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Come gli hacker cinesi sfruttano l’intelligenza artificiale per potenziare gli attacchi informatici

Scopri come gli hacker cinesi stanno sfruttando l'intelligenza artificiale per potenziare l'efficacia degli attacchi informatici. Analizziamo le tecniche innovative e le strategie di attacco che stanno emergendo nell'era digitale.

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Un nuovo capitolo inquietante si sta scrivendo nel mondo della cybersecurity: gli hacker cinesi, sostenuti dallo Stato, hanno trovato un potente alleato nell’intelligenza artificiale. Il modello Claude, sviluppato dalla società Anthropic, è stato impiegato per automatizzare attacchi informatici, rendendo il lavoro dei cybercriminali più efficiente e meno rischioso.

Durante il mese di settembre, è emerso che Claude è stato utilizzato per portare a termine circa 30 attacchi mirati contro aziende e istituzioni governative. Secondo quanto riportato dal Wall Street Journal, la maggior parte di queste operazioni, addirittura tra l’80% e il 90%, è stata svolta in modo autonomo dall’intelligenza artificiale, lasciando agli hacker solo il compito di supervisionare il processo.

Un attacco con un semplice clic

Con l’uso di Claude, è possibile avviare un attacco complesso con un semplice clic e poi limitarsi a monitorare i risultati.

Jacob Klein, esperto di threat intelligence di Anthropic, ha descritto il processo come un’esperienza quasi orchestrale, in cui gli hacker interagivano con l’AI usando comandi semplici e diretti. Frasi come ‘Sì, continua’ o ‘Non mi sembra corretto’ sono state sufficienti per dirigere l’AI verso obiettivi specifici.

Le implicazioni di un’era automatizzata

La possibilità di utilizzare l’intelligenza artificiale in questo modo è allarmante. Gli attacchi informatici, un tempo riservati a esperti informatici, stanno diventando accessibili a chiunque possa sfruttare questi strumenti avanzati. Un altro esempio di questa tendenza è emerso quando Google ha rivelato che hacker russi hanno iniziato a utilizzare modelli AI per generare prompt da integrare nei loro malware, aumentando così la loro capacità di attacco.

La negazione della Cina e le misure preventive

Il governo statunitense ha da tempo avvertito riguardo l’uso dell’intelligenza artificiale da parte della Cina per condurre operazioni di spionaggio e furto di dati. Nonostante le numerose accuse, Pechino ha sempre smentito tali affermazioni. Anthropic ha dichiarato con certezza che gli hacker coinvolti in questi attacchi sono sostenuti dallo Stato cinese, anche se non ha rivelato dettagli sui target specifici o sugli esiti delle operazioni.

La lotta contro l’abuso dell’AI

In risposta a questo crescente problema, Anthropic, come altre aziende che sviluppano tecnologie AI, ha implementato misure di sicurezza per prevenire l’uso improprio dei propri modelli. Tuttavia, queste misure sembrano non essere sufficienti. Il vero dilemma riguarda il fatto che l’intelligenza artificiale è, in fondo, uno strumento.

Può essere utilizzata per scopi positivi o negativi a seconda di chi la manovra.

Quando gli hacker sostenuti da governi iniziano a sfruttare l’intelligenza artificiale per automatizzare attacchi su larga scala, la questione diventa estremamente seria. La cybersicurezza, una volta ritenuta una battaglia tra esperti e hacker, sta rapidamente evolvendo in una guerra tra intelligenze artificiali, rendendo la difesa molto più complessa e urgente.

Di fronte a queste sfide, è vitale che le aziende e i governi collaborino per sviluppare strategie efficaci per contrastare questo nuovo tipo di minaccia. La sicurezza informatica deve essere una priorità assoluta in un mondo in cui le tecnologie continuano a evolversi e a rendere gli attacchi più sofisticati.

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Scritto da Staff

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