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I tassisti e la loro sorprendente protezione contro l’Alzheimer

Uno studio di Harvard rivela i benefici cognitivi del lavoro di tassista

Tassista al volante con simboli di protezione cerebrale
Scopri come i tassisti possono avere una protezione sorprendente contro l'Alzheimer.

Il legame tra professione e salute cerebrale

In un mondo dove i rischi professionali sono una realtà quotidiana, emerge un aspetto sorprendente legato alla professione di tassista. Secondo uno studio condotto da ricercatori di Harvard, il lavoro di tassista potrebbe offrire una forma di protezione contro l’Alzheimer. Questo fenomeno è attribuito all’intensa attività cognitiva richiesta per orientarsi nelle complesse strade delle città, che stimola l’ippocampo, una parte cruciale del cervello associata alla memoria.

La ricerca di Harvard e i suoi risultati

Lo studio ha analizzato i certificati di morte di oltre nove milioni di persone, esaminando circa 443 categorie professionali. Tra queste, i tassisti hanno mostrato una percentuale sorprendentemente bassa di decessi legati all’Alzheimer. Solo l’1,3% dei tassisti nel campione è deceduto per cause riconducibili a questa malattia, rispetto a una media generale dell’1,69%.

Anche gli autisti di ambulanza, con un tasso dello 0,74%, hanno mostrato risultati simili, suggerendo che l’attività di navigazione spaziale possa avere effetti protettivi.

Il ruolo dell’ippocampo e della memoria

L’ippocampo è fondamentale per le capacità di orientamento e memoria. Studi precedenti hanno dimostrato che nei tassisti londinesi, questa struttura cerebrale tende a essere più grande rispetto alla media, grazie all’intenso allenamento mentale richiesto per superare il rigoroso esame conosciuto come The Knowledge. Questo test obbliga i candidati a memorizzare migliaia di strade e punti di interesse, un’attività che potrebbe contribuire a mantenere l’ippocampo in salute e, di conseguenza, a ridurre il rischio di Alzheimer.

Considerazioni finali e futuri sviluppi della ricerca

Nonostante i risultati incoraggianti, i ricercatori avvertono che questi dati non devono essere interpretati come una certezza.

La ricerca è di natura osservazionale e non stabilisce un legame causale diretto. Gli autori dello studio sottolineano l’importanza di ulteriori indagini per comprendere meglio come l’attività cognitiva possa influenzare il rischio di Alzheimer. Pertanto, mentre il lavoro di tassista potrebbe offrire vantaggi cognitivi, è fondamentale continuare a esplorare questa affascinante connessione tra professione e salute cerebrale.

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