#chewifi Bologna, accesso libero prima del wifi libero

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«Non aspettare il momento opportuno: crealo». In questa frase di Bernard Shaw è racchiusa tutta la storia del wifi pubblico a Bologna. Un’avventura iniziata nel 2005 con l’istallazione del primo hotspot presso l’Ufficio Relazioni con il pubblico di Piazza Maggiore, fino ad arrivare alle odierne 64 aree wifi della rete civica comunale Iperbole, attive 24 ore su 24, nelle quali si naviga gratuitamente e senza password.

Il wifi pubblico a Bologna ha dovuto fare i primi passi come sperimentazione, districandosi tra i vincoli dell’allora legge Pisanu. Una connettività garantita solo per tre ore e modalità di registrazione al servizio complicate. L’anello mancante era rappresentato soprattutto dalla ricerca di un modello di sostenibilità economica in grado di garantire una reale diffusione della rete a tutta la città.

Un anno dopo l’installazione della prima antenna, grazie ad alcuni sponsor, il wifi bolognese copriva già alcune zone del centro storico – Piazza Maggiore, Sala Borsa, Archiginnasio, Piazza Galvani, Piazza Verdi – e l’area della Manifattura delle Arti per servire studenti e visitatori di Dams, Cineteca, Museo di arte moderna MAMbo e Circolo Arcigay il Cassero.

Ma fu solo nel 2009, a seguito dell’individuazione di una società partner per lo sviluppo di un piano di posa cittadino della durata di sei anni, che il wifi civico iniziò a colonizzare i luoghi di principale interesse nel centro storico, tanto quanto i parchi e le piazze dei quartieri di periferia. Quest’anno, nel primo semestre 2013, si è raggiunta la media di seimila utenti unici al mese collegati a internet tramite Iperbole wirless.

Nel 2009, il Comune di Bologna e la società Goonet hanno siglato un accordo per lo sviluppo della rete con l’obiettivo di migliorare l’infrastruttura tecnologica ed estendere la copertura wifi a tutto il territorio cittadino. Goonet si è impegnata a garantire il funzionamento di Iperbole Wireless (manutenzione, aggiornamenti tecnologici, connettività) con una copertura a 2,4 GHz. Tutte le spese di investimento e di gestione per la realizzazione degli hospot sono a carico della società, mentre al Comune spettano le spese per l’alimentazione degli apparati.

Nel 2012, a seguito dell’approvazione della prima Agenda Digitale di Bologna le modalità di accesso al wifi civico sono state notevolmente migliorate. Da tre ore, il tempo di connettività è stato esteso a 24, mentre l’interfaccia di accesso al servizio è stata semplificata con l’introduzione delle credenziali tramite numero di cellulare.

Negli ultimi anni, associazioni benefiche e altri sponsor privati hanno finanziato la realizzazione di ulteriori aree wifi.

Di particolare impatto, l’introduzione di un kit promosso in collaborazione con le associazioni economiche della città, appositamente dedicato all’accensione di hotpost Iperbole presso bar, ristoranti, alberghi e qualsiasi esercizio commerciale. Sempre nel 2012, a questo proposito, su proposta della Giunta è stata approvata dal Consiglio Comunale una misura per rendere obbligatorio l’istallazione di un servizio wifi gratuito all’interno dei nuovi dehor cittadini.

In occasione del terremoto in Emilia, nel febbraio dello scorso anno, la città di Bologna ha aperto la rete wifi civica per assistere la cittadinanza a seguito di un blackout degli operatori di telefonia. Nei mesi successivi l’emergenza si è trasformata in sperimentazione, nel corso della quale il wifi senza autenticazione ha moltiplicato in modo esponenziale l’utilizzo da parte di cittadini e turisti. L’esperienza è stata dirompente, tanto che, a seguito della presentazione del Decreto Fare da parte del Governo Letta, l’Amministrazione ha deciso di aprire nuovamente il wifi in attesa della conversione definitiva in legge del provvedimento. La scelta è stata assunta come atto politico nei confronti del Parlamento, sia come iniziativa concreta volta ad aprire un nuovo spazio pubblico per la cittadinanza. Bologna digitale non aspetta.

METTEO LEPORE

Originariamente pubblicato su chefuturo.it
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