Corte USA:Basta ai brevetti sulle sequenze genetiche umane

scienze

Addio ai brevetti sulle sequenze genetiche umane. La corte suprema statunitense ha votato all’unanimità una sentenza che modifica in profondità la dottrina che negli ultimi trent’anni ha permesso alle imprese di brevettare geni contenuti nel nostro Dna per rivendere poi servizi come i test genetici. La causa si rivolgeva alla Myriad genetics, un’azienda dello Utah che detiene i brevetti su due sequenze, BRCA1 e BRCA2, le cui mutazioni sono correlate a una maggiore predisposizione al tumore al seno.

La causa, che era pensata dall’inizio per arrivare alla Corte suprema, era stata intentata da associazioni per i diritti dei malati e con il supporto della ACLU, l’Unione per le libertà civili. Infatti, nel suo comunicato ACLU parla esplicitamente di vittoria dei diritti: ora chiunque potrà fare ricerca su quei geni e fornire test alternativi a quelli della Myriad, che grazie al monopolio concesso dai brevetti poteva farsi pagare i test diverse migliaia di dollari.

Tuttavia la sentenza non colpisce solo Myriad: i suoi brevetti sarebbero comunque scaduti tra due anni. Piuttosto modifica un’intera industria. Negli scorsi decenni l’ufficio brevetti Usa aveva concesso migliaia di brevetti su sequenze legate a patologie quali la distrofia muscolare, il tumore al colon o l’Alzheimer. Oggi si stima che il 20% circa del genoma umano sia soggetto a brevetti.

Questa sentenza rappresenta un’inversione di tendenza per tutti coloro che fanno ricerca genetica e dovranno da ora in avanti adottare strategie diverse da quelle della brevettazione selvaggia. Oggi alcune aziende forniscono già servizi di sequenziamento a basso costo. È il caso di 23andMe, l’azienda legata a Google che fornisce ai consumatori test molto estesi del Dna per scovare centinaia di mutazioni legate ad altrettante patologie.

I servizi di 23andMe costano poco, da 100$ in su, e già da tempo l’azienda aveva deciso di includere geni come i BRCA senza pagare i diritti a Myriad, scommettendo in qualche modo su una sentenza di questo tipo.

Nella sentenza i giudici ribadiscono che scoprire una sequenza genetica e le sue applicazioni non rappresenta un’invenzione, caratteristica fondamentale per ottenere un brevetto: “Myriad non ha creato nulla. Certo, ha trovato un gene utile e importante, ma separare quel gene dal materiale genetico circostante non è un’invenzione“. Sembra buon senso, ma è proprio su questa ambiguità che si sono basati gli uffici brevetti per concedere licenze sui geni. Resta diverso per gli organismi geneticamente modificati o per quelli basati su sequenze sintetiche, che non sono toccati dalla sentenza.Questo cambiamento conferma in parte un trend già in atto, cioè la diminuzione delle richieste di brevetto che è in corso una decina d’anni.

Ma obbligherà la ricerca genetica ad adottare strategie di nuovo tipo. L’industria dovrà utilizzare modelli diversi, non basati su brevettazione e monopolio masulla fornitura di servizi all’interno di un sistema di innovazione più dinamico.

Originariamente pubblicato su chefuturo.it
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Scritto da chef

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