Negli ultimi anni, il panorama dell’identità digitale in Italia ha subito notevoli modifiche. Dopo un lungo periodo in cui il Servizio Pubblico di Identità Digitale (Spid) era fornito gratuitamente, diversi fornitori hanno iniziato a introdurre costi annuali per l’accesso al servizio. Questo cambiamento è il risultato di una serie di fattori, tra cui la scadenza delle convenzioni con lo stato e la necessità di garantire la sostenibilità economica del sistema.
Tra i principali attori coinvolti, Poste Italiane emerge come il fornitore più utilizzato, gestendo oltre il 70% delle identità digitali attive nel paese. Le implicazioni di questa evoluzione per gli utenti e per il futuro dell’identità digitale in Italia sono significative.
I motivi dietro il cambiamento
La transizione verso un modello a pagamento per lo Spid è principalmente legata alla sostenibilità economica dei fornitori.
In passato, i costi di gestione erano coperti da convenzioni con il governo, che permettevano di offrire il servizio gratuitamente. Tuttavia, con la scadenza di questi accordi e la cessazione dei finanziamenti pubblici, i fornitori hanno dovuto cercare modi alternativi per finanziare le loro operazioni.
Costi e gestione
Gestire il sistema Spid comporta spese significative, tra cui la sicurezza dei dati, la manutenzione delle strutture digitali e il supporto tecnico per milioni di utenti. L’introduzione di un canone annuale consente ai fornitori di garantire una continuità del servizio, effettuare aggiornamenti delle piattaforme e rispettare gli standard di sicurezza richiesti dalla pubblica amministrazione.
In questo contesto, Poste Italiane ha annunciato che continuerà a offrire il servizio di PosteId senza costi fino al 2030.
Questo è un segnale positivo per oltre 20 milioni di cittadini che utilizzano il servizio, ma pone interrogativi sul futuro del modello economico che potrebbe essere adottato.
Il futuro dello Spid
La recente proroga delle convenzioni tra l’Agenzia per l’Italia Digitale (AgID), il Dipartimento per la Trasformazione Digitale e l’Assocertificatori ha garantito la continuità del sistema. Tuttavia, resta da capire se, in futuro, altri fornitori potrebbero introdurre costi per l’uso del servizio.
Nuove tariffe e provider
A partire dal 2025, InfoCert, parte del gruppo Tinexta, ha già comunicato che il rinnovo del servizio Spid avrà un costo annuale di 5,98 euro, con il primo anno gratuito. Gli utenti dovranno accettare esplicitamente il nuovo costo per continuare a utilizzare il servizio.
Anche Aruba ha scelto di applicare un canone di 4,90 euro a partire dal secondo anno di utilizzo.
Al contrario, alcuni fornitori come Sielte, Lepida e Namirial continuano a proporre il servizio gratuitamente, specialmente se l’attivazione avviene tramite metodi come la carta d’identità elettronica o la firma digitale. Queste opzioni rimangono vantaggiose per chi desidera evitare costi annuali, anche se potrebbero risultare meno comode rispetto a provider più grandi.
Alternative e opportunità
Oltre alle opzioni offerte dai vari provider, è importante considerare anche i servizi pubblici. La carta d’identità elettronica (CIE) si sta affermando come un’alternativa valida per accedere ai servizi digitali senza costi aggiuntivi. Il governo italiano ha pianificato di estendere questa possibilità al 70% della popolazione entro il 2026, lasciando comunque una parte della cittadinanza a dipendere da Spid, che potrebbe diventare a pagamento.
Mentre alcuni fornitori si orientano verso un modello a pagamento, altri cercano di mantenere l’accesso gratuito. La scelta del fornitore e il metodo di accesso rimangono cruciali per garantire la continuità del servizio e l’inclusione digitale per tutti i cittadini.