Emoji, la nuova lingua del web che le aziende dovrebbero imparare ad usare

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Negli ultimi anni sta emergendo in rete un nuovo linguaggio fatto interamente di piccole icone colorate.

E’ la lingua degli emoji, simboli pittografici, da non confondere con le emoticon, molto usata dai teenager.

COSA SONO GLI EMOJI

Tecnicamente un emoji è una semplice sequenza di due byte, che viene riconosciuta dai dispositivi abilitati e trasformata in immagine, ad esempio U+26C5 diventa l’icona del “sole dietro le nuvole” .

Il consorzio Unicode li ha standardizzati alla fine del 2011 e continua periodicamente ad aggiungere nuove emoji alla lista di quelle standard. Online si trovano delle vere e proprie enciclopedie per rimanere sempre aggiornati sulle novità. L’ultima in ordine di tempo è quella di emoji per rappresentare sfumature della pelle differenti.

Credits: thenextweb.com

Creati in Giappone da Shigetaka Kurita per DoCoMo, alla fine degli anni ’90, come strumento per inviare pittogrammi tra cellulari, si sono diffusi in tutto il mondo prima grazie al loro inserimento nella tastiera dei dispositivi Apple (2011) e, poi, in quelli Android (2013) .

EMOJI IN NUMERI

Ma quanto è ampio l’uso di questa nuova lingua? Quanto e come viene usata nei vari luoghi della rete?

I data scientist di Instagram hanno svelato i dati di utilizzo delle emoji da parte dei 300 milioni di utenti attivi della piattaforma.Si è scoperto che circa la metà dei commenti scritti su Instagram contiene almeno un emoji e il ritmo di crescita di questa nuova modalità di espressione non accenna a diminuire.I finlandesi usano emoji nel 63% dei loro testi. Li seguono i francesi (50%), gli inglesi (48%), i tedeschi (47%), e noi italiani, che li usiamo nel 45% delle cose scritte.

Ancora più interessante è la scoperta che queste nuove forme espressive stanno soppiantando lo storico slang della rete fatto anche di segni di punteggiatura per rappresentare stati d’animo.Le emoji preferite dagli Instagrammers sono risultate essere:

che sta sostituendo il più gergale LOL nell’indicazione di “risate a crepapelle”.

per stupendo o sexy

per descrivere un sentimento di amore.

Anche i produttori di SwiftKey, la tastiera per iOS e Android, hanno condotto uno studio simile su un miliardo di dati in 16 lingue. Il risultato è che le “faccette di gioia” superano quelle tristi, mentre i cuori sono più usati dei “simboli gestuali”. I francesi usano i cuori molto più frequentemente di altri popoli, mentre gli arabi sono affezionati ai fiori e alle piante.

Le emoji sono diffuse anche su Twitter, tanto che l’azienda ne ha create di personalizzate in occasione del nuovo episodio di Star Wars e dell’ultimo video di Taylor Swift (un cerotto con un foro di proiettile). Per avere un’idea dell’uso attuale in tempo reale basta andare su Emoji Tracker.

EMOJI E MARKETING

Queste nuove forme espressive aprono delle opportunità interessanti anche per le aziende, che vogliono entrare in contatto con i giovani, seguendo il loro stile di comunicazione.Il 4 luglio dello scorso anno Bud Light ha creato un tweet che ha ottenuto più di 150.000 rilanci, fatto solo di emoji rappresentanti i fuochi d’artificio, la bandiera statunitense e, ovviamente, la birra.

Domino’s Pizza si è spinta oltre e dal 20 maggio permette di ordinare via Twitter semplicemente usando l’emoji corrispondete ad una fetta di pizza (bisogna prima registrarsi al sito come clienti).

Ma c’è spazio anche per le iniziative sociali. Il WWF ha lanciato una campagna per salvare gli animali in via di estinzione basata sugli emoji. Twittando il simbolo di uno dei 17 animali segnalati si possono donare €0,10 centesimi.

Anche la politica inizia ad essere contagiata da questo trend. La Casa Bianca ha prodotto un’infografica fatta di emoji per spiegare le sfide dei Millenials e i propositi di Obama per aiutarli.

Insomma il trend è in forte crescita e le aziende che non iniziato a studiarlo e a capire come utilizzarlo nella propria comunicazione, rischiano di perdere il contatto con una fetta sempre più importante della popolazione della rete.

(traduzione: buona fortuna!)

VINCENZO COSENZA

Originariamente pubblicato su chefuturo.it
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