Io, Generazione Ypsilon e il diritto di accesso a Internet

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Adesso è ufficiale: la Petizione 0755/2013, di cui sono promotore, è stata iscritta nel progetto di ordine del giorno della riunione della Commissione per le petizioni prevista il 10.10.2016 (streaming qui). Non sembra vero, eppure sono passati circa 3 anni da quando è stata proposta e dichiarata ricevibile dalla Commissione parlamentare (era il 19 dicembre 2013). Nel frattempo, sono cresciuto umanamente e professionalmente: si è consolidata dentro di me la convinzione di intensificare ancora di più gli studi nel settore giuridico del diritto digitale, che mi vedono impegnato sia nell’ambito dell’attività di Dottorato di Ricerca che attualmente svolgo (naturalmente con un progetto di ricerca dedicato a Internet), sia come attivista digitale, mediante l’impegno sociale da Presidente di Generazione Ypsilon e da Promotore del sito Dirittodiaccesso.eu, per diffondere i benefici delle nuove tecnologie in Sicilia.

UN INTERESSE NATO PER CASO

Un interesse nato quasi per caso nel lontano 2010 che oggi rappresenta un’autentica passione della mia vita. Credo fortemente nell’impatto sociale delle tecnologie digitali e sono fermamente convinto che la progressiva e generalizzata diffusione della cultura digitale sia in grado di realizzare un significativo miglioramento delle condizioni economiche e politiche esistenti.

Ho scelto di impegnarmi attivamente per migliorare il territorio in cui sono nato e cresciuto

In nome di questa visione ho scelto di impegnarmi attivamente per migliorare il territorio in cui sono nato e cresciuto: la tentazione di emigrare ogni tanto emerge, immaginando di cercare fortuna altrove nella speranza di lasciarmi alle spalle questa maledetta crisi, come problema non più mio ma di quei “poveri” siciliani che sono costretti a rimanere in Sicilia.

Ma è una tentazione tenue, momentanea che svanisce completamente di fronte al desiderio di fare qualcosa di concreto per la mia comunità.

In questi anni, ho ideato proposte, organizzato iniziative, elaborato casi di studio con l’obiettivo primario di mettere al centro del dibattito pubblico e dell’agenda politica siciliana il tema strategico del digitale.

PROGETTO DI MODIFICA DIGITALE

Ripercorrendo le principali tappe del progetto Dirittodiaccesso, sono orgoglioso di aver contribuito a realizzare insieme a tanti altri giovani attivisti siciliani questo meraviglioso percorso di crescita professionale, umana e sociale che ha visto il gruppo GY sempre più in grado di sensibilizzare l’opinione pubblica con frequenti iniziative che oggi identificano la mission della nostra organizzazione: il progetto di modifica digitale dello Statuto comunale della Città di Catania; il D.L.

874/2014 per l’introduzione del diritto di accesso ad Internet nello Statuto della Regione Siciliana, i numerosi Report elaborati in materia di trasparenza, OpenGov e OpenData e tanto altro ancora promosso e realizzato in questi anni.

Rispetto a quanto fatto, l’imminente esame della petizione europea rappresenta l’ultima tappa importante di questo percorso: proprio da questa iniziativa è nato il progetto Dirittodiaccesso e la sua evoluzione nel corso del tempo.

In prossimità della seduta della Commissione per le Petizioni, ho scritto un documento per sostenere ulteriormente le ragioni della proposta. Credo che la questione relativa alla configurazione giuridica di Internet assuma una notevole rilevanza applicativa con l’avvento della rivoluzione digitale, in cui le Information Technologies sono in grado di trasformare la società nel suo complesso, modificando le tradizionali dinamiche della cultura, dell’economia, della società e della politica. Poiché accedere alle tecnologie digitali significa per ogni individuo esercitare i propri diritti individuali e sociali nella dimensione virtuale della Rete, nella società digitale, si pone il problema di definire un’adeguata governance della Rete funzionale ad assicurare un’effettiva inclusione degli individui, evitando l’insorgere di una grave forma di diseguaglianza sociale che configura un preoccupante fattore di discriminazione e di esclusione socio-digitale.

