All’inizio di settembre, un evento ha scatenato un’ondata di ansia nel nord Europa: un drone russo ha violato lo spazio aereo polacco, costringendo Varsavia a invocare l’articolo 4 della NATO. Da quel momento, la regione si è trovata in uno stato di allerta continua, dove ogni oggetto volante non identificato è percepito come una potenziale minaccia. Se da un lato ci sono state conferme di violazioni, come i jet russi diretti verso Kaliningrad che hanno oltrepassato il confine estone, dall’altro spesso si è trattato di false allarmanti preoccupazioni. Un esempio emblematico è avvenuto tra il 25 e il 26 settembre, quando l’aeroporto di Aalborg in Danimarca è stato chiuso a causa di segnalazioni di droni sospetti.
Simili episodi hanno avuto luogo anche a Billund, dove lo spazio aereo è stato interrotto per circa mezz’ora, rivelandosi poi che l’oggetto avvistato era in realtà una stella brillante nel cielo.
Altri avvistamenti di droni sono stati riportati la sera di giovedì in diverse località danesi e svedesi, ma non ci sono prove chiare che possano essere associati a mezzi russi. Ad aumentare le tensioni, il Commissario europeo per la difesa e lo spazio, Andrius Kubilius, ha suggerito di costruire un muro anti-droni per proteggere l’Europa da minacce non identificate.
Risposte delle autorità aeroportuali
In risposta a tali incertezze, le autorità aeroportuali hanno deciso di chiudere gli scali come misura precauzionale. Questa decisione, sebbene paralizzi il traffico aereo, è ritenuta necessaria per evitare il rischio inaccettabile, sia dal punto di vista politico che operativo, di sottovalutare una reale minaccia. Gli standard stabiliti dall’International Civil Aviation Organization (ICAO) prevedono tre fasi di emergenza per le minacce alla sicurezza aerea: incertezza (Incerfa), allerta (Alerfa) e pericolo (Detresfa).
La gestione delle emergenze
In caso di avvistamenti di droni, si attiva la fase di allerta, come indicato nell’Annesso 12 della Convenzione di Chicago. Questa fase segnala una situazione di preoccupazione per la sicurezza di un aeromobile e dei suoi passeggeri. Tuttavia, il manuale ICAO sui droni, intitolato Drone Incident Management at Aerodromes, sottolinea che la chiusura degli aeroporti dovrebbe essere considerata solo come misura di ultima istanza. Si stima, infatti, che una sospensione di 30 minuti in uno dei dieci principali scali europei possa comportare costi compresi tra 325.000 e 514.000 euro.
Le sfide legali e tecnologiche
Le normative europee riguardanti l’abbattimento di un drone presentano ambiguità legali significative. Secondo uno studio sui sistemi di difesa contro i droni in Europa, una delle principali sfide consiste nella gestione delle attività di droni non autorizzati.
Le agenzie di controllo aereo si trovano spesso in difficoltà, poiché non hanno l’autorità per neutralizzare i droni, anche in presenza di minacce evidenti. Questa limitazione è attribuibile a severe normative sulla sicurezza aerea e sulla protezione dei dati, che offrono poca chiarezza sulle azioni da intraprendere.
Tecnologie di neutralizzazione
Il Airports Council International ha documentato diverse tecnologie disponibili per la neutralizzazione dei droni, incluse tecniche di disturbo elettronico, manipolazione remota per il controllo del drone e mitigazioni cinetiche, come l’uso di armi convenzionali per abbattere i droni. Tuttavia, le normative variano da paese a paese, rendendo molte soluzioni potenzialmente non utilizzabili per motivi legali. In questo contesto, il progetto europeo Courageous, sviluppato da Interpol, ha l’obiettivo di standardizzare le metodologie necessarie per testare e selezionare i sistemi di contromisure per il rilevamento e il tracciamento di droni in spazi aerei protetti.