Un piano ambizioso per la ricostruzione della Striscia di Gaza, devastata da conflitti e distruzioni, è recentemente emerso. Questo progetto, presentato a funzionari dell’amministrazione Trump, ha suscitato numerose polemiche, poiché include nomi e loghi di oltre venti aziende, molte delle quali affermano di non essere state informate della loro associazione con l’iniziativa.
La proposta è stata elaborata da un gruppo di imprenditori, che ha contribuito alla fondazione della Gaza humanitarian foundation (Ghf). Questa organizzazione è diventata il fulcro della distribuzione degli aiuti nella regione, anche se non senza controversie. Il progetto suggerisce l’istituzione di un fondo denominato Gaza reconstitution, economic acceleration and transformation, abbreviato in Great.
Il contenuto del piano di ricostruzione
All’interno della documentazione presentata, i loghi di aziende come Tesla, Amazon Web Services e Taiwan Semiconductor Manufacturing Company (Tsmc) sono stati associati a una serie di obiettivi che evidenziano i vantaggi di un potenziale investimento del settore privato nella regione.
Tra le proposte vi è la costruzione di infrastrutture fondamentali, come centri di dati e gigafactory.
Utilizzo non autorizzato dei marchi
Wired ha contattato le 28 aziende menzionate nel piano, ma nessuna di esse era a conoscenza della sua inclusione nel documento. Otto di queste aziende hanno risposto, dichiarando di non aver mai avuto comunicazioni con i redattori della presentazione e di non aver autorizzato l’uso dei propri marchi. Arvid Stigland, responsabile delle pubbliche relazioni di Ikea, ha affermato: “Non abbiamo approvato l’uso del logo Ikea in questo contesto”. Anche Tsmc ha negato ogni legame, confermando che non era stato dato alcun consenso per l’uso del proprio nome.
Il ruolo della Ghf nella distribuzione degli aiuti
La Ghf, fondata all’inizio del 2025, si è assunta il compito di gestire la distribuzione di cibo e assistenza medica nella Striscia.
Tuttavia, l’organizzazione è stata criticata da Medici senza frontiere, che l’ha accusata di bypassare i sistemi delle Nazioni Unite per la distribuzione degli aiuti. Accuse gravi sono state mosse anche da un ex appaltatore della Ghf, che ha denunciato attacchi contro civili palestinesi disarmati, un fatto che la fondazione ha respinto con fermezza.
La proposta di un’amministrazione multilaterale
Il piano prevede che il Great Trust gestisca una amministrazione multilaterale guidata dagli Stati Uniti nella Striscia di Gaza. La Ghf giocherebbe un ruolo cruciale nell’affidare contratti a privati per la distribuzione degli aiuti, la gestione della sicurezza e la costruzione di aree residenziali temporanee, in coordinamento con le Forze di Difesa Israeliane (Idf).
Influenza e reazioni al piano
Le modalità di approvazione di questi piani da parte dell’amministrazione Trump rimangono poco chiare, ma i redattori del documento sembrano avere un peso significativo in Israele. Fonti indicano che il progetto è stato creato da Michael Eisenberg e Liran Tancman, due imprenditori influenti nella rete di affari israeliani, molti dei quali hanno legami con la Ghf.
Critiche e piani alternativi
Il piano di ricostruzione non è l’unico al vaglio; l’ex primo ministro britannico Tony Blair sta lavorando a un progetto alternativo, che prevede la creazione di un’autorità per la promozione e lo sviluppo economico a Gaza. Altri gruppi, come Palestine Emerging, hanno presentato piani per una strategia di sviluppo a lungo termine per la ricostruzione della Striscia.
Si evidenzia la necessità urgente di aumentare la quantità di cibo e aiuti medici che entrano a Gaza, dato che le restrizioni israeliane sui camion umanitari sono state particolarmente severe. Secondo stime recenti, solo 20 camion di aiuti al giorno riescono ad entrare, ben al di sotto delle necessità della popolazione.
Il piano di ricostruzione di Gaza si trova al centro di un acceso dibattito, e le sfide legate alla sua attuazione, insieme alle accuse di utilizzo non autorizzato di marchi aziendali, richiedono una riflessione approfondita e un approccio condiviso per garantire un futuro migliore per la regione.