LA DIFFUSIONE DELLA CONNETTIVITA’

Il rilevante impatto di tali implicazioni trova conferma nel Rapporto DESI (Digital Economy and Society Index), giunto alla sua terza edizione e pubblicato dalla Commissione europea ogni anno per monitorare lo stato reale della digitalizzazione degli Stati membri in base a cinque specifici parametri, che consentono di descrivere per ogni paese le condizioni effettive di diffusione della connettività, delle competenze digitali, della capacità d’uso di Internet nelle concrete attività online da parte dei singoli cittadini, dell’integrazione e dello sviluppo delle tecnologie digitali e dei servizi pubblici digitali erogati via web dalle PA, nell’ambito di una classifica generale sul livello delle prestazioni digitali esistenti in ogni Stato membro Ue.

SCENARIO DA DIGITAL DIVIDE

Nonostante un esiguo incremento della percentuale statistica generale, che consente all’Europa di raggiungere un punteggio pari a 0,52 nel 2016 rispetto ai 0,50 del 2015 nel contesto di un frammentato miglioramento dell’economia digitale, il Report evidenzia sviluppi non omogenei e irregolari, che configurano un preoccupante scenario da digital divide globale “a macchia di leopardo”, destinato ad alimentare rilevanti differenze socio-economiche nel continente europeo, con dirette ripercussioni negative sulla concreta attuazione del mercato unico digitale e sull’integrale raggiungimento degli obiettivi previsti dall’Agenda Digitale Europea.

Resta sullo sfondo ed è destinato a consolidarsi il gap digitale tra Paesi tecnologicamente virtuosi, (come Danimarca, Svezia, Paesi Bassi, Germania, Estonia e Finlandia) che primeggiano nel processo di innovazione digitale, con un effetto decisamente trainante nello scenario digitale europeo e Paesi in costante ritardo digitale (come Croazia, Italia, Grecia, Bulgaria, Lettonia, Slovenia e Romania), in condizioni di sviluppo particolarmente lente, sempre più in ritardo con il resto dell’Europa.

Il divario digitale globale preclude le potenziali prospettive di crescita economica e sociale

In considerazione dei dati menzionati e alla luce della stretta ed oggettiva correlazione che intercorre tra diffusione delle tecnologie digitali e sviluppo del sistema socio-economico, emerge l’obiettivo strategico generale di rimuovere il divario digitale globale, che preclude le potenziali prospettive di crescita economica e sociale oggi sempre più influenzate dall’efficace sfruttamento delle tecnologie digitali.

In tale prospettiva, si deve prendere atto della reiterata inefficacia, rispetto al panorama prima evidenziato, della disciplina normativa derivata di fonte secondaria che ha determinato effetti applicativi disomogenei, con il risultato di vanificare la portata innovativa della strategia europea: per ultimo, a mio avviso, anche il recente Regolamento 2015/2120 del Parlamento europeo e del Consiglio del 25 novembre 2015 in materia di accesso ad Internet e neutralità della Rete sembra, infatti, concentrarsi esclusivamente sulle condizioni di fornitura dei servizi di accesso alla Rete Internet, trascurando le delicate implicazioni cognitive del divario digitale.

LA UE E IL DIRITTO DI ACCESSO A INTERNET

Per tale ragione, ritengo che il riconoscimento del diritto di accesso ad Internet tra i principi fondamentali dell’Unione europea, mediante un intervento di modifica del Trattato sull’Unione europea rappresenti un intervento in grado di risolvere una volta per tutte le conseguenze negative del digital divide globale esistente a livello europeo, in modo da promuovere un mercato unico digitale e migliorare l’alfabetizzazione digitale, soprattutto nei confronti delle categorie più a rischio di esclusione digitale: soggetti anziani (cd. “digital divide intergenerazionale”), donne non occupate o in particolari condizioni (cd. “digital divide di genere”), immigrati (cd. “digital divide linguistico-culturale”), persone con disabilità, persone detenute e in generale coloro che, essendo in possesso di bassi livelli di istruzione, non sono in grado di utilizzare gli strumenti informatici.

IL RISCHIO: UNA UE A DUE VELOCITA’

In assenza di un intervento normativo di questa portata, infatti, il rischio inevitabile è quello di realizzare un’Europea a due velocità, in cui ciascun Paese intraprende un proprio percorso differenziato nella predisposizione di strategie nazionali digitali, con l’inevitabile duplice esistenza di cittadini europei di “seria A” (inclusi digitali) e cittadini europei di “serie B” (esclusi digitali).

L’Unione Europea può vivere una straordinaria stagione riformatrice, in un momento storico di forte sfiducia dei cittadini nei confronti delle istituzioni europee: un’Europa che non sia più nell’immaginario delle persone soltanto e semplicemente considerata il baricentro della commistione di interessi burocratici e bancari sempre più distanti dalle concrete dinamiche della vita sociale, ma un’Europea creativa, innovativa e visionaria che, garantendo il riconoscimento del diritto di accesso ad Internet tra i principi fondamentali, formalizza la rilevanza fondamentale di un valore di cui una moderna società non può fare più a meno, ossia l’accesso ad Internet, così da cancellare l’immagine di un continente a due velocità in cui un’Europa flessibile e moderna viaggia a pieno ritmo grazie alla diffusione di risorse digitali creando lavoro e sviluppo, ma un’altra Europa vive al contempo in un’endemica situazione di arretratezza tecnologica, che preclude la possibilità di miglioramento degli standard economici e sociali esistenti.

ANGELO ALU’

Dirittodiaccesso.eu

IL TESTO DELL’ARTICOLO

Introduzione del nuovo articolo 3-bis del Trattato sull’Unione europea (“diritto di accesso ad Internet nella Società europea dell’Informazione”) recante norme volte al riconoscimento del diritto di accesso ad Internet. Dopo l’articolo 3 TUE è inserito il seguente articolo:

«L’Unione europea promuove la libertà e la parità di accesso ad Internet, garantendo a tutti i cittadini europei la piena disponibilità delle infrastrutture di comunicazione e di informazione attraverso cui si realizza lo sviluppo della società dell’informazione. L’Unione europea incoraggia il perseguimento dei vantaggi offerti dalla rivoluzione digitale per assicurare la realizzazione del progresso sociale caratterizzato dal miglioramento della qualità di vita dei cittadini, delle condizioni dei lavoratori, della crescita economica e della competitività globale dell’industria e dei servizi europei. L’Unione europea assicura che ogni individuo abbia uguale diritto di accesso alle nuove tecnologie dell’informazione e della comunicazione, per creare un ambiente favorevole nel quale si possano sviluppare abilità e servizi informatici. L’Unione europea promuove una società e un’economia basate su Internet per garantire una partecipazione attiva ed efficiente su e attraverso Internet. L’inclusione sociale implica la possibilità di accesso e l’uso effettivo delle tecnologie digitali. I cittadini europei devono avere accesso online diretto e interattivo a conoscenze, istruzione, formazione, amministrazione, servizi sanitari, cultura, attività ricreative, servizi finanziari. L’Unione europea costruisce e rafforza un modello sociale europeo caratterizzato dalle tecnologie dell’informazione e della comunicazione, per uno sviluppo sostenibile di una società basata sulla conoscenza più competitiva del mondo. L’accesso ad Internet può essere limitato solo per ragioni necessarie motivate e proporzionali al pericolo da evitare e che siano compatibili con il carattere aperto e globale di Internet. L’Unione europea combatte il divario digitale e le disuguaglianze digitali, garantendo che donne e uomini abbiano parità di accesso effettivo, rapido e sicuro a Internet per imparare, usare e organizzare gli strumenti tecnologici. L’Unione Europea afferma e promuove un’Europa digitale informaticamente alfabetizzata basata sull’inclusione sociale, diminuendo il divario tra ricchi e poveri nella società europea. Nelle relazioni con gli Stati membri l’Unione europea promuove e incoraggia la democrazia digitale per valorizzare la cittadinanza attiva, evitando qualsiasi forma di censura o filtraggio, nel rispetto delle competenze che le sono attribuite dai trattati».

Originariamente pubblicato su chefuturo.it
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