Il 16 giugno scorso, mentre gli studenti si godevano le vacanze estive, è stato introdotto un divieto che ha già acceso un acceso dibattito: l’uso degli smartphone nelle scuole secondarie di secondo grado. Con la riapertura delle scuole, il ministro dell’Istruzione, Giuseppe Valditara, ha emanato una circolare che richiede l’applicazione di questa decisione in ogni momento della vita scolastica. Ma come verrà attuato questo divieto? E quali strategie saranno messe in campo per garantire il rispetto della legge? Scopriamo insieme le sfide che docenti e presidi si trovano ad affrontare!
Le sfide logistiche del divieto di smartphone
La prima questione che scuote il mondo scolastico è quella della logistica. Immagina di dover gestire un divieto totale sull’uso degli smartphone in classe: sembra un’impresa titanica, vero? Antonello Giannelli, presidente dell’Associazione Nazionale Presidi (Anp), ha sottolineato che confiscare i cellulari è una soluzione poco praticabile.
“Immaginate di dover gestire il ritiro e la riconsegna quotidiana di migliaia di dispositivi! È semplicemente irrealistico”, afferma. E quale potrebbe essere la soluzione? La proposta è di inserire nel regolamento di istituto un divieto, lasciando le sanzioni a chi violerà la norma.
Ma non è tutto così semplice. Edoardo G., un docente di diritto, solleva ulteriori interrogativi sulla custodia degli smartphone: “Se dovessimo sequestrare i cellulari, chi si assume la responsabilità in caso di furti o danni?”. Alcuni insegnanti hanno tentato approcci innovativi, creando “tasche” dove gli studenti possono riporre i loro dispositivi durante le lezioni. “È stato un successo, ma ora non possiamo più usarlo”, sottolinea Alberto T., un insegnante di filosofia, lamentando che il divieto si estende anche agli intervalli. Come si può trovare un equilibrio tra regole e creatività didattica?
Il dibattito sulla libertà di insegnamento
Ma il divieto non è solo una questione logistica; tocca anche il cuore della libertà educativa. Massimiliano De Conca, segretario generale Flc Cgil Lombardia, ha definito la circolare come un’ulteriore mortificazione del ruolo degli insegnanti. “Insegniamo l’uso responsabile della tecnologia, ma poi ci viene vietato di farlo in classe”, afferma. Le scuole si trovano dunque a dover bilanciare il rispetto delle norme con il bisogno di educare gli studenti all’uso consapevole della tecnologia.
Le opinioni sono fortemente divise. Giannelli sostiene che le sperimentazioni sull’uso degli smartphone in aula sono rare e non rappresentano una criticità. Tuttavia, l’insegnante Alberto T. avverte che questa nuova norma potrebbe limitare la creatività didattica. “Le scelte didattiche dovrebbero essere lasciate ai docenti e non imposte dall’alto”, mette in guardia.
Ma ci sarà mai un modo per conciliare regole e creatività?
Un’opportunità persa?
Il dibattito si fa sempre più acceso, soprattutto quando si parla di opportunità educative. “Abbiamo perso l’occasione di costruire soluzioni condivise e partecipate”, lamenta De Conca. La circolare, secondo lui, è anacronistica e contraddittoria, creando confusione nei processi educativi. “La politica sta gestendo le nuove tecnologie in modo imbarazzante”, accusa, chiedendosi come possano essere giustificati gli investimenti in intelligenza artificiale se non possiamo utilizzarli in aula.
In sintesi, il divieto degli smartphone nelle scuole solleva interrogativi complessi e sfide pratiche che dovranno essere affrontate. Come si evolverà questa situazione? Solo il tempo potrà dircelo, ma una cosa è certa: il dibattito è acceso e le opinioni sono fortemente contrastanti. E tu, cosa ne pensi? Condividi la tua opinione nei commenti!


