Il 13 novembre ha segnato un punto di svolta per l’Autorità Garante della protezione dei dati personali. In questa data, il segretario generale, Angelo Fanizza, ha emesso una richiesta controversa per accedere a un vasto insieme di dati provenienti dai computer dei dipendenti. L’obiettivo dichiarato era identificare la fonte delle fughe di notizie che avevano sollevato interrogativi sulla trasparenza e la gestione interna dell’ente. Questo atto ha scatenato una serie di eventi che hanno portato a dimissioni e polemiche.
La richiesta di accesso ai dati
Secondo quanto riportato, Fanizza ha chiesto al responsabile dei sistemi informatici, Cosimo Comella, di raccogliere una grande quantità di informazioni, comprendente email, accessi a reti VPN e metadati delle attività lavorative. La lettera, successivamente rivelata ai dipendenti, ha suscitato preoccupazioni circa la legalità e la proporzionalità di tale richiesta.
Reazione del collegio del Garante
Durante un’assemblea del personale il 20 novembre, il collegio del Garante ha chiarito di non aver approvato né visionato la lettera di Fanizza. La vicepresidente Ginevra Cerrina Feroni ha sottolineato che la richiesta era stata considerata sproporzionata e illecita, evidenziando come il collegio avesse immediatamente segnalato la questione al segretario generale.
Tensioni interne e dimissioni
Il clima all’interno dell’assemblea era teso, con circa 150 dipendenti presenti, sia fisicamente che virtualmente. Mentre Fanizza cercava di rassicurare i presenti, le domande sulla legittimità delle sue azioni aumentavano. I dipendenti volevano sapere se ci fossero state indagini interne e se fosse stata violata la privacy del personale.
La posizione di Cosimo Comella
Comella, in qualità di responsabile dei sistemi informatici, ha preso la parola per chiarire la sua opposizione alla richiesta di Fanizza.
Ha spiegato che l’acquisizione di dati risalenti fino al 2001 avrebbe comportato gravi violazioni della legge sulla privacy. Ha insistito sul fatto che nessuna attività di raccolta dati era stata condotta e che ogni richiesta del genere sarebbe stata respinta.
Le conseguenze della vicenda
La tensione culminata in assemblea ha portato alle dimissioni di Fanizza. La sua richiesta, mirata a proteggere l’ente da fughe di informazioni, si è rivelata controproducente, minando la fiducia dei dipendenti. La reazione del personale ha messo in luce la fragilità delle istituzioni e la necessità di salvaguardare i diritti individuali anche all’interno di un’autorità preposta alla protezione della privacy.
Le preoccupazioni per la privacy
Questo episodio ha riacceso il dibattito sulla privacy e sull’uso dei dati all’interno delle istituzioni pubbliche.
L’Autorità Garante, incaricata di vigilare sulla protezione dei dati personali, si trova ora sotto una nuova luce, costretta a rivedere le proprie procedure e a garantire che la trasparenza e il rispetto dei diritti dei lavoratori siano sempre al primo posto.

