Facebook è meglio di un curriculum via mail per trovare lavoro

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In Italia il lavoro si trova grazie ai social network. Facebook non serve solo per postare fotografie dell’ultimo viaggio al mare o stati d’animo ma anche per trovare un’occupazione. Ancor più LinkedIn. A fare la fotografia di questo “nuovo” mondo è la Adecco che in collaborazione con l’Università Cattolica di Milano ha presentato la ricerca “Il lavoro ai tempi del #SocialRecruiting”. Il dossier è stato possibile indagando su 1500 recruiter provenenti da 24 Paesi e oltre 17.000 persone in cerca di lavoro.

In Italia, in modo particolare, la ricerca è stata condotta su 7.597 candidati e 269 selezionatori. I risultati sono sorprendenti: il 67% degli intervistati del nostro Paese ha confermato di usare i social network per cercare lavoro (nel 2013 erano il 53%).

Al primo posto nella classifica dei social più usati è LinkedIn con il 41%, seguito da Facebook con il 23%. Nell’ultimo anno il 55% degli intervistati ha diffuso il proprio curriculum attraverso i social media e il 7% ha trovato lavoro grazie proprio ad un clic (erano rispettivamente il 30% e il 2% nel 2013). Ma qual è l’identikit di chi cerca un posto mettendosi davanti al personal computer?

Il primo dato che non può lasciarci indifferente e soprattutto non può lasciare a occhi chiusi chi insegna, è che il 75% che usa i social per cercare lavoro è nato dopo il 1981 e ha un livello d’istruzione alto: l’85% ha un master o dottorato e l’82% una laurea. In Italia sono le donne che usano mediamente di più rispetto agli uomini i social media, tanto in generale quanto per la ricerca di occupazione.

Va detto che a provare questa strada sono soprattutto coloro che sono alla ricerca del primo impiego (80%) e gli occupati (75%) che vogliono migliorare la loro posizione. Meno usato, ma di poco, dai disoccupati che si attestano al 72%. Interessante notare anche come l’utilizzo dei social media per trovare un impiego sia ovviamente correlato al livello di competenza digitale che in Italia è piuttosto limitato: un problema che ancora una volta interpella la Scuola italiana e chi in questo momento presiede il Ministero della Pubblica Istruzione. E’ chiaro, infatti, da questi dati che stiamo pagando un pesante dazio a causa della mancata formazione degli insegnanti sul tema.

I dati forniti dalla ricerca confermano anche l’efficacia dei social media nell’incontro domanda-offerta di lavoro: rispetto al totale degli intervistati, il 56% ha distribuito il proprio curriculum e il 23% è stato contattato almeno una volta da un recruiter mediante tali strumenti.

Come abbiamo detto sopra, inoltre, il 7% ha trovato lavoro. Viene contattato maggiormente un candidato con un master o un dottorato ma sono le persone con un titolo di studio più basso a presentare i tassi più alti di incontro tra domanda – offerta di lavoro online.

Vista dall’altra parte, ovvero dal punto di vista dei selezionatori, la ricerca conferma che fra le imprese italiane attive sui social media, sono presenti in modo particolare le grandi aziende (il 79% di quelle che hanno almeno 250 lavoratori) e le piccole (il 64% con un numero di lavoratori tra 10 e 50) mentre i numeri si dimezzano per le aziende micro e medie. L’uso di Facebook, LinkedIn o altro da parte di chi lavora nel settore delle risorse umane è volontario nel 64% dei casi ma è caldamente consigliato nel 34% delle aziende. Va detto, tuttavia, che nel 2013 le aziende intervistate hanno utilizzato Internet per quasi la metà delle attività di reclutamento (il 45%) e ancor più elevata è la quota prevista nel 2014. Tra i social network considerati LinkedIn è l’unico ritenuto efficace dai recruiters italiani per l’incontro tra domanda e offerta di lavoro ed è soprattutto apprezzato da chi opera nel settore della consulenza tecnologica. Chi cerca lavoro deve stare in guardia perché circa un recruiter italiano su quattro sostiene di aver escluso almeno una volta un candidato a causa delle informazioni, delle foto o dei contenuti del suo profilo online.

E’ chiaro che di fronte a questi numeri dobbiamo interrogarci: quanto la scuola italiana prepara i giovani ad affrontare il mondo del lavoro? La maggior parte dei nostri ragazzi conosce Facebook, ha un profilo ma non sa usare Twitter e LinkedIn. Non dimenticherò mai quando di fronte ad un’assemblea cui ero stato invitato al liceo classico di Crema, su circa 200 studenti solo sette avevano un profilo su Twitter e nessuno su LinkedIn. La ricerca della Adecco ci conferma l’urgenza di avere una scuola profetica, che sappia guardare di là dell’oggi, del quotidiano. Fino a 30 anni fa il lavoro si trovava grazie alla figura del “collocatore”, oggi si trova grazie al passa parola, alla segnalazione. Domani forse si potrà trovare soprattutto grazie alla Rete?

Bologna, 29 settembre 2014ALEX CORLAZZOLI

Originariamente pubblicato su chefuturo.it
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