Così abbiamo chiesto all’Europa il diritto di accesso ad Internet

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Forse ha ragione Paulo Coelho quando dice che “il mondo è nelle mani di coloro che hanno il coraggio di sognare e di correre il rischio di vivere i propri sogni”. Credere nei propri sogni aiuta a vivere meglio, raggiungendo quella condizione di appagamento personale tale da ritenere che, indipendentemente dalla realizzazione dei progetti desiderati, in ogni caso ne sia valsa la pena. Almeno io ci credo e voglio farlo.Il mio sogno è quello di realizzarmi in Sicilia, nel territorio in cui sono nato e cresciuto. Terra che desidero migliorare ogni giorno, attraverso la diffusione della cultura digitale e dell’innovazione tecnologica. La mia è la storia di un giovane, laureato in legge che, come la stragrande maggioranza della mia generazione, vive in condizioni di totale incertezza dal punto di vista lavorativo, in cui la crisi economica e sociale tende a distruggere qualsiasi desiderio di miglioramento.

C’è un libro che mi ha sempre ispirato: “Internet è un dono di Dio” (prefazione di Riccardo Luna). Un libro che mi ha cambiato la vita.

Dopo il completamento degli studi, con quella stessa “follia” che le parole del libro mi avevano trasmesso, decisi di attivare il sito Dirittodiaccesso.eu per diffondere i benefici derivanti dall’uso consapevole delle nuove tecnologie, fungendo il sito anche da hub grazie al supporto volontario di un team di giovani animati dalla passione per il mondo del web, con i quali ho costituito l’associazione Generazione Ypsilon (che presiedo).

Nell’aprile 2013, decisi di lanciare il Manifesto #dirittodiaccesso per sostenere il riconoscimento del diritto di accesso ad Internet tra i principi italiani ed europei, e promuovere la qualificazione giuridica dell’accesso ad Internet come diritto fondamentale; un intervento normativo indispensabile per eliminare il digital divide e favorire effettive condizioni di uguaglianza digitale a livello europeo.

Senza aver nulla da perdere, dopo aver presentato ufficialmente la mia proposta il 15 aprile 2013 alla competente Commissione del Parlamento Europeo, utilizzando lo strumento della petizione disponibile all’interno del sito istituzionale del Parlamento europeo, e dopo aver ricevuto il 18 giugno 2013 una lettera in cui veniva comunicato formalmente l’avvio dell’esame procedimentale della petizione (iscritta nel ruolo generale con il n. 0755/2013), la Commissione per le petizioni si è espressa sulla ricevibilità della proposta ed ha avviato l’esame nel merito.

La sede della Commissione Europea. Foto: skai.gr

Il riconoscimento del diritto di accesso ad Internet tra i principi fondamentali dell’Unione europea, mediante un intervento di modifica del Trattato sull’Unione europea (o una similare riforma della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea a tal fine elaborata) promuoverebbe un mercato unico digitale consentirebbe di investire in Reti di Nuova Generazione, migliorando l’alfabetizzazione e l’inclusione digitale.

Sino a quando non verrà sancito formalmente il diritto di accesso ad Internet vivremo un’Europea a due velocità: da un lato i cittadini europei di “seria A” (inclusi digitali) e cittadini europei di “serie B” (esclusi digitali).

L’AGENDA DIGITALE EUROPEA

I dati forniti dalla Commissione europea nell’ambito del Quadro di valutazione dell’Agenda digitale UE 2014 hanno evidenziato un preoccupante gap digitale tra Paesi europei, con il rischio di generare condizioni di diseguaglianza tra inclusi ed esclusi digitali, fotografando un’Europa due velocità, in cui il ritardo di Paesi tecnologicamente arretrati frena il processo generale di innovazione digitale e impedisce la realizzazione degli obiettivi dell’Agenda Digitale europea, dal momento che il trend positivo che si registra in alcune aree geografiche del continente e che giustifica il progressivo miglioramento delle percentuali della media europea generale è in parte rallentato dal gap con i Paesi in ritardo nella crescita e nell’innovazione digitale.

Nel Rapporto “Digital Economy and Society Index” Italia è al 25º posto su 28 Stati membri dell’UE (con un punteggio di 0,36) davanti a Grecia, Bulgaria e Romania.

Anche per questo abbiamo ancora tanto lavoro da fare, perché l’Europa non sia soltanto il baricentro della commistione di interessi burocratici e bancari sempre più distanti dalle concrete dinamiche dalla vita sociale.Dobbiamo lavorare per un’Europa creativa, innovativa e visionaria, che prende atto dell’evoluzione dei tempi per proporre e realizzare un processo di riforma normativa in grado di formalizzare la rilevanza fondamentale della Rete, quale strumento indispensabile per generare sviluppo e innovazione.

ANGELO ALU’4 marzo 2015

(* Angelo Alù è Digital Champion per Motta Sant’Anastasia)

Originariamente pubblicato su chefuturo.it
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