In Silicon Valley, dove la singolarità cambierà la vita di tutti

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La nozione di singolarità comincia con il leggendario scrittore di fantascienza Vernor Vinge, quando in un testo del 1993, promuove il termine singularity sostenendo che in circa 30 anni l’uomo sarebbe stato in grado di creare una super intelligenza artificiale che potrebbe sorpassare quella umana. Per me è stata la conferenza TED del 2009 e il libro di Ray Kurtzwieil, “The Singularity is near” a farmi concentrare sul concetto di curva esponenziale delle tecnologie emergenti.

Qualche mese fa, immersa in ricerche per la mia tesi che si focalizza sul ruolo dei media in un ecosistema transumano (suona meglio in inglese, ndr) ho deciso di iscrivermi all’Executive Program di Singularity University.

Premetto che non sono una scienziata né un ingegnere, sono solo molto curiosa e alla ricerca di un nuovo entusiasmo adolescenziale.

Visto che gli argomenti trattati sono Intelligenza artificiale, biotecnologie, nanotech, robotica, biocomputing, etc, ancora oggi, mentre sono sul Caltrain, il treno che attraversa la Silicon Valley, mi chiedo “cosa ci vado a fare? chissà cosa imparerò!”.

La gente che affolla il treno é particolare, direi riconoscibile, geeks, mamme di nerds, un paio di ragazzi in kilt, tutti immersi nella propria individualità che sia libro, tecnologia, musica. E poi biciclette, tante biciclette.

Continuiamo verso Mountain View; arriviamo a Palo Alto, fermata di Stanford University dove scendono tutte le biciclette. L’atmosfera cambia, stiamo andando nel posto, come dice Rob Nail, CEO di Singularity university, piu’ “nerd dei nerd”.

Arrivo a Mountain View e, devo dire con una certa emozione chiedo al taxi di portarmi alla Nasa; perché Singularity University (SU) è nel parco Nasa, tra la Carnagie Mellon e l’headquarter di Google.

Sarei voluta arrivare in Silicon Valley qualche anno fa, quando vivevo negli Usa, adesso è forse un po’ tardi. Ma poi mi dico che forse è il momento giusto, e che magari tornerò a casa con “un’idea per influenzare un miliardo di persone”, come dice il claim di Singularity University.

Incontro i miei compagni di studi: differenti background, età, paese di provenienza ma tutti con la stessa luce negli occhi e con la consapevolezza che alla fine della settimana, -no matter what- la nostra vita sarà cambiata.

Iniziamo il “giorno zero” con una visita al parco della Nasa, datato anni Trenta e che sembra il set abbandonato di un film di guerra. Svetta lo spettacolare e gigantesco Hangar1, la più estesa struttura nel mondo ed ex casa dello space Shuttle.Si inizia.

Salim Ismail, “ambasciatore globale” di SU e moderatore del corso ci assicura che alla fine della settimana di “reclusione”, il concetto di – how to improve/impact lives of billions of people – farà parte della nostra strategia di business, ma anche di vita.

SU non è un’università accreditata perché per essere un ente accademico riconosciuto è necessario creare un programma e mantenerlo per anni. Il programma di SU evolve invece ogni 6 mesi.Per Peter Diamandis, primo speaker ed ingegnere, fisico, conosciuto per la sua passione per lo spazio e per aver creato Prize X, “l’evoluzione dell’essere umano é da oltre 150.000 locale e lineare”. Di conseguenza, il cervello è programmato per essere lineare. Ma nei prossimi decenni il cambiamento crescerà in maniera così esponenziale, da non poter prevedere cosa succederà.

Ogni settore è potenzialmente influenzato dalla convergenza tra scienza e technologia. Nel 2020, continua Diamandis, l’economia mondiale sarà arricchita da tre miliardi di nuovi utenti. Società lineari e di successo di oggi saranno soppiantate da piccoli team agili che avranno la possibilità di influenzare un miliardo di persone.

La crescita esponenziale delle nuove tecnologie trasformerà ogni settore; dall’energia alla formazione, dalla medicina alla finanza, dalla politica all’etica.

Con questo concetto eccitante e spaventoso, siamo chiamati alla prima sfida dopo cena: un esercizio/competizione di team building in 18 minuti con il task di costruire la più alta struttura con 20 spaghetti, un cordino e un metro di scotch tape. In cima deve svettare un marshmallow.

Il mio team non ha vinto. Peccato. Il premio é un piccolo elicottero drone telecomandato con una camera HD sul tetto. E questo è solo il day zero.

Originariamente pubblicato su chefuturo.it
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Scritto da chef

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