Il disegno di legge nazionale sull’intelligenza artificiale (ddl AI) ha ottenuto l’approvazione definitiva da parte del Senato, chiudendo un lungo processo legislativo. Il testo, già ratificato dalla Camera dei Deputati il 25 giugno, è stato approvato senza modifiche a Palazzo Madama, con 77 voti favorevoli, 55 contrari e 2 astenuti. Questa legge si propone di stabilire delle linee guida chiare per l’uso dell’IA, affrontando le sfide etiche e pratiche che accompagnano questa tecnologia in continua evoluzione.
Obiettivi e principi fondamentali del ddl
Il ddl AI ha come scopo primario quello di proteggere l’individuo, ponendo un forte accento su un approccio antropocentrico. Questo significa che le decisioni in merito all’uso dell’IA devono essere sempre sotto il controllo umano, evitando che la tecnologia possa portare a discriminazioni o violazioni dei diritti.
Il testo si allinea con le direttive europee dell’AI Act e con il GDPR, garantendo che la privacy degli utenti sia salvaguardata.
Strategia e governance
Il Governo è incaricato di elaborare una strategia nazionale sull’IA, con aggiornamenti biennali gestiti dal Comitato interministeriale per la transizione digitale. Questo sarà supportato dall’Agenzia per l’Italia Digitale (Agid) e dall’Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale (Acn). Ogni anno, verrà presentato un rapporto al Parlamento per monitorare l’implementazione delle normative e garantire la trasparenza delle operazioni.
Normative specifiche per la protezione dei cittadini
Un aspetto chiave del ddl riguarda l’istituzione di un osservatorio presso il Ministero del Lavoro per monitorare l’uso della tecnologia in ambito professionale. Questo osservatorio avrà il compito di garantire che l’IA non venga utilizzata in modo abusivo, specialmente durante i processi di selezione del personale.
Le aziende che impiegano l’IA per valutare le candidature dovranno informare i lavoratori riguardo l’uso di tali strumenti, assicurando trasparenza e correttezza.
Limiti all’uso dell’IA
Le nuove norme stabiliscono che l’IA non può essere impiegata per decisioni in ambito sanitario riguardo l’accesso alle cure mediche. Inoltre, è vietato utilizzare l’IA per la redazione di sentenze o atti giudiziari, mantenendo così la responsabilità decisionale nelle mani degli esseri umani. Anche nel campo della ricerca scientifica, l’IA può supportare i lavori, purché sotto attenta supervisione e nel rispetto delle norme sulla privacy.
Reazioni e critiche al ddl
Le reazioni al ddl AI non sono state tutte positive. Le opposizioni hanno sollevato preoccupazioni riguardo alla mancanza di emendamenti che richiedessero l’uso di server italiani per la gestione dei dati pubblici.
Critiche sono arrivate anche dalla Rete per i Diritti Umani Digitali, che sottolinea come il controllo dell’IA sia ancora troppo centralizzato nel Governo, sollevando interrogativi su possibili abusi e la mancanza di meccanismi di difesa contro gli errori dei sistemi di IA.
In conclusione, il ddl sull’intelligenza artificiale rappresenta un passo importante per l’Italia nel tentativo di regolamentare una tecnologia che sta già cambiando il modo di vivere e lavorare. Tuttavia, sarà fondamentale monitorare l’efficacia delle nuove norme e garantire che l’implementazione avvenga nel rispetto dei diritti fondamentali dei cittadini.