Agli inizi della rete italiana ero la più giovane (e quella che ci capiva di meno)

innovaizone

Mi si chiede di parlare di storia, ancora, e non nego che, per quanto il “come” abbiamo (mi ci metto anch’io ma ero la più giovane allora) costruito le basi che fanno funzionare Internet oggi in Italia rappresenti lo zoccolo duro di ciò che noi oggi siamo e di come oggi lavoriamo ed ancora cerchiamo di dare a questa meraviglia, l’idea un po’ mi annoia. E se annoia me, che ne ho fatto parte, figuriamoci chi mi legge.

E così non parlerò del “come”, ma sono andata a ricercare vecchie vecchissime carte (ahimè in parte ancora troppo attuali), e mi sono ritornati alla mente aneddoti e persone: ecco che forse un sorriso lo strapperanno a qualcuno.

Cineca, Cilea, Garr, già queste sigle fanno venire il mal di testa a chi non le conosce

In realtà stavo cercando in particolare degli appunti della prima riunione di quella che allora si chiamava ancora GARR-PE (che poi evolse in ITA-PE, più professionale!) a cui partecipai.

Mi erano ricapitati sotto mano prima del mio ultimo trasloco ma manco a dirlo non li ho trovati.Poteva essere il 1989/1990, GARR aveva organizzato vari gruppi di lavoro per mettere in piedi qualche standard procedurale/organizzativo a supporto della velocissima Internet del periodo (2 Mbps di transito internazionale erano quasi un sogno).

Neolaureata e da poco al CILEA, consorzio di calcolo universitario (oggi si chiama Cineca, il “cugino ricco” come lo chiamavano noi), fui spedita a Roma da Andrea Mattasoglio, una delle menti più preparate e competenti con cui ho avuto la fortuna di lavorare agli inizi del mio percorso. Mi disse – in modo estremamente conciso e senza particolari come era suo uso – che c’era una riunione (non meglio definita), tema “posta elettronica” (ci avevo fatto la tesi sull’argomento, per cui non c’erano problemi no?), e di portare la posizione del CILEA …“Quale?” domandai io; “Dipende da ciò che dicono” mi rispose.

Mi disse che il luogo era facilmente raggiungibile a piedi dalla stazione Termini “un quarto d’ora al massimo… esci da lì .. giri di là … vai dritto … sali in aula conferenze” Gli credo. La riunione era alle 10, arrivo a Termini alle 9.30 (svegliandomi all’alba), e mi incammino (ps: a Roma c’ero stata in gita scolastica anni prima). Tempo impiegato oltre un’ora. Sudata e trafelata salgo le scale apro varie porte finché trovo quella giusta. Trattandosi di un’aula conferenze mi immaginavo un bel po’ di persone sedute tipo aula magna, mi sarei infilata (e defilata) in qualche fila in fondo.

Apro di corsa (ero in ritardo dopotutto) e mi trovo in una saletta, tavolo riunione e circa una quindicina di persone (Blasco Bonito, Joy Marino, Daniele Vannozzi, Claudio Allocchio, Laura Abba, Stefano Trumpy ed altri … tutti che chiaramente sapevano il fatto loro!).

Silenzio al mio ingresso e una trentina di occhi che mi guardano senza sorridere. “Buongiorno, sono del CILEA … “ e presa dal terrore che si aspettassero da me qualche input intelligente aggiungo “… ma sono qui solo come auditrice” (ecco, penso, così me la cavo!). Blasco (che non avevo idea di chi fosse ovviamente), col suo fare di allora molto poco malleabile (ps: diventò poi con gli altri un caro amico, e lo è ancora oggi) fece un cenno del capo e mi disse “vabbè … siediti lì”.

Il piatto forte erano le regole dei nomi di Internet

Presi appunti senza capire quasi nulla (esisteva un pregresso che io ignoravo, il tema – Regole di naming – per me era pressoché sconosciuto, non conoscevo nessuno, erano tutti più grandi e competenti di me).

Ne venne fuori quell’insieme di appunti che non trovo (peccato!) ma in cui ricordo chiaramente di aver indicato ognuno dei presenti con una descrizione: Blasco era “quello antipatico”, Joy “il ricciolino magro”, Laura “quella con tanta energia” ecc. Andrea quando gli lessi gli appunti riconobbe nelle mie descrizioni esattamente ognuno di loro (beh, almeno quello era un compito portato a termine).

Comunque uscii da quella riunione con il “banale” compito (assegnato a me … classico lavoraccio al neo-arrivato!) di scrivere la prima bozza delle Regole.

Passai i successivi 15 giorni a studiare e leggere di ogni per capire cosa avrei dovuto fare e quando finalmente arrivai fiera alla successiva riunione con la mia bozza Blasco esordì con un secco “non va bene” , Laura un po’ più morbida con un “sì insomma … un lavorone … da rivedere tutta ma è una base”, Daniele si impietosì, Claudio mediò e Joy (con cui vanto oggi una splendida collaborazione ultradecennale) mi guardò sottecchi.

È stato l’inizio, il mio inizio, di un’avventura che col tempo assieme a questi mitici (e molti altri poi) attivisti della rete è diventata il mio mestiere. Non c’è spazio per raccontare tutto quanto mi sta tornando alla mente. Lascio queste due immagini, appunti di una riunione del gruppo Uninfo/X.500, di cui ricordo incredibili risate con Edoardo Calia, Claudio Allocchio, Sergio Galliano, Bob Borri

La cosa buona di quel passato? Che ho molti amici e mi diverto ancora.

VALERIA ROSSI

#30anni ; Se sei un pioniere di Internet, un early adopter, un programmatore e hai una storia unica da raccontare in occasione del trentennale di Internet in Italia, puoi farlo con noi di Chefuturo!

Leggi tutti gli articoli sui #30anni di Internet in Italia

  1. Ecco chi erano i visionari del Garr che hanno messo l’Italia in rete
  2. Vinta la guerra dei protocolli creammo il primo backbone europeo a dispetto dei monopoli
  3. Agli inizi di Internet eravamo dei giramondo convinti di fare qualcosa d’importante
  4. Costi, approvazioni, problemi tecnici, come siamo arrivati a usare Internet in Italia
  5. Ecco tre donne pioniere di Internet in Italia (ma sono di più)
  6. Senso di comunità e codice che funziona: Arpanet era la rete giusta per noi, maker della ricerca
  7. Alla fine degli anni 70, capimmo per primi che dovevamo collegarci alla rete che si stava affermando negli USA
  8. “Login, il giorno in cui l’Italia scoprì Internet”: cerchiamo le vostre storie di pionieri

Leggi gli articoli sulla nascita, la storia e l’attualità di Internet

  1. Internet non è nata come progetto militare, mettetevelo in testa
  2. Perché abbiamo bisogno di una rete stabile ed aperta per produrre innovazione
  3. Prima di spegnere Internet contate fino a dieci
Originariamente pubblicato su chefuturo.it
0 Commenti
Inline Feedbacks
View all comments

What do you think?

Scritto da chef

innovaizone

Hendrik Lorentz, ecco chi è il Babbo Natale della fisica. Spiegato con l’effetto Doppler

lifestyle

«Maker per caso: ecco Falcon, un progetto di videosorveglianza »