è roba da poco. Parliamo infatti di tutto ciò che è andato in onda fin dal 1952, sia via schermo che via radio. «La Rai è da immaginare come una persona adulta» mi dice Maria Pia Ammirati, dando vita a una metafora bella quanto efficace, «e questa persona adulta, con novant’anni di radio e più di sessant’anni di televisione, ora può guardare indietro e fare i conti con la sua storia»

E RaiPlay, in particolare, organizza questa storia secondo diverse prospettive, punti di vista che specializzano le eccellenze proposte e mettono in risalto i loro contributi.

Scorrendo il sito è possibile soffermarsi sulla sezione “I Favolosi”, ad esempio, oppure “Musica”, “Sguardi sul mondo”, “Alta tensione”, “Commedia italiana”, “Serie TV”, “Fiction italiana” e molte altre.

«E la ricezione da parte del pubblico?» le chiedo ancora, «da questo punto di vista, come viene recepita RaiPlay?»

«Più che bene, i nostri dati sono sempre in costante crescita. Solo nello scorso novembre abbiamo registrato un + 30%. È una sorpresa per noi, ma soprattutto è una sorpresa per chi scopre questo nuovo servizio Rai, un’azienda troppo spesso vittima di pregiudizi, accusata di non essere al passo coi tempi e di non saper tradurre le reali necessità degli utenti.»

«Com’è cambiato invece il rapporto del pubblico col nuovo modo di fare tv? È vero che il telespettatore oggi non può ancora farsi un palinsesto, ma è anche vero che l’offerta è sempre meno verticale, capace di adattarsi alle nuove prospettive. Come viene letto questo rapporto?».

TV POLICENTRICA E DINAMICA

«Il sistema classico televisivo sta inesorabilmente cambiando, e cambiano in contemporanea le generazioni, e i loro oggetti di attenzione, incluso il modo d’intendere la televisione. Questa

non è più monocentrica bensì policentrica, dinamica, in un rapporto quasi osmotico con le nuove tecnologie, con cui cerca di stare al passo.

Pensare alla tv vecchio stile, cioè la tv che ci ha fatto compagnia dagli anni ’50 al 2000, non ha più senso. Lo hanno capito i telespettatori e lo abbiamo capito ancor prima noi. A quel punto non potevamo limitarci a celebrare la morte della tv generalista. Quel che abbiamo provato e proviamo ancora a fare è concedere sempre più libertà di scelta a chi ci guarda, a partire da una gamma di contributi precedentemente selezionati.»

Infine, ultima domanda: «Come sarà la tv del futuro?»

Maria Pia Ammirati sorride lievemente. «Non so, devo pensarci. E mentre penso devo osservare attentamente come va il mondo, di cui la tv non è che un riflesso».

Originariamente pubblicato su chefuturo.it
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Scritto da chef

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