Il cambiamento climatico rappresenta una delle sfide più gravi del nostro tempo, e i paesi di tutto il mondo hanno un ruolo fondamentale nel contrastarlo. Durante il Climate Summit del 2025, è emerso che molti stati non hanno ancora presentato il loro NDC (contributo determinato a livello nazionale), un impegno cruciale per la riduzione delle emissioni di gas serra, tra cui CO2. Questo accordo è parte integrante dell’Accordo di Parigi, un trattato internazionale volto a limitare il riscaldamento globale. La scadenza per la presentazione degli NDC, inizialmente fissata per febbraio, è stata prorogata al 30 settembre, generando una corsa da parte dei governi per delineare i propri piani.
Il ruolo degli NDC nella lotta al cambiamento climatico
Gli NDC rappresentano l’impegno volontario di ciascun paese per contribuire alla riduzione delle emissioni di gas serra, in linea con gli obiettivi fissati dall’Accordo di Parigi nel 2015.
L’obiettivo principale è mantenere l’aumento della temperatura globale al di sotto di 2°C rispetto ai livelli pre-industriali, cercando di limitare il riscaldamento a 1,5°C, un traguardo sempre più difficile da raggiungere.
Emissioni e produzione di energia
Il punto di riferimento del 1850 segna l’inizio dell’era industriale, caratterizzata dall’utilizzo dei combustibili fossili per alimentare la produzione. Questi processi generano una significativa quantità di anidride carbonica, principale responsabile dell’effetto serra. Sebbene questa coltre gassosa sia necessaria per mantenere caldo il pianeta, un aumento eccessivo delle temperature compromette l’equilibrio climatico. Gli scienziati concordano nel sostenere che l’attuale accelerazione del riscaldamento globale avviene a ritmi preoccupanti.
Le sfide degli impegni nazionali
Oltre all’uso di combustibili fossili, ci sono diversi fattori che contribuiscono all’emissione di gas serra: l’estrazione di risorse naturali, l’allevamento intensivo e la deforestazione, che riduce la capacità degli alberi di assorbire CO2.
L’Accordo di Parigi ha delegato ai singoli stati la responsabilità di definire i metodi per raggiungere gli obiettivi di riduzione delle emissioni, incoraggiando una maggiore responsabilità e inclusività.
Monitoraggio e valutazione
Ogni cinque anni, i paesi devono presentare aggiornamenti sui loro piani di riduzione, utilizzando strumenti che spaziano dall’incentivazione delle energie rinnovabili alla gestione della deforestazione e allo sviluppo di tecnologie per lo stoccaggio della CO2. L’obiettivo finale è fornire un quadro chiaro sullo stato delle emissioni e se il mondo stia seguendo la giusta traiettoria per rispettare gli accordi presi.
Prospettive future e azioni necessarie
Il Global Stocktake, l’inventario globale delle emissioni, ha recentemente evidenziato che, attualmente, ci troviamo lontani dagli obiettivi fissati dall’Accordo di Parigi. Se non si attueranno misure efficaci, il riscaldamento globale potrebbe superare i 3°C entro la fine del secolo.
Questo scenario comporterebbe conseguenze catastrofiche per l’ambiente e la società.
La transizione verso le energie rinnovabili, pur essendo necessaria, presenta sfide significative. I costi iniziali sono elevati e spesso difficili da sostenere in periodi di crisi economica. Inoltre, molte risorse necessarie per la produzione di tecnologie verdi sono concentrate in pochi paesi, il che rende tentatore continuare a fare affidamento sui combustibili fossili. La pressione delle aziende del settore energetico, che spesso esercitano un forte potere di lobbying, complica ulteriormente la situazione.
In questo contesto, molti paesi tentano di rimandare gli impegni climatici, adottando una strategia di attesa per monitorare le scelte degli altri stati. Tuttavia, questo approccio potrebbe rivelarsi controproducente.
Il panorama attuale degli NDC
Con la scadenza degli NDC fissata per il 30 settembre, le aspettative erano elevate. L’Unione Europea, ad esempio, ha presentato un obiettivo di riduzione delle emissioni compreso tra il 66,25% e il 72,5% rispetto ai livelli del 1990 entro il 2035, ma rimane da vedere se questo sarà sufficiente. Nel panorama internazionale, alcuni paesi, come la Santa Sede e il Nicaragua, hanno mostrato una maggiore proattività nel presentare i loro piani.
In particolare, la Cina ha comunicato un obiettivo di riduzione delle emissioni tra il 7% e il 10% entro il 2035, un passo importante ma giudicato insufficiente rispetto alle necessità globali. Tuttavia, la Cina si distingue come il principale produttore di energia rinnovabile, un fattore che potrebbe influenzare positivamente la sua traiettoria futura.
Gli NDC rappresentano l’impegno volontario di ciascun paese per contribuire alla riduzione delle emissioni di gas serra, in linea con gli obiettivi fissati dall’Accordo di Parigi nel 2015. L’obiettivo principale è mantenere l’aumento della temperatura globale al di sotto di 2°C rispetto ai livelli pre-industriali, cercando di limitare il riscaldamento a 1,5°C, un traguardo sempre più difficile da raggiungere.0
Gli NDC rappresentano l’impegno volontario di ciascun paese per contribuire alla riduzione delle emissioni di gas serra, in linea con gli obiettivi fissati dall’Accordo di Parigi nel 2015. L’obiettivo principale è mantenere l’aumento della temperatura globale al di sotto di 2°C rispetto ai livelli pre-industriali, cercando di limitare il riscaldamento a 1,5°C, un traguardo sempre più difficile da raggiungere.1