Con l’avanzare dell’era dell’intelligenza artificiale, le aziende si trovano a dover affrontare un cambiamento significativo nelle loro operazioni quotidiane. Secondo uno studio condotto da Cisco, solo una piccola percentuale delle aziende, precisamente il 13%, è completamente pronta ad affrontare questa tecnologia emergente. Questa ricerca, che ha coinvolto 8.000 leader senior del settore IT e del business, ha esaminato come le organizzazioni di diverse dimensioni e settori si stanno preparando per l’implementazione dell’AI.
Il Cisco AI readiness index 2025, giunto alla sua terza edizione, ha rivelato che le aziende pronte ad adottare l’intelligenza artificiale hanno maggiori probabilità di trasformare i progetti pilota in produzioni reali e di ottenere risultati misurabili. Infatti, le organizzazioni pronte sono fino a quattro volte più propense a vedere il valore tangibile delle loro iniziative di AI.
Le sfide dell’integrazione dell’AI
Lo studio ha evidenziato che mentre le aspirazioni per l’implementazione degli AI agents sono elevate, la preparazione rimane indietro. Circa l’83% delle aziende ha pianificato di utilizzare agenti AI, con quasi il 40% che spera di vederli collaborare con i dipendenti nel giro di un anno. Tuttavia, molte di queste organizzazioni non dispongono delle infrastrutture necessarie per sostenere sistemi AI complessi e autonomi.
Fondamenta tecnologiche fragili
Un dato allarmante emerso dallo studio è che oltre la metà degli intervistati, pari al 54%, ha riconosciuto che le loro reti non possono scalare per affrontare la complessità e il volume dei dati richiesti. Solo il 15% ha descritto le proprie reti come flessibili e adattabili.
Questa situazione rappresenta un grave ostacolo per le aziende che intendono realizzare il potenziale dell’AI.
Il debito infrastrutturale dell’AI
Un altro aspetto cruciale emerso dalla ricerca è il concetto di debito infrastrutturale dell’AI, che rappresenta una nuova forma di debito tecnico. Questo fenomeno è caratterizzato da compromessi costanti, aggiornamenti rinviati e architetture sottodimensionate, che possono erodere il valore delle iniziative AI nel lungo termine. Circa il 62% delle aziende prevede un aumento dei carichi di lavoro superiore al 30% nei prossimi tre anni.
Centralizzazione dei dati e sicurezza
Il 64% delle aziende ha difficoltà a centralizzare i dati e solo il 26% ha un’adeguata capacità GPU. Inoltre, meno di un terzo delle aziende è in grado di rilevare o prevenire minacce specifiche all’AI.
Questi risultati evidenziano la necessità di un approccio sistematico e disciplinato per affrontare i problemi infrastrutturali.
I pacesetters: modelli di successo
Tra i risultati più significativi dello studio, emerge un gruppo di aziende, definito pacesetters, che rappresenta il 13% delle organizzazioni esaminate e che ha dimostrato prestazioni superiori rispetto ai concorrenti in ogni misura di valore AI. Queste aziende hanno adottato un approccio sistemico che bilancia le esigenze strategiche con le infrastrutture di rete e dati necessarie per mantenere il passo con l’evoluzione dell’AI.
Un elemento distintivo di queste aziende è la loro capacità di incorporare l’AI come parte integrante del business, anziché come un progetto secondario. Il 99% dei pacesetters ha un piano chiaro per l’AI, rispetto al 58% della media. Inoltre, il 79% di queste aziende ha designato l’AI come la principale priorità di investimento.
Monitoraggio e misurazione dei risultati
Quasi il 95% dei pacesetters monitora l’impatto delle proprie iniziative AI, una cifra notevolmente superiore rispetto alla media. Questo approccio li ha portati a registrare progressi in termini di redditività, produttività e innovazione, con il 90% di loro che riporta guadagni tangibili rispetto al 60% delle altre aziende.
Come sottolineato da Cisco, la chiave per sbloccare il valore dell’AI risiede nella preparazione e nella disciplina. Le aziende pronte a investire e ad adattarsi sono quelle che trarranno il massimo vantaggio dall’integrazione dell’intelligenza artificiale nei loro processi.