Io e un prof come Faggin: cosa ho imparato a San José

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Ad ottobre dello scorso anno sapevo che Federico Faggin si trovava a Vicenza, la sua città natale. Desideravo conoscerlo da tempo. Gli scrissi una mail, poche righe, in cui mi presentavo e, soprattutto, in cui gli chiedevo di poterlo incontrare per chiedergli dei consigli. Credevo che non mi avrebbe risposto e, invece, l’indomani ricevo la sua risposta con l’appuntamento. All’incontro arrivo piuttosto agitato. La mamma mi conforta dicendo che mi dedicherà al massimo una ventina di minuti. Invece, un’ora di colloquio serrato, denso, in cui devo dare il massimo. Il Prof. Faggin mi mette alla prova, ma alla fine afferma in maniera chiara e perentoria: “Anche se sei ancora giovane non perdere altro tempo, l’estate prossima devi venire in Silicon Valley, per respirarne l’aria e la cultura”.

Cesare Cacitti con Federico Faggin

FAGGIN E IL MICROCHIP

E ho trascorso l’estate a San Josè: ho lavorato, molto, ma soprattutto ho capito che cosa intendeva dire il professore. E naturalmente aveva ragione. Ma non voglio parlare delle mia esperienza estiva, quanto piuttosto di lui, definito da molti l’Enrico Fermi del digitale, l’uomo, che con le sue invenzioni ha contribuito al progresso dell’umanità.

Tutti sappiamo che è l’inventore del microchip, del touchpad e touchscreen. Ma ciò che forse non tutti sanno è quanti microchip sono stati venduti nel mondo

Dopo la parentesi estiva, l’ho reincontrato qualche tempo fa a Isola Vicentina, il paese in cui ha frequentato le scuole elementari, dove ha parlato di quello che ha fatto, ma soprattutto di quello che sta facendo.

Tutti sappiamo che è l’inventore del microchip, del touchpad e touchscreen. Ma ciò che forse non tutti sanno è quanti microchip sono stati venduti nel mondo. Nemmeno lui sa esattamente quanti: la cifra oscilla tra i due e i venti miliardi! La cosa bella è che quando ha dato questi numeri, si è illuminato e si è battuto i pugni sul petto, in segno di vittoria!Poi ha raccontato che per cinque anni nessuna azienda di telefoni si è dimostrata interessata alla tecnologia touchscreen, finchè la Apple ne ha capito l’importanza. Ma voleva l’esclusiva. E Faggin ha risposto picche (a Steve Jobs!). Apple a quel punto ha messo in campo tutte le sue risorse e ha creato in house la tecnologia, ma a quel punto tutte le altre aziende, dovendo rincorrere la Apple, sono diventate clienti di Faggin (Synaptics fattura quasi due miliardi di dollari).

IL COMPUTER, L’UOMO, L’ENERGIA

Nel 2008 la svolta. Si ritira dal mondo degli affari per dedicarsi allo studio della consapevolezza. E nel 2011 fonda la “Federico and Elvia Faggin Foundation”, un’organizzazione no-profit dedicata allo studio scientifico della coscienza, attraverso il finanziamento di programmi di ricerca teorica e sperimentale presso le più prestigiose università statunitensi. Faggin, contrariamente a molti scienziati, ritiene che il computer non supererà l’uomo. “E’ la consapevolezza l’aspetto umano che ci distingue in maniera fondamentale dai nostri computer. La consapevolezza è una proprietà irriducibile dell’energia di cui è fatto tutto ciò che esiste. Non è la materia a creare la consapevolezza, ma è invece il contrario: la materia è creata da questa energia primaria che è consapevole in partenza. L’energia del Big Bang, ovvero l’energia che contiene i semi dello spazio, del tempo e della materia, secondo me contiene anche il seme della consapevolezza. L’energia di cui tutto è fatto, è un’energia illuminata all’interno di se stessa”.

Ho molta più paura della cattiveria e ingordigia umana che non dei pericoli dell’intelligenza artificiale

Il professore dichiara “Questa mia posizione non è molto lontana dai Veda (testi sacri indiani risalenti al XX sec. a.C.). La differenza è che io voglio fare scienza. Voglio partire da questo principio e sviluppare una teoria matematica alternativa della realtà, partendo da principi cognitivi anziché materialistici. La speranza è che una tale teoria sia superiore alle teorie contemporanee, nel qual caso sarà anche possibile unificare finalmente il mondo interiore con quello esteriore in una teoria monistica che non sia puramente materialista. In America molti pensano che sia possibile fare macchine pensanti e autonome che potrebbero ribellarsi all’uomo e distruggerlo. La mia paura non è questa. La mia paura è che macchine sempre più avanzate vengano usate dall’uomo contro l’uomo. Ho molta più paura della cattiveria e ingordigia umana che non dei pericoli dell’intelligenza artificiale. Noi non siamo semplicemente delle macchine. Se pensiamo di essere semplicemente delle macchine, ci comporteremo come tali, e questo è a mio avviso il pericolo più grave che abbiamo davanti a noi. La macchina è riduttiva, l’uomo è olistico. E la grandezza umana sta nell’amplificare ciò che abbiamo dentro”.

TECNOLOGIA, MEZZO E FINE

Lo scienziato Faggin chiude l’incontro rivolgendo queste poche parole ai giovani presenti:

“Il denaro è come la tecnologia: un mezzo per raggiungere un fine”.

In meno di un’ora ha sintetizzato millenni di filosofia e secoli di scienza in un linguaggio semplice e comprensibile. Un grande uomo.

CESARE CACITTI

Originariamente pubblicato su chefuturo.it
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