Nell’inverno napoletano, i vicoli storici si trasformano in un mosaico di volti e colori, dove i turisti affollano la famosa via San Gregorio Armeno, nota per i suoi presepi artigianali. Tuttavia, questa scena vivace nasconde un problema crescente: l’overtourism, il turismo di massa che sta mettendo a dura prova la quotidianità dei residenti. Ogni anno, tra bancarelle di souvenir e statue di Maradona, i visitatori si muovono a fatica, smartphone alla mano, catturando ogni istante da condividere sui social media.
Le conseguenze del turismo eccessivo
Il fenomeno dell’overtourism non è nuovo e ha colpito città come Venezia e Barcellona, ma Napoli sembra vivere una situazione unica. Attualmente, l’antico centro abitato è invaso da visitatori che, sebbene portino un indotto economico, mettono a rischio l’identità della città e la qualità della vita dei suoi abitanti.
Le strade, progettate per accogliere una comunità, si trasformano in un palcoscenico turistico dove la vera essenza napoletana rischia di perdersi.
La voce dei residenti
Anna Fava, filologa e attivista, definisce questo processo come disneyfication, un termine che descrive la trasformazione di Napoli in un parco tematico. Le testimonianze di chi vive in centro raccontano di una crisi d’identità, di una quotidianità stravolta dalla presenza costante di turisti. Alcuni residenti lamentano che, in caso di emergenze, le ambulanze non possono accedere ai vicoli congestionati.
Le iniziative del Comune e le reazioni
Nel tentativo di gestire il fenomeno, l’amministrazione comunale ha recentemente istituito un Osservatorio sul turismo urbano, per monitorare i flussi di visitatori e le loro abitudini. Secondo i dati forniti, il turismo sarebbe controllabile e positivo per la città, con un aumento dei soggiorni medi e una destagionalizzazione.
Tuttavia, i metodi di raccolta delle informazioni sono stati criticati, poiché non distinguono tra diversi gruppi di residenti e aree della città.
Le divergenze d’opinione
Le opinioni tra i napoletani sono contrastanti. Un barista di Materdei afferma che i turisti sono diventati i suoi migliori clienti, mentre altri cittadini chiedono regole più severe per tutelare il loro stile di vita. La questione si fa complessa: il turismo ha sicuramente portato benefici economici, ma a quale costo per la comunità locale?
Il futuro di Napoli tra turismo e autenticità
Napoli ha sempre avuto una vocazione turistica, ma è fondamentale chiedersi quanto turismo possa sostenere senza compromettere la propria autenticità. I ristoranti, in un tentativo di attrarre i visitatori, spesso ricreano atmosfere artificiali che snaturano la vera cultura culinaria partenopea.
Secondo il sociologo Francesco Calicchia, il centro storico sta diventando un centro commerciale a cielo aperto, perdendo la sua connotazione di quartiere vivo.
Le discussioni sul lavoro nel settore turistico evidenziano ulteriori contraddizioni. I profitti generati dal turismo non vengono distribuiti equamente, e molti lavoratori sono costretti a vivere con salari insufficienti, mentre il costo della vita continua a salire. Diverse associazioni locali denunciano questa situazione, sottolineando che il turismo non deve diventare un’asta che svende la città al miglior offerente.
Infine, via San Gregorio Armeno, un tempo simbolo dell’artigianato napoletano, è ora il fulcro di queste tensioni. Negli anni ’80, era un’area poco frequentata, ora è diventata una meta turistica affollata. Questo cambiamento, avvenuto nel corso dell’ultimo decennio, ha portato a un’evoluzione radicale dell’immagine di Napoli, ma non senza costi.
La sfida per il futuro sarà trovare un equilibrio tra l’accoglienza dei turisti e la salvaguardia dell’identità culturale della città.

