Ecco il primo uomo cyborg, e vede cose che noi umani…

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Lo scambio tra uomo e macchina è tema chiave in tutta l’iconografia pop, soprattutto al cinema, ma non solo. Pioniere di tutto è stato Metropolis, con la sua donna automa. Poi è arrivato Star Wars che ha portato la tecnica sul corpo umano, ricostruendo la mano di Luke con circuiti e bit. E poi ci sono stati i replicanti di Blade Runner, gli uomini pieni di protesi tecnologiche di Nirvana, la pillola rossa e la pillola blu di Matrix, i giochi ombelico-digitali di Cronenberg, e gli amori sintetici di Her.

La body art ha portato tutto verso sovrapposizioni ancora più radicali, in cui metalli, oggetti, cavi e tecnologie entravano nel corpo, trasformandolo, alterandolo, riducendolo ad altro. Gina Pane, Stelarc, Orlan, la Fura del Baus hanno esasperato – con la loro avanguardia – le visioni fantascientifiche dell’immaginario audiovisivo, trasportandole nella realtà e rendendole ancora più vicine, tangibili e forte.

Preludio credibile di un domani ibrido, al sapore di metallo, in cui nelle vene scorrono sequenze numeriche oltre che sangue.

Così, in un bouleversement culturale tra alto e basso, cultura pop e cultura d’élite, scienza, media e società, i pronostici fantascientifici di Philip K Dick, Putnam e Baudrillard hanno iniziato a compiersi. E oggi abbiamo uomini sempre più macchine e macchine sempre più umane. E mentre Arduino Robot lavora per rendere internet, la tecnica e gli oggetti sempre più antropomorfi, gli uomini stanno progressivamente assorbendo e incorporando tecnologia. Il nuovo io digitale e bionico ha il suo punto di partenza nella simbiosi con i primary e secondary screen, con la delega di funzioni un tempo espletate direttamente a macchine che ormai ci rappresentano (e che per noi spengono gli elettrodomestici, guidano, scrivono).

Da lì si arriva alle protesi high-tech vere e proprie, che trasformano i deficit fisici, integrandoli sinteticamente in telai che trasformano gli uomini in superuomini, e alle nuove corazze scudo che sembrano uscite da un fumetto della Marvel, come la TALOS, sviluppata dall’Institute for Nanotechnologies del MIT.

Non stupisce dunque che in questo contesto, così profondamente trasversale, transmediale e transcorporale, sia nata la Cyborg Foundation. Fondata nel 2010 dall’attivista Neil Harbisson e dalla coreografa Moon Ribas, la Cyborg Foundation ha una mission articolata, che tocca arte, filosofia, lifestyle e scienza: quella di promuovere e supportare la cultura cyborg in tutti gli ambiti della vita e dell’esperienza quotidiana.

Tutto è nato quando Harbisson, artista affetto da acromatopsia (incapacità totale di percepire i colori), ha deciso di “aumentare” le sue capacità grazie ad un eyeborg, un device che gli permette di percepire i colori attraverso la ricezione di onde sonore.

Secondo Harbisson e Ribas, amplificare le potenzialità del corpo umano, non serve solo per sopperire a deficit fisici, quanto piuttosto per portare chi decide di tecnologizzare la propria natura verso limiti e prospettive nuove. Le estensioni – telecamere, sensori, physical enhancer – permettono di attivare sinestesie, migliorare le proprie performance fisiche, relazionarsi meglio e con più capacità di risposta con gli ambienti che ci circondano. Rendono il corpo uno strumento di analisi, di sperimentazione, di esperienza.

Per chi vuole sentire i colori c’è l’eyeborg, per chi vuole capire la velocità degli oggetti lo speedborg. Chi ha problemi di sensibilità tattile può provare il fingerbord, mentre chi vuole vedere a 360° come le mosche, può farsi installare una 360° sensory extension, che gli/le permetterà di percepire (e dunque in qualche modo pre-vedere) cosa succede alle sue spalle.

Oltre i cinque sensi, verso uomini bionici e high tech fuori, fatti di carne, pensieri, parole e invenzioni dentro. Pionieri di nuovi modi di esistere e di essere subumani e futuristici. Neil Harbisson dopotutto, è anche stato il primo essere umano ad essere stato ufficialmente riconosciuto come un cyborg dal governo inglese, dato che nella sua foto di passaporto gli hanno consentito di indossare il suo eyeborg.

Insomma, preparatevi a sognare pecore elettroniche anche voi, perché il futuro è sicuramente molto più cyberpunk di quanto pensavate fino a un attimo fa.

Torino ; Londra, marzo 2014

Francesca Masoero & Elisa Cecilli

Originariamente pubblicato su chefuturo.it
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