Alla NASA piovono pianeti e un privato (il miliardario russo Yuri Milner) finanzia la ricerca ET

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La famiglia dei pianeti extrasolari oggi ha registrato una crescita esplosiva. Dopo 20 anni di ricerche, il conteggio aveva da poco superato quota 2000 pianeti. Sembravano già tantissimi, ma.. la NASA ha annunciato che la missione Kepler ne ha trovati altri 1284. Un balzo mica da ridere sia in quantità (parliamo del 60% di crescita) sia in qualità.

eso-pianeti

1284 nuovi pianeti calcolati con la statistica

Cominciamo dai numeri. Non è la prima volta che Kepler stupisce il mondo astronomico con un’iniezione di nuovi pianeti. Questo grafico mostra il numero dei pianeti scoperti anno per anno da Kepler e da tutti gli altri telescopi (a Terra) che si dedicano alla caccia.

Nel 2014 aveva fatto notizia l’annuncio di 800 nuovi pianeti.

Oggi Kepler (e la NASA) superano se stessi buttando sul piatto della bilancia quasi 1300 nuovi candidati pianeti che sono stati validati con metodi statistici.

Già, perché, prima di questa incredibile inflazione planetaria, ogni nuovo candidato trovato dalla missione Kepler doveva essere osservato da Terra per essere confermato. Ma le osservazioni individuali richiedono tempo e il diluvio di nuovi candidati ha superato le capacità dei telescopi. Così il 2016 passerà alla storia come l’anno più ricco di nuovi candidati esopianeti, e siamo solo a maggio!

Per stanare un così gran numero di pianeti, Kepler usa il metodo dei transiti.

Kepler guarda, anzi, guardava, per mesi, sempre le stesse stelle, aspettando che qualcuna avesse un piccolo sussulto, una piccola diminuzione di luminosità dovuto al transito di un pianeta.

Se avete avuto modo di guardare il transito di Mercurio lunedì scorso, capirete subito che non si tratta di misure facili, sono effetti piccoli e ci vuole una missione nello spazio per non farsi fregare dalle turbolenze della nostra atmosfera. Il successo è stato superiore a tutte le aspettative e Kepler è diventato la sorgente primaria di informazione sulla variegata famiglia degli esopianeti.

Kepler da solo ha scoperto ¾ dei quasi 3300 pianeti noti oggi e ha cambiato le regole del gioco.

Grazie a Kepler abbiamo imparato moltissimo sui sistemi planetari extrasolari. Soprattutto, abbiamo anche scoperto che ogni stella ha almeno un pianeta (possibilmente più di uno) e questo ha fatto lievitare l’interesse per la ricerca di pianeti potenzialmente abitabili. Sono quelli simili alla terra che orbitano nella zona di abitabilità della loro stella, cioè ad una distanza tale che l’acqua possa essere liquida in superficie.

Fra i nuovi pianeti 550 somigliano alla Terra

Nella nuova infornata di pianeti Kepler ce ne sono 550 di dimensioni non troppo diverse dalla Terra. Non possiamo essere sicuri che siano rocciosi (sappiamo solo le dimensioni e non la massa) ma sappiamo che i pianeti gassosi tendono ad essere parecchio più grandi della nostra Terra. Kepler trova molte superTerre, un tipo di pianeti che non ci sono nel sistema solare, ma non possiamo certo pretendere di avere il monopolio universale dei pianeti. Anzi, guardando il grafico sopra si vede che i pianeti di dimensioni comprese tra Terra e Nettuno sono la maggioranza dei pianeti extrasolari.

21 pianeti sono potenzialmente abitabili

Nove (9) di queste superTerre sono nella fascia abitabile delle loro stelline e questo fa balzare a 21 il numero dei pianeti da tenere sotto osservazione perché hanno i parametri giusti e potrebbero essere potenzialmente abitabili, cioè e potrebbero ospitare qualche forma di vita. Attenzione che abitabile non significa abitato e non dimentichiamo mai che sulla Terra la grandissima parte delle forme di vita sono batteri.

In questo albero della vita noi siamo alla punta degli Eucarioti (in basso a destra), quasi tutto il resto è appannaggio dei batteri.

È quindi probabile che la vita extrasolare, se esiste, sia formata da qualche tipo di batteri. Tuttavia, con il lievitare del numero dei pianeti, specialmente di quelli promettenti, diventano sempre più numerosi i sostenitori della “inevitabilità” dello sviluppo di qualche forma di vita in uno (o in molti) dei pianeti che orbitano altre stelle. I numeri sono impressionanti. La nostra galassia ospita qualche centinaio di miliardi di stelle, ognuna delle quali ha uno o più pianeti. Se anche solo una frazione dei pianeti è abitabile…

… ecco che lo sviluppo di una qualche forma di vita diventa una circostanza inevitabile.

Ecco perché il miliardario russo Yuri Milner dona 100 milioni di dollari per rilanciare il programma SETI alla ricerca di intelligenze extraterrestri. Il sogno di comunicare con ET ha sempre un grandissimo fascino.

PATRIZIA CARAVEO

Originariamente pubblicato su chefuturo.it
